Colin Trevorrow

Jurassic World, di Colin Trevorrow

Il re è vivo, e più affamato che mai. Le armi degli umani e le recinzioni elettrificate non sono bastate a contenere la sua fame incontenibile di sangue, e il desiderio di cacciare oltre i confini in cui è stato limitato, oltre l’arena, oltre l’isola. Sono passati vent’anni da quando il sogno malato di John Hammond di riportare in vita i dinosauri in un parco divertimenti e trasformarli in fenomeni da baraccone per il diletto dei visitatori si è schiantato contro le scogliere di Isla Nublar, ma la vita lì non si è mai estinta, al contrario è rifiorita. Gli animali si sono riprodotti, organizzati in branchi, superando i calcoli scientifici con il puro istinto di sopravvivenza, ma allo stesso tempo gli umani hanno alimentato la loro insana ambizione di sostituirsi a Dio con i progressi della scienza, e hanno colonizzato ancora una volta l’isola dei dinosauri.


Giocando a intrecciare il DNA di specie diverse gli scienziati, ingaggiati nel nuovo folle progetto messo in piedi dai discendenti di Hammond, hanno creato l’Indominus Rex, una creatura che unisce la forza del T-Rex, il mimetismo dei rettili, e l’intelligenza graffiante dei Velociraptor. Un mostro che non conosce rivali in natura e non si può abbattere in alcun modo. Questa è l’attrazione di punta del parco di divertimenti sorto al largo della Costarica sulle ceneri di Jurassic Park: il mastodontico Jurassic World, che attira frotte di visitatori da tutto il mondo, promettendo loro di confondersi tra i branchi di erbivori in corsa e di assistere alle macabre uccisioni di squali e caprette, fatte a pezzi da predatori sotto gli occhi dei bambini, per il solo piacere di ostentare la forza degli animali che sono sopravvissuti alle ere geologiche per rinascere nel presente. Ma la tragedia è annunciata e, nonostante gli sforzi fatti dall’affascinante direttrice della struttura di mantenere il controllo assoluto sui dinosauri, la natura torna a ruggire più feroce che mai e afferma il suo diritto all’indipendenza sulle gabbie in cui la scienza vuole rinchiuderla.

velociraptor

Jurassic World scava nell’archeologia di Jurassic Park e riparte dal DNA della trilogia per costruire una pellicola moderna, vibrante e più che mai viva, grazie al potente impatto che la computer grafica ha su ogni scena. I dinosauri sono sinuosi, palpabili, corrono al ritmo del presente, ma mantengono intatta la patina dell’antica avventura che li ha visti protagonisti. Colin Trevorrow non smette neanche per un istante di guardarsi indietro, facendo tremare Isla Nublar sotto il passo pesante dei vecchi e dei nuovi mostri, così come aveva fatto un tempo, richiamando alla memoria i sussulti di chi ha assistito alla nascita di Jurassic Park e ha aspettato due decenni per vederlo risorgere.

Il richiamo al passato è il cuore pulsante di Jurassic World, la fonte d’ispirazione per una straordinaria avventura in 3D, in cui l’isola è la rappresentazione più efficace di un mondo dominato dalla tecnologia, che brama il controllo assoluto su tutti i suoi abitanti, ma che nonostante tutto non è ancora riuscito a spegnere l’istinto, le emozioni più violente, e la vita che scalpita sempre più forte nei recinti imposti dalla società per essere liberata e azzannare al collo i suoi carnefici.