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Cartes de visite. Materia sensibile: Incontro con l’artista Pablo Mesa Capella

 

Cartes de visite. Materia sensibile è un racconto per immagini. Le fotografie raccolte nei mercatini di tutta Europa afferrano istanti perduti del passato e li restituiscono al presente, fondendosi con le immagini e con i racconti catturati nel coloratissimo quartiere di San Lorenzo. Sfidando il tempo e l’usura, la memoria di questi scatti si fissa alle pareti come un mosaico di mattonelle evanescenti, che urlano a gran voce contro la dimenticanza e fanno da scenografia al teatro del mondo.


Le Cartes de visite sono definite materia sensibile. Si tratta di una connotazione oggettiva?

Le fotografie sono la materia sensibile per eccellenza perché sono soggette al passare del tempo, agli agenti atmosferici, che poco a poco incidono sull’immagine e la fanno disciogliere fino a scomparire. A volte non rimane che un’ombra, ma non è tutto. La fotografia è materia sensibile anche perché è sempre legata ad un istante particolare, ad una storia. In passato la funzione della fotografia era quella di fissare nel tempo i momenti fondamentali della vita, come la nascita o il matrimonio. Quindi è una materia sensibile non solo per la sua materia intrinseca, ma perché è l’oggetto in cui gli uomini prediligono depositare le proprie emozioni.

Queste foto sono state raccolte in tutto il mondo. Qual è la loro storia?

Ho viaggiato molto e da ogni luogo che ho toccato ho portato via un pezzo di memoria e una certa quantità di foto. Le colleziono da quando ero bambino e mi hanno accompagnato in tutto il mio percorso di vita. In particolare le foto che espongo risalgono a fine Ottocento e inizio Novecento, al momento storico in cui è nata la fotografia, e in cui rappresentava un attimo prezioso da inscrivere nella memoria, visto che per i costi e la difficoltà di realizzazione, era un lusso che ci si poteva permettere poche volte nella vita. Le cartes de visite avevano principalmente un uso privato e venivano custodite all’interno delle abitazioni, e l’intento di questa esposizione è proprio quello di riportarle alla luce e alla vita, inscrivendo la memoria privata nella memoria collettiva.

Passato e presente si incontrano a Roma nel quartiere di San Lorenzo. A cosa è dovuta la scelta di questo luogo?

San Lorenzo è un quartiere ricchissimo di spunti e accoglie un mosaico variegato di personaggi, dagli anziani, agli immigrati, agli studenti, fino ai comuni lavoratori. Ognuno di loro è stato testimone di una fase storica di questo quartiere e le immagini che li ritraggono, associate ai racconti in prima persona, le attraversano tutte. Il vissuto privato dell’individuo incontra il vissuto del quartiere, e la memoria personale diventa memoria collettiva. Così dal passato consumato delle cartes de visite il percorso della mostra conduce verso il presente delle fotografie-manifesto, materia comunicativa privilegiata a San Lorenzo, che tracciano un percorso tra le strade del quartiere e le storie dei suoi abitanti. Dal banco del pescivendolo al bar dietro l’angolo, le immagini si associano ai racconti in prima persona dei loro protagonisti e sono collocate nel luogo esatto in cui possiamo incontrarli ogni giorno.

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Il racconto associato alle immagini nasce dall’esperienza teatrale e cinematografica?

L’esposizione di fotografie associate a un racconto può essere paragonata alla messa in scena di una storia, di un vissuto, e i protagonisti di queste immagini sono evidentemente i protagonisti di questa messa in scena. Siamo abituati ad associare i suoni alle immagini in movimento, ma in questo caso le immagini sono statiche, congelate in un preciso momento storico, e spetta fonderle con i suoni mentre il corpo fisico le attraversa. La possibilità di camminare attraverso il quartiere di San Lorenzo, di vedere e rivedere queste immagini, di guardarle e di ascoltarle, trasforma l’esposizione in un’esperienza a 360 gradi per lo spettatore. Tutti i sensi concorrono per dipingere il ritratto di questi personaggi, ricostruire le loro storie e collocarle nel quartiere in cui hanno preso vita. Da un incontro fortunato, all’amore di una vita, a un lutto, a un’esperienza goliardica, le immagini diventano le piastrelle del quartiere, la scenografia di uno spettacolo teatrale itinerante, di cui rimarrà traccia sui muri di San Lorenzo anche dopo la fine della mostra.

Il progetto Cartes de visite è stato presentato per la prima volta a Maranola nel 2012 e ora giunge a Roma. Ci saranno altre esposizioni in altre città europee?

Dopo aver lasciato Málaga, la città in cui sono nato, ho attraversato da solo tutta l’Europa, fino a che per motivi di studio non mi sono fermato in Italia e qui il mio progetto ha preso corpo. Maranola e i suoi abitanti mi hanno incantato e accolto con grande tenerezza, tanto da aprirmi il privato delle loro case e concedermi le loro foto e i loro racconti più intimi. Lo stesso è accaduto nel quartiere di San Lorenzo, in cui ho creato poco a poco un rapporto di grande fiducia con gli abitanti. Il viaggio, l’incontro con persone sempre diverse e la raccolta instancabile di materiale sono la linfa del progetto Cartes de visite, che documenta il passato e il presente dei luoghi e dei momenti storici che attraversa. Per questo spero di ripetere l’esperienza in altre città europee, traendo continua ispirazione dai personaggi che popolano il teatro del mondo.

L’esposizione si è tenuta presso il Cortile Fondazione Pastificio Cerere nel cuore di San Lorenzo a Roma dal 19 giugno al 4 luglio 2013.