Friend Request – La morte ha il tuo profilo, di Simon Verhoeven

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Se non sei attivo sui social, se non hai centinaia di amici virtuali e non condividi ogni istante della tua vita per il mondo non esisti. Ed è per questo che Laura, una studentessa di psicologia profondamente immersa nella sua realtà virtuale, non lascia passare neanche un attimo della sua vita senza condividere foto ammiccanti e comunicare ai suoi amici tutti i suoi pensieri. Nell’immaginario comune la sua vita è perfetta e ha tutto ciò che una ragazza potrebbe desiderare, è bellissima, ha un ragazzo meraviglioso ed è circondata da amici che le vogliono bene, ma come spesso accade ciò che l’ha portata alle stelle sta per farla precipitare all’inferno. La sua nemesi, Marina, una ragazza cupa e solitaria, la osserva da lontano da molto tempo ed è disposta a tutto pur di far parte della sua vita così, contando sui buoni sentimenti di Laura, la avvicina e le chiede di diventare sua amica. Pessima scelta.

Da quel momento Marina inizia a tempestarla di messaggi giorno e notte e a soffocarla di attenzioni, al punto che la ragazza si vede costretta ad eliminarla dagli amici. Scelta peggiore della prima. Marina le giura vendetta e pubblica sulla sua bacheca un video raccapricciante che ritrae il suo suicidio. A questa morte si susseguono molte altre, sempre più cruente, e quando i video delle uccisioni vengono misteriosamente postati sul profilo di Laura, la ragazza inizia a perdere popolarità e il numero dei suoi amici scende vertiginosamente, fino a che non si ritrova completamente sola.

Friend Request 1
Un anno fa è arrivato nelle sale Unfriended di Levan Gabriadze, un horror low budget che come questo ha al centro della scena un gruppo di ragazzi e la vendetta post mortem di una delle loro compagne di scuola, bullizzate ed escluse dalla vita sociale, ma a quanto pare i social network hanno ancora molti lati oscuri che vale la pena esplorare e l’esordiente Levan Gabriadze ha deciso di puntare ancora una volta la lente sull’orrore della realtà virtuale. A differenza di Unfriended, che era interamente costruito senza distogliere la videocamera dallo schermo del computer, Friend Request si avvale di uno stile di ripresa tradizionale, ma non è detto che questo sia un difetto, perché un film per ribadire la propria personalità non deve necessariamente ricorrere ad escamotage avanguardisti.

Non a caso Unfriended non è stato un grande successo, ma neanche Friend Request riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo al genere, rimanendo in un clima tiepido di paura, in cui le esecuzioni del “mostro” si susseguono in modo programmato, annullando completamente la suspense, e le sequenze splatter, se pur qualitativamente valide, non riescono a turbare le coscienze. Il terrore corre ancora una volta sul filo effimero di internet, ma rimane intrappolato dietro lo schermo che lo ha generato e dura solo per il tempo di un bit. Spento il computer anche i mostri smettono di esistere.

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