Suffragette, di Sarah Gravron

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“Fortunati sono quegli uomini e quelle donne che nascono in un’epoca in cui è in corso una grande battaglia per la libertà umana”. Con queste parole Emmeline Pankhurst, la fondatrice del movimento delle suffragette, apre il suo racconto appassionato della lotta femminista che nei primi anni del Novecento infiammava le strade di Londra in nome della parità dei diritti. Un secolo dopo la storia dell’epica battaglia delle suffragette inglesi, culminata nel 1928 con l’estensione del diritto di voto alle donne, Sarah Gravron porta sul grande schermo una storia mai raccontata, dispersa tra le pagine dei libri di storia, per ricordare che la battaglia per la parità dei diritti delle donne non si è mai spenta e che, nonostante siano stati fatti enormi passi avanti, la strada da percorrere per la completa uguaglianza tra i sessi è ancora lunga.

La protagonista di questa storia però non è Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), che compare per pochi minuti sulla scena, ma Maud (Carey Mulligan), una donna come tante, vessata e abusata in una lavanderia industriale per poche sterline alla settimana, un’operaia e una rivoluzionaria che abbraccia la battaglia delle suffragette per difendere la sua dignità di donna, di madre e e di lavoratrice e finisce per diventare la punta di diamante del movimento. Al suo fianco la collega Violet (Anne-Marie duff) e la farmacista locale Edith (Helena Bonham Carter), che con la complicità del marito nel retrobottega del suo negozio ha allestito la base segreta delle suffragette. Ma non tutti gli uomini appoggiano il movimento, al contrario la maggior parte lo osteggiano, perché ad ogni atto di ribellione sentono traballare sempre di più la posizione di potere su cui si sono adagiati per secoli. Il marito di Maud è uno di loro, un piccolo lavoratore perfettamente inserito nella gerarchia sociale, che disdegna la ribellione e prova una tale vergogna per le imprese bellicose della moglie che la allontana su due piedi dalla loro casa e le impedisce di vedere il suo bambino. Rimasta senza un lavoro e completamente sola al mondo, come molte delle donne impegnate nel movimento, Maud decide di dedicarsi anima e corpo alla battaglia suffragista e di mettere la sua vita nelle mani delle sue sorelle combattenti, nella speranza che il suo sacrificio possa servire a cambiare la storia delle donne di tutto il mondo.

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La storia delle suffragette è macchiata dal sacrificio, dalla sofferenza e dalla violenza fisica e psicologica che le rappresentanti del movimento hanno subito per mano di un governo spietato, disposto anche a picchiare e torturare ferocemente delle donne pur di soffocare il loro grido di ribellione. Eppure questo vergognoso capitolo della storia inglese è stato sempre taciuto. La coraggiosa regista Sarah Gravron rompe il silenzio con il suo straordinario film e apre le porte delle industrie, dei sobborghi, e persino del Parlamento per raccontare la storia delle sue sorelle combattenti, di tutte quelle donne che hanno dato la vita per l’indipendenza. Ricostruendo meticolosamente in ogni dettaglio la Londra del 1912, la Gavron riporta la donna moderna indietro nel tempo e le fa respirare l’umidità soffocante delle lavanderie, il sapore ferroso del sangue e il fumo degli spari, e denuncia senza remore la violenza a cui semplici operaie come Maud erano esposte ogni giorno della loro vita.

Non è un caso che a narrare questa storia sia un cast quasi tutto al femminile, che vanta tra le sue interpreti più brillanti Carey Mulligan, perfetta per la parte di Maud e capace di far trasparire dal suo volto pulito tutte le contraddizioni psicologiche di questo personaggio, dalla passione violenta ai sentimenti più teneri, e la portentosa Helena Bonham Carter, curiosamente legata da sempre alle suffragette per via della sua parentela con il Primo Ministro inglese che più le aveva osteggiate. Ad impersonare la fondatrice del movimento è invece e Meryl Streep, un’icona del cinema che interpreta un’icona del femminismo, un’attivista coraggiosa e un esempio per tutte le donne. Ed è grazie a donne come lei e come Sarah Gavron che storie come queste possono arrivare sul grande schermo per invitare le nuove generazioni a riscoprire il passato per comprendere meglio il presente, e a non arrendersi mai di fronte alle ingiustizie, anche se combattere non è mai la scelta più semplice.

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