Casualty. Dal dizionario inglese= vittima, incidente, infortunio. Una parola spesso associata alla guerra ma che ben si adatta anche al mondo dei supereroi ed a quello che presumibilmente accadrebbe sullo sfondo dei loro scontri. Presi dall’entusiasmo dell’azione e dall’eroismo del protagonista di turno, ci siamo inconsciamente e bonariamente un po’ tutti entusiasmati da bambini vedendo palazzi che crollano, voragini aperte nel terreno a suon di cazzotti ed automobili scaraventate per aria contro inscalfibili minacce, senza mai ingenuamente domandarci delle conseguenze che potrebbero avere simili combattimenti in un ipotetico mondo reale.
Una domanda tanto logica quanto distante per anni dalla mente dei lettori, vuoi per motivi socio-culturali, vuoi per il target di riferimento dei comics nella loro età d’oro, ma difatti il fumetto americano diventato “adulto” solo negli anni ’80 riesce a mettere davvero al centro dei riflettori la questione solamente nel 2006, dove prende di petto l’argomento con l’acclamata saga: Civil War in cui proponeva l’instaurazione di un atto di registrazione dei supereroi come rimedio agli incidenti collaterali.
Ma per una nuova generazione di appassionati, quella del cinematic-verse Marvel, molto più smaliziata e più bisognosa di “eventi”, ecco arrivare già col terzo capitolo dedicato a Capitan America il fatidico momento di confrontarsi sull’argomento. Stesso tematica curiosamente affrontata già dalla Distinta Concorrenza una manciata di mesi fa con il recente Batman Vs Superman, ma posta in maniera sensibilmente differente: laddove la questione veniva prepotentemente sbattuta in faccia allo spettatore e vista in termini di conflittualità tra uomo e potere alieno/divino, la Civil War Marvel sfrutta invece l’argomento ragionando sull’idea di registrare e regolamentare i superumani come fossero armi. Armi che possono essere l’armatura di Iron Man, Le ali di Falcon o lo scudo di Cap; del resto gli eroi Marvel del grande schermo sono perlopiù personaggi umani dotati di potenziamenti e non è di certo un caso che sia Hulk, il mostro, che Thor , il dio, non facciano parte di questa storia.
Ma è giusto considerare delle persone come armi? E cosa accadrebbe se loro non fossero d’accordo con i governi che volessero premere “il grilletto”? Da qua parte una guerra civile ideologica tra le due filosofie di pensiero, quello di Capitan America e quella di Iron Man, l’uno contrario all’atto di registrazione, l’altro favorevole in quanto inevitabile e minore dei mali.
Quello che però si apre come un interessante dibattito universale viene prevedibilmente indirizzato in questo nuovo capitolo cinematografico Marvel sui binari della questione personale sia tra i due team leader, sia nelle motivazioni del villain di turno, un Barone Zemo fortemente rivisto ed, un po’ come il Mandarino di Iron Man, ridimensionato rispetto alla controparte cartacea. Chiave di volta ancora una volta quel Winter Soldier che già aveva catalizzato l’attenzione nel precedente film dei Fratelli Russo.
La coppia di registi del resto prosegue nel solco spionistico del loro Capitan America imbastendo una solida trama che si svolge in maniera itinerante e che viene scandita da un alternanza di scene action e spostamenti geografici, stilosamente sottolineati da didascalie a tutto schermo, che ricordano più la struttura di un James Bond piuttosto che quella dei soliti superhero movie. Pregio migliore della pellicola è forse proprio in questa smarcatura dagli standard di un genere che al cinema ha fin’ora sempre dovuto forzosamente spiegare i propri eroi, trattando lo spettatore come se fosse “nuovo” a questo mondo, Civil War riesce invece a smarcarsi dai clichè di sceneggiatura e porta finalmente sullo schermo una storia come potrebbe essere quella di un qualunque albo Marvel aperto a caso in edicola, riuscendo anche nella non facile impresa di riuscire a dosare ed a gestire armonicamente un considerevole rooster di personaggi tra cui spicca anche l’ennesima nuova versione cinematografica di Spider Man.
Il lato action comunque non manca. Anzi, il fulcro di CW è proprio il combattimento campale che si svolge nella parte centrale del film tra le due fazioni di eroi. Qua però i Russo pur riuscendo nell’intento di intrattenere e tenere l’attenzione viva con un paio di twist tanto prevedibili quanto ben funzionanti nell’economia della battaglia, mettono in luce il limite maggiore che accomuna fin’ora un po’ tutto il progetto Avengers, quello di non riuscire a sfruttare il medium cinema.
Pur essendo fortunatamente lontani dal livello “baruffa tra cosplayer in un parcheggio ikea”, come ironicamente venivano definite in rete le prime immagini trapelate dai trailer, rimane evidente la mancanza di uno stile forte e l’incapacità di mettere in scena immagini capaci di rimanere impresse negli occhi dello spettatore, che anzi, viene sopraffatto da un ripetitivo grigio cemento. Ironico paradosso per una casa di produzione che di nome fa Marvel.