Hitchcock – A Love Story, di Leonardo Ferrari Carissimi

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Il teatro è pieno, freme e applaude. Gli spettatori sono accorsi in massa al Teatro dell’Orologio di Roma, attirati dal richiamo ipnotico del maestro del brivido e da una possibile declinazione in rosa delle sue opere nere. Dalla prima di ottobre alle repliche straordinarie di febbraio, Roma attende trepidante l’ultima messa in scena di una delle commedie più brillanti della stagione. Il sipario si apre sul camerino di un teatro, buio come i pensieri degli attori, pronti a entrare in scena per un provino per uno spettacolo teatrale dedicato alla filmografia del maestro del brivido, Alfred Hitchcock: il sogno di una vita per qualsiasi attore e cinefilo che si rispetti.

Lui, Andrea, si pavoneggia in una nuvola di profumo per esorcizzare il terrore di confrontarsi con i grandi attori del passato, ma in fondo al cuore sa bene di essere il migliore attore sulla piazza contemporanea e di sicuro più affascinante di Cary Grant, James Stewart e Anthony Perkins messi insieme. Lei, Lisa, è impeccabile nel suo costume anni ’50, sa di essere bella da far paura come Grace Kelly, ma teme che a far rabbrividire sia soltanto la sua recitazione. È il loro turno. Lui è teso come una corda di violino, lei sa giù che passerà il provino nonostante il suo scarso talento.

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Qui inizia la loro love story o per meglio dire il dramma umano di due attori sull’orlo di una crisi di nervi, che non sanno più cosa inventarsi per rispondere alle esigenze di un teatro contemporaneo che si impone la povertà degli arredi scenici per far spazio all’energia, all’interazione con gli spettatori e all’abbattimento della finzione in favore della verisimiglianza. La decostruzione del teatro classico è diventata la nuova costruzione, il nuovo copione da seguire per rientrare nei gusti di un pubblico sempre in cerca di nuovi linguaggi espressivi, e di una critica annoiata, che esalta la sperimentazione e stronca senza pietà la leggerezza. Lisa e Andrea sono due piccoli ingranaggi di questo meccanismo perverso, costretti ad adattarsi al gusto predominante per sopravvivere, ma intimamente nostalgici di un’epoca scomparsa, elegante e perfetta nella sua compostezza.

La cinematografia Hitchcokiana è il loro paradiso perduto ed è proprio nelle trame dei film più famosi, come Caccia al ladro, Intrigo internazionale, Vertigo, Il Delitto Perfetto, Psycho, La finestra sul cortile e Gli uccelli, che si intesse la loro storia d’amore sfilacciata e il loro male di vivere il teatro contemporaneo. Alternando sul palco la storia privata di Lisa e Andrea, interpretati magnificamente da Anna Favella e Luca Mannocci, e quella dei personaggi hitchcockiani in un intrigo intelligente e ben calibrato tra dramma e comicità, Leonardo Ferrari Carissimi sviluppa un’azione scenica divertente ma profondamente critica verso il panorama teatrale contemporaneo, incancrenito in un’innovazione forzata e sminuito da una critica tracotante che svilisce i gusti del pubblico, attribuendo il successo di uno spettacolo all’inconsapevolezza degli spettatori. Oggi però il teatro è pieno, freme e applaude a ragione uno spettacolo brillante, pungente e divertente come non mai. Forse per una volta il pubblico ha ragione.

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