Guerra bianca, di Robbie Morrison e Charlie Adlard

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Bianco e grigio. Si avvicina un’ombra. I suoi contorni si delineano, sono messi a fuoco. È uno scheletro, è la morte pronta a rivolgere il suo sguardo impassibile e donare l’abbraccio definitivo. Poi occhi sgranati che realizzano l’ormai imminente fine e si domandano se non si è, in realtà, davanti a uno specchio. O è il passato che tormenta la mente? Ormai a questo punto, niente ha più senso. Bianco e grigio, soprattutto silenzio.

Già dalle prime pagine si riescono a comprendere i temi portanti e gli interrogativi che pone Guerra Bianca, graphic novel edito da SaldaPress, con testi di Robbie Morrison (2000 AD) e Charlie Adlard (The Walking Dead). Il fumetto è stato pubblicato il 2 dicembre 2016.

Scenografia dell’opera è la Grande Guerra, precisamente il fronte italiano che si stendeva lungo i confini tra l’Italia e l’Impero Austro-Ungarico. Un’estenuante battaglia combattuta in cima alle innevate vette del Trentino, tra la logorante e snervante attesa nelle trincee e l’improvviso e impetuoso assalto del nemico. I protagonisti sono i soldati, qui rappresentati come semplici pedine in balia della gerarchia, del rispetto degli ordini ma, soprattutto, persone con un’identità e una coscienza ormai completamente annullate. Sono fantasmi che combattono, senza umanità. E i pochi animati ancora da un briciolo di speranza, da una fiamma di vita, sono destinati a soccombere, fisicamente ma per lo più psicologicamente.

In questo scenario si muove il fuciliere Pietro Acquasanta, nato e cresciuto proprio su queste montagne ora scenario di una cruenta lotta. I suoi ricordi di una gioventù spensierata scompaiono di fronte alla morte e alla disperazione che ormai regna su queste cime. Pietro incarna chi ancora non vuole arrendersi alla brutalità della guerra, e specialmente all’annullamento, inevitabile, che essa compie sulle persone. Le sue azioni non sono dovute all’odio, all’egoismo e al riscatto sociale. Sentimenti che invece sono il filo conduttore del comportamento del Sergente Maggiore Orsini, rappresentante di una visione molto più razionale e brutale della guerra, o meglio di tutta la vita. Se Pietro si ritrova a essere sì un soldato, ma con ancora una speranza di fratellanza, Orsini agisce seguendo solo il suo istinto di sopravvivenza.

La natura si ritrova, inconsapevolmente, a essere un elemento fondamentale in una guerra. Fin dal titolo del graphic novel, Guerra Bianca, si è voluto dare importanza al suo ruolo. La “Morte Bianca” è un termine usato nelle regioni alpine francesi e italiane per descrivere le valanghe. Saranno proprio loro a divenire un’arma, a essere usate strategicamente per combattere il nemico. La natura però non può essere controllata a proprio piacere. Essa rappresenta la libertà più assoluta. E inglobarla nei meccanismi di una guerra e della mente umana, può solo causare una sua ribellione che porta disperazione su tutti. Sarà Pietro a ripetere questo concetto. Lui, con un padre che gli ha insegnato a rispettare le montagne, non a conquistarle per farle divenire armi di distruzioni di massa.

Le valanghe diventano metafora della guerra. Travolgono e annientano ogni forma di vita. Portano con sé, nella loro discesa, distruzione e morte. Mentre però la natura permette sempre la rinascita, la guerra invece annulla irreversibilmente, colorando di un bianco spettrale le emozioni delle persone.

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