Ghostbusters, di Paul Feig

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Che sia reboot, un sequel o la trasposizione cinematografica di un romanzo, un film è sempre un’opera d’arte a sé stante, compiuta nella sua forma e svincolata da tutto ciò che l’ha ispirata. E non c’è atteggiamento più sbagliato per approcciarsi a questa forma d’arte che mettere il film costantemente in relazione con i media che l’hanno preceduto, cercando il paragone ad ogni costo. E non importa quanto illustri siano i suoi predecessori, ogni film è figlio dell’epoca in cui è stato creato, e pertanto nel bene e nel male merita di essere giudicato per quello che è nel presente a prescindere dal passato. Certo, se il film in questione è Ghostbusters l’operazione non è affatto semplice, visto l’immediato effetto nostalgia che genera in tutti coloro che hanno amato alla follia il film del 1984 di Ivan Reitman e il celebre sequel del 1989, e quanto questo film sia diventato un vero e proprio cult per le vecchie e le nuove generazioni. Ma ciò nonostante l’unico modo per apprezzare il Ghostbusters di Paul Feig è liberare la mente dai pregiudizi e dai teneri ricordi d’infanzia e godersi lo spettacolo.

Abby (Melissa McCarthy) and Erin (Kristen Wiig) see the Gertrude the Ghost (Bess Rous) of Aldridge Mansion in Columbia Pictures' GHOSTBUSTERS.
La scena si apre in una New York più infestata che mai. Gli avvistamenti di fantasmi si susseguono senza sosta, dalle stazioni della metropolitana, ai musei, fino ai concerti di Ozzy Osbourne. La città è nel panico. Da una parte le forze dell’ordine non riescono a contenere questa improvvisa invasione di creature ectoplasmatiche con le armi a loro disposizione e dall’altra la stampa cerca di mistificare le notizie degli avvistamenti per arginare la paura. L’unico modo per fronteggiare questa situazione è chiamare chi conosce i fantasmi meglio di chiunque altro e sa come sconfiggerli: la scienziata Erin Gilbert (Kristen Wiig), che insieme alla sua amica Abby Yates (Melissa McCarthy) ha dedicato la sua vita allo studio dei fantasmi. Ma per catturarli non possono fare a meno di Jillian Holtzmann (Kate McKinnon), il Doc Brown in gonnella che sa costruire congegni acchiappa-fantasmi come nessun altro al mondo, e della vulcanica Patty Tolan (Leslie Jones), che non sarà una scienziata ma ha energia da vendere e un veicolo perfetto per essere trasformato in una Ecto 1 fiammante.

Questi sono i nuovi scatenati Ghostbusters, quattro ragazze senza paura, che non solo sanno maneggiare i fucili protonici meglio dei loro colleghi uomini ma sono maestre di ironia. Ed è su questo che nel suo reboot Paul Feig punta tutto, sull’ironia, sui giochi di parole, e sugli scambi di battute serrate, lasciando la caccia ai fantasmi sullo sfondo, come escamotage per creare nuovi spunti comici. D’altro canto Paul Feig sa maneggiare la commedia come nessuno, come dimostrano Le amiche della sposaCorpi da reato, e Spy, e adora puntare l’obiettivo su quelle donne che forse non brillano per fascino, ma di sicuro sanno farsi valere con l’autoironia e un grande carisma. Ed è per questo che la nuova squadra funziona alla grande, diverte, e infiamma New York con la sua forza esplosiva, nonostante l’azione sia relegata a una manciata di scontri memorabili.

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Chi si aspetta di rivivere le emozioni della saga di Reitman resterà deluso, perché il nuovo Ghostbusters non vuole in alcun modo ricalcare il passato, ma mettere in campo una storia completamente nuova, sia nel tono che nei personaggi, guardando allo stesso tempo alla vecchia squadra con un velo di nostalgia. Feig infatti riporta in vita per poche scene i veterani Bill Murray, Dan Aykroyd e Ernie Hudson, la scienziata Sigourney Weaver, e la receptionist Annie Potts. E anche fantasmi più amati non restano in disparte, e tornano giganteschi e appiccicosi a marciare tra i grattacieli di New York al fianco di tutti i nuovi ectoplasmi che fanno capolino nel film, aprendo la strada per una battaglia senza precedenti, in cui si gioca la battaglia tra presente e passato, tra entusiasmo e nostalgia. Chi vincerà?

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