Massimo Bonfatti

I Girovaghi, di Massimo Bonfatti

Una grottesca famiglia di nomadi che transita da una vignetta all’altra a bordo di un precario baraccone di legno, i cui componenti  urlano, sbraitano, giocano e non perdono occasione di sfoderare un’insolità autenticità e un umorismo esilarante. Palcoscenio dei loro pellegrinaggi: il mondo intero. Eccoli I Girovaghi, politicamente scorretti e irritanti, sono i protagonisti di una serie di incredibili vignette firmate dal caro vecchio (si fa per dire!) Bonfa.

In un certo senso questi personaggi sono l’emblema dell’instabile, dell’errabondo – come suggerisce il titolo stesso – tuttavia le loro avventure hanno trovato una sistemazione definitiva, oltre che elegante, nel nuovo volume edito da Saldapress, per la collana Maèstro: 104 pagine che raccolgono le strisce realizzate nel corso degli anni dall’autore modenese Massimo Bonfatti, oltre a una serie di bellissimi materiali extra a colori che raccontano le origini e l’evoluzione di questo micromondo a fumetti.

Si parlava di instabilità. Sì, perchè le vicissitudini editoriali che hanno accompagnato le varie pubblicazioni e incursioni de I Girovaghi ce le racconta l’autore stesso in una delle postfazioni che arrichiscono questa raccolta: ripresi e abbandonati più volte durante la sua carriera, queste strip furono pubblicate alla fine degli anni 80 sulle pagine di Lupo Alberto per volerere di  Silver il quale scrive una prefazione al volume che suona come una vera e propria dichiarazione d’amore per il progetto del collega.

La provvisorietà è dunque la cifra stilistica di questa serie a fumetti, una caratteristica tutt’altro che rigettata ma piuttosto consapevolmente adottata per esprimere quel sentimento verace che solo un certo tipo di fumetto d’autore sa restituire al lettore. Che siano vignette autoconclusive, strip da tre vignette, tavole singole o mini-racconti di 4 pagine, I Girovaghi non perdono la loro verve mordace e non smentiscono mai la loro vocazione libertina. L’autore evidentemente non ha potuto fare a meno di adattare il formato all’esigenza narrativa, o più semplicemente ha voluto assecondare il bisogno di libertà dei suoi personaggi, non legandoli mai a una gabbia fumettistica ben precisa.

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I Girovaghi sono una variopinta rappresentazione a fumetti di ciò che è in continuo movimento e come tale non appartiene a nessun luogo, a nessuna idea dominante e può permettersi di guardare la realtà con disicanto o dissacrante cinismo. E lo fa senza peli sulla ligua! Piene di ritmo e di ironia queste vignette restituiscono l’immediatezza della voce di Nando, di sua moglie Gina, della loro irrefrenabile prole e del balbettante Arturo, il gigante buono che fa da “carburante umano” alla casa mobile.

Evoluzione grafica di un esperimento giovanile di Bonfa, questa famiglia ha fatto irruzione nel mondo dei balloon con il nome di “Circo Bodoni” (che il volume della Saldapress ha il merito di restituire al lettore in tutta la loro bellezza di versione prototipale). Pur con delle importanti differenze rispetto alla prima versione, i personaggi hanno conservato le fattezze grottesche che li caratterizza in maniera superlativa. Le loro sembianze strampalate in qualche modo chiudono il cerchio di una tradizione caricaturale circense che risale addirittura al medioevo.

Va tenuto presente però che esiste caricatura e caricatura. Esiste la caricatura che “va di moda”, è fine a se stessa, è pure esercizio stilistico. Esiste poi il grottesco che investe tanto la veste grafica del fumetto quanto il tono narrativo dello stesso e sceglie l’esagerazione per dire qualcosa di più.

È  il caso del naso di Nando, patriarca di questa insolita famiglia, il cui naso bitorzoluto non è semplice scelta di stile ma, come notano i due figli minori, riporta tutta la biografia del personaggio scritta sopra. L’esteriorità dei personaggi ha un senso ben preciso, segue gli stereotipi e li sa valorizzare.

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Esiste anche umiltà e umiltà: c’è l’umiltà che è sciatteria, è furbizia, è marketing e finta modestia. E poi c’è l’umile serenità di chi ha qualcosa di valore da dire e non ha bisogno di dimostrare nulla, la grandezza di quello che ha da raccontare si manifesta da sè.  E Bonfa, con la sua militanza esclusiva nella scuola modenese di Silver e Bonvi, lo sa bene.

È quest’ultima la “burlesca disapprovazione” con cui i Girovaghi attraversano il mondo (e il mondo dei fumetti) e risolvono in un modo assolutamente originale e irripetibile lo scontro tra illusione e realtà: la libertà assoluta diventa una fuga continua dalla legalità, la citazione disneyana viene ribaltata e adattata alla vita di nullatenenti, la visualizzazione grafica delle note di uno zingaro che suona diventano cibo per uccellini. Non c’è schermo tra ciò che è sublime e dignitoso e ciò che invece l’ironia può distorcere.

C’è come una sorta di Impertinenza in queste vignette. Quando tutto fa pensare a una situazione seria, quasi poetica, Bonfa trova l’espediente: un dettaglio, una battuta, una stonatura rispetto al normale andamento della vita come siamo abituati a considerarla e il lettore si ritrova spiazzato di fronte a un’ironia benevola e discreta che va accettata e goduta a cuore e mente aperti.

Non è tutto qui: per il linguaggio umoristico nulla è superfluo, dunque nelle vignette di Girovaghi nulla è inutile, tutto fa riflettere sul personaggio, sulla sua mentalità. Così il nome di Gina, moglie e madre ideale, deriva dall’abbreviazione di Re-gina, cela dunque il valore del pezzo chiave della scacchiera, quello che in fin dei conti si fa davvero il mazzo per tutti gli altri! E ancora i peti musicali Arturo che mostrano tutto il candore disarmante del personaggio o Paprika, la figlia minore, indifferente ai rimproveri della madre grazie a strati di sporcizia nelle orecchie.

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Tutto questo dimostra la gioia creativa dell’autore, il godimento che c’è dietro la caratterizzazione dei protagonisti, come emerge anche dagli sketch riportati a fine volume. Uno di essi addirittura è dichiaratamente una figura autobiografica (correte a scoprire di quale personaggio si tratta!).

Il tono narrativo comico e la bassezza di questi personaggi, che tuttavia reclamano la propria dignità anche con la forza se serve (Nando è sempre pronto a passare alle mani!), rappresentano un baluardo, una estrema difesa per ricordare a chi legge che non vale mai la pena prendersi troppo sul serio. Che in un mondo variopinto in cui si considera il diverso è possibile astenersi dall’esprimere un giudizio, perché siamo tutti sotto lo stesso cielo di cartapesta. I Girovaghi lo sanno e provano a condividere questa consapevolezza con noi lettori.

In un’epoca in cui la ricerca di stabilità è un imperativo categorico, il carrozzone dei Girovaghi di Bonfa rovescia ogni prospettiva e trascina il lettore in un’ironia troppo spesso dimenticata: quella che sa essere elegante e intelligente.

DATI TECNICI

I girovaghi
di Massimo Bonfatti
Editore: SaldaPress
Collana: Maèstro
Anno edizione: 2016
Pagine: 104 p., ill., Rilegato