Il maestro della commedia del terrore spagnola, Álex de la Iglesia, dopo Las Brujas de Zugarramurdi torna con un nuovo film, El Bar, interamente ambientato in un bar di Madrid e presentato fuori concorso alla 67′ edizione della Berlinale. Il regista ha presentato il film con alcuni membri del cast, dalla bellissima Blanca Suárez, a Mario Casas, Secun de la Rosa e Jaime Ordóñez.
“La vita è un inferno – ha esordito Álex de la Iglesia – e pertanto il modo migliore per rappresentarla è la commedia del terrore. La mia visione del mondo è terrificante, per me è un enorme un labirinto da cui cercare una via d’uscita, ed è proprio questo che ho cercato di mostrare nel mio film. Siamo in un momento storico in cui emotivamente ci sentiamo intrappolati in una situazione senza via d’uscita, e per questo El bar potrebbe essere ambientato in qualunque città, perché appartiene a un mondo dell’immaginazione internazionale, in cui abbiamo la consapevolezza che qualcuno può decidere quando dovremo morire, e può accadere in qualunque momento. L’unica via d’uscita potrebbe essere la religione e per questo è molto presente nel film, incarnata da Jaime Ordóñez che interpreta Israel.
“Alex aveva un’idea molto precisa del film che voleva fare – ha detto Jaime Ordóñez – e il mio personaggio doveva essere colui che annunciava l’apocalisse incombente. E lui era l’unico a non avere paura, perché non aveva niente da perdere rispetto agli altri. Israel non è spaventato e come fa il classico pazzo dice sempre ciò che pensa, perché non teme il giudizio degli altri, che invece non fanno altro che fingere. “Nel film i personaggi si trovano in una situazione limite in cui devono sopravvivere – ha aggiunto Blanca Suárez Sopravvivenza e reazione in una situazione limite. Se ti confronti con la morte emergono i tuoi istinti più reconditi, si vede chi sei veramente e nel film non è mai dato sapersi se a sopravvivere alla fine sono i personaggi più buoni o semplicemente quelli più bravi a manipolare gli altri. Alla fine la morale del film è che siamo tutti peccatori e nessuno può salvarci”.
“I personaggi sono uno diverso dall’altro – ha affermato Secun de la Rosa – quasi archetipi, c’è chi vince, chi perde, chi è in grado di combattere e chi di manipolare le persone. E uno si chiede costantemente ci sopravviverà, se il più intelligente, il può buono, il più bravo a combattere, ma la cosa più interessante è che nel corso del film le relazioni tra i personaggi cambiano e gradualmente viene fuori il loro lato peggiore. Il mio personaggio ad esempio è un buono, ma alla fine si trasforma in una bestia.
E Mario Casas ha concluso: “Alex ci ha messi alla prova fisicamente e psicologicamente, siamo stati sul set sette settimane senza mai rilassarci, e un po’ come i personaggi del film abbiamo imparato a conoscerci e a superare i nostri limiti. El bar è stata una vera e propria scuola di sopravvivenza”.