Festival di Roma 2014 – As the Gods Will, di Takashi Miike

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Depresso e apatico come molti suoi coetanei, Shun Takawata è uno studente al secondo anno di liceo, che si ritrova troppo spesso a pensare sul ciglio livido del terrazzo della scuola alla distruzione del mondo come risoluzione di tutti i suoi problemi, in attesa di una nuova creazione  e di una nuova vita. Un giorno al suo ritorno in classe trova una bambola Daruma che troneggia sulla cattedra accanto al suo insegnante decapitato, e i suoi pensieri più oscuri diventano improvvisamente reali. La bambola con gli occhi sgranati esplode e fa a pezzi l’intera scolaresca ad eccezione di una manciata di studenti. Un massacro senza precedenti. I muri della scuola imbrattati di sangue e segnano l’inizio spettacolare di un gioco crudele a cui tutti i sopravvissuti sono obbligati a partecipare per salvarsi la vita. L’obiettivo finale è lasciare vivo solo il prescelto dagli dei, lo studente più coraggioso e intelligente di tutti , colui che è pronto a sacrificarsi per gli altri, ma anche ad accettare il volere di un’entità superiore spietata, che schiaccia innumerevoli ragazzi innocenti uno dopo l’altro per il puro piacere sadico di vedere il topo sbranato dal gatto, dopo averlo visto contorcersi nelle trappole più ingegnose.

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I mostri sanguinari si mostrano sotto forma delle creature più innocue della tradizione giapponese, che capovolgono il loro potere positivo e ben augurante in una furia omicida inarrestabile, se non con la fine del gioco. Come la Daruma, che si trasforma in una bombola-bomba e il gatto Maneki-Neko, che dà un caloroso benvenuto a tutti i ragazzi che indossano un costume da topo, mangiandoli uno dopo l’altro fino a che non si addormenta con la pancia piena nel bel mezzo della palestra della scuola. Gli animali dall’aspetto mansueto si avvicendano ai giochi tradizionali, animati e riprodotti su scala gigantesca, in un’arena surreale in cui sono tutti contro tutti e si sfidano a colpi di intelletto. Indovinelli, trabocchetti e ostacoli inimmaginabili catapultano Shun Takawata e i suoi sventurati compagni in un gioco suicida a metà tra un mastodontico videogioco e uno splatter spietato in cui la morte si presenta sotto le vesti più fantasiose.
Takashi Miike sfida ancora una volta la razionalità, facendo entrare veri esseri umani tra le pagine di un manga folle, più crudele della fantasia più macabra, ma allo stesso tempo talmente irrealistico da scatenare una risata liberatoria alla vista di ogni nuova creatura che irrompe sulla scena. Ma è proprio la combinazione paradossale tra l’apparenza innocua di questi teneri giochi e la brutalità di cui sono capaci a rendere quest’opera unica nel suo genere e sorprendente in ogni fotogramma, come una matrioska che nasconde una sorpresa più macabra ogni volta che si schiude e mostra il suo nuovo volto.

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