Sono passati vent’anni da quando Danny Boyle ha portato per la prima volta sul grande schermo Trainspotting, film icona di una generazione allo sbando, senza certezze né speranze per il futuro, che si crogiolava nell’estasi delle droghe per sfuggire al dolore della realtà. Il film è stato tratto dall’omonimo romanzo di dello scrittore scozzese Irvine Welsh, così come T2: Trainspotting, che si ispira a Porno, la storia che vede gli stessi Renton, Sick Boy, Spud e Begbie di nuovo insieme ad anni di distanza. La squadra quasi al completo, capitanata dal maestro Danny Boyle e composta da Jonny Lee Millers e Ewen Bremner, si è riunita alla Berlinale 67, insieme alla giovanissima new entry Anjela Nedyalkova.
Ma come mai ci sono voluti tanti anni per realizzare un sequel del film? “In questi anni abbiamo pensato più volte ad un sequel, ha detto Boyle, ma aspettavamo una sceneggiatura che fosse all’altezza. Nel frattempo ci siamo tutti dedicati ad altri progetti, poi quando è arrivato il momento abbiamo ceduto alla nostalgia e abbiamo deciso di iniziare T2: Trainspotting. Ed è proprio la nostalgia la chiave di questo nuovo adattamento, che vuole richiamare alla memoria le scene del primo film, ma allo stesso tempo parlare del tempo che è passato e di quanto, nel bene o nel male siano cambiati sia i personaggi che il cinema stesso. “La nostalgia è molto potente e bisogna saperla controllare, ha sottolineato Boyle, inoltre non si può ignorare quanto sia cambiato il modo di fare film grazie alla tecnologia, che mi ha permesso di realizzare scene che nel 1996 non avrei potuto fare”.
“Siamo cambiati tutti – ha aggiunto Jonny Lee Miller – ma non ho mai lavorato con un regista come Danny Boyle e sono contento di essere tornato a lavorare con un gruppo così affiatato. Ed Ewen Bremner lo ha confermato: “Danny ha un’energia unica ed è in grado di trasmetterla a tutti quelli che lo circondano. Vent’anni fa aveva un’energia esplosiva e oggi non è cambiato niente. Inoltre Danny ha un modo di girare unico, molto veloce e anche molto economico perché impiega al massimo 6 shots in scene in cui altri registi ne userebbero 20”.
E come è stata l’esperienza sul set della nuova arrivata Anjela Nedyalkova? “Quando ho visto Trainspotting per la prima volta ero adolescente e sono rimasta molto impressionata da alcune scene, che per me erano troppo crude. Ma quando Danny mi ha proposto il ruolo di Veronika per il sequel del film è stato eccitate, ma anche molto stressante, perché non sapevo se sarei stata all’altezza del lavoro. Questa esperienza mi ha fatta crescere molto, sia a livello lavorativo che personale”.