Frantumi, di Giovanni Masi e Rita Petruccioli

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I giapponesi la chiamano kintsugi. È l’arte di valorizzare gli oggetti di ceramica che si sono incrinati o frantumati.
Esattamente come un recipiente di ceramica, anche Mattia, il protagonista di questa graphic novel edita da BAO Publishing, si incrina. L’insicurezza del suo rapporto con Sofia si amplifica per via di una precaria situazione di salute di lei.
Lo capiamo da uno scambio di messaggi dettati da quella tiepida diplomazia di chi cancella ciò che pensa veramente per paura di ferire (o di ferirsi) e affida ai balloon della chat solo quella parte di emozioni che non comportano alcun rischio. Entrambi gli attori di questo scambio di battute censura la propria autenticità e senza rendersene conto alimenta la propria disintegrazione emotiva.

In quel martellante “sta scrivendo…” lo sceneggiatore svela un’insicurezza comunicativa che si preoccupa di riformulare, amputare e trasformare frasi e pensieri. Con un semplice scambio di battute il lettore avverte la caparbia volontà di Mattia di tenere insieme le tesserine che compongono il mosaico della sua realtà. Ma basta il perdurare di un silenzio per distruggere tutto e mandare in frantumi la sua vita.
Il problema è che la sua vita non fa in frantumi in senso figurato.
Seduto in un bar di Termini, mentre aspetta l’amore della sua vita e le risposte che lei non può darle, il quadro che compone la realtà davanti ai suoi occhi semplicemente di squarcia in mille pezzi.

Tutto precipita in un mare denso, senza fondo, senza appigli e soprattutto senza senso logico. Mattia si risveglia su una spiaggia, come ogni naufrago che si rispetti.
Scopre un luogo onirico, in cui altri relitti umani aspettano di ritrovare quello che hanno smarrito. Senza sapere cosa hanno smarrito. La regola diffusa di questo posto-non posto è una sola: non si parla del problema in modo che il problema stesso non esista.
A ognuna di queste persone manca, sempre letteralmente, un pezzo e l’isola su cui tutti sono naufragati diventa uno spettrale cimitero di bambole rotte.
Sospeso in questo limbo tanto fisico quanto conoscitivo, Mattia non ricorda più  quello che stava aspettando quando il suo incubo è iniziato e si affanna a cercare di recuperare il pezzo mancante della sua memoria. Sua unica guida nel labirinto in cui si trova suo malgrado incastrato è Laila, una ragazza all’apparenza forte, sicura, ormai cinicamente abituata alla sua vita da naufraga. Ha smesso di affannarsi per risolvere la sua situazione e invita Mattia a fare altrettanto.

A metà strada tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Oralndo Furioso nel palazzo di Atlante, Mattia compie il suo atipico viaggio di formazione, e scopre che la realtà autolesionistica con cui si è imprigionato non ha confini, l’unico modo per “tornare a casa” è accettare l’insicurezza della sua situazione.
Un istante prima di disintegrare se stesso, Mattia riparte proprio da dove si è spiaggiato: dall’ultimo messaggio inviato dal cellulare, il suo ultimo disperato grido di aiuto lanciato all’amata. Quella stessa realtà temuta e fuggita dal protagonista si ricompone come le tessere di un puzzle quando lui sceglie di abbracciarla nonostante tutto.
Come per l’arte giapponese, la scelta di riassemblare con la pasta dorata i pezzi di una ceramica rotta genera nuova bellezza.

È una storia profondamente metaforica quella ideata da Giovanni Masi, universale nell’approccio al tema del dolore e della perdita. Mentre il tratto grafico, al tempo stesso lineare ed estremamente espressivo, segno distintivo di Rita Petruccioli, smorza l’estrema oniricità della narrazione. Diventa praticamente didascalica la definizione di graphic novel per un’opera come questa, in cui la sintesi di linee e colori diventa uno strumento capace di restituire anche le atmosfere narrative più intense e semanticamente stratificate.
Ne è un mirabile esempio la sequenza in cui i due protagonisti della vicenda, naufragando su un frammento di nave in quel paludoso mare di malessere senza confini, sentono salire dagli abissi le voci di quella categoria del genere umano che si sente in dovere di dare consigli.
Moderno Ulisse in mezzo alle sirene, Mattia resta schiacciato dal turbinio di voci e di volti che sovrastano ogni cosa.
La storia ideata da Masi è un frammento: è infatti volutamente breve, semplice nella sua linearità e al tempo stesso complessa per il sovrapporsi di strati di significato. Un racconto grafico sul dolore causato dalla perdita, sulla superficialità con cui ci si accosta alla sofferenza altrui e soprattutto sulla caparbietà di chi, non si arrende al dolore ma è costretto ad adattarsi alla situazione di cui è suo malgrado vittima.
Rita Petruccioli traduce questa matrioska metaforica con superfici di colori complementari, con linee nette, capaci di essere rigide quando raffigurano gli ambienti visivi del dolore e sinuose quando in primo piano deve emergere la fragilità umana di personaggi ed emozioni.
Non è certo un caso che le schegge di cui si scompone la realtà sono spigolose, dalle ombre spesse, quasi a sottolineare il peso anche di un solo frammento perso lungo la strada.

Forse l’unico difetto del fumetto sono i passaggi estremamente sospesi tra un momento di pathòs e il successivo momento di equilibrio narrativo. Le dissolvenze sono tutt’altro che sfumate e spesso sono costituite da pagine vuote, riempite solo di colore. Effetto senza dubbio perseguito dagli autori e giustificato dalla necessità di rendere visivamente l’insondabilità del dolore, del vuoto e dell’assenza. Le pagine senza vignette sono quasi delle “epifanie grafiche” in cui il silenzio e il nulla regnano con una evidenza così netta, da non potersi esprimere in nessun modo.

Frantumi è un fumetto raffinato, simbolico nella narrazione ma assolutamente “reale”: come nei racconti ancestrali, le situazioni più surreali sono affrontate nel modo più realistico possibile da un narratore che imprigiona il suo personaggio in un mondo illogico e lo lascia lì, senza ancore di salvezza. È la perfetta resa narrativa del dolore: irrazionale eppure assolutamente reale.
E la metafora del viaggio, del naufragio e della quest  ci ricordano che non si torna mai al punto di partenza nello stesso modo in cui si è partiti: ogni cicatrice o frammento di esperienza modificano in modo irreversibile l’identità sia del personaggio che del lettore.

Titolo: Frantumi
Autori: Giovanni Masi, Rita Petruccioli
Formato: Cartonato 19×26
Pagine: 128
Data di pubblicazione: 01/06/2017

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