Interstellar, di Christopher Nolan

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Lasciare qualcosa indietro per poter andare avanti: il progetto Lazzarus messo in piedi dalla NASA in fin dei conti è questo. Morire per poter risorgere.

Una piaga apocalittica inarrestabile devasta i raccolti e genera tempeste di sabbia che mirano a cancellare l’intera superficie terrestre. Il pianeta terra non è più il posto accogliente dove il genere umano ha prosperato sino ad i giorni nostri e l’umanità deve fare tutto ciò che è in suo potere per salvarsi dall’estinzione. È tempo di smettere di essere guardiani e tornare ad essere esploratori. È il momento di abbandonare il nido, ma per andare dove? La speranza ha la forma di un warmhole apparso vicino saturno, un passaggio verso una nuova galassia del tutto ignota. L’unica possibilità è superare la frontiera, ma il tempo è tiranno… e relativo!

INTERSTELLAR

Interstellar è un viaggio verso l’ignoto, narrato da Christopher Nolan con il suo inconfondibile tocco di realismo, talmente potente da lasciare a bocca aperta. Aiutato per l’occasione, non solo dal fratello Jonathan, ma anche dal fisico Kip Stephen Thorne, per garantire sia visivamente che concettualmente il massimo rigore scientifico, il regista mette in scena un universo cupo dove il vuoto fa davvero paura. Nel suo essere non visionario, Nolan spaventa. E anche nei movimenti di macchina la rigidità regna sovrana. L’opposto della spazialità e fluidità del recente Gravity di Cuarón, ma altrettanto efficace nella resa finale. Difficile comunque aspettarsi altro da un autore capace, ad esempio, di concepire il piano dell’inconscio nel suo Inception come una serie di scatole cinese di realtà uguali alla nostra, tralasciando quasi ogni trasgressione verso il fantastico. Di conseguenza non stupisce affatto che la tecnologia rappresentata non sia realmente futuristica, ma addirittura precedente alla nostra modernità, così priva di novità avvenieristiche al punto da non concedere spazio neanche alla presenza di un touch screen. Forse un ammiccamento all’epoca d’oro dei romanzi di sci-fi o forse una voluta critica alla direzione che sta prendendo oggi la tecnologia.  Unico strappo alla regola è la presenza di droni militari dalle forme rigorosamente nere e poligonali. Una sorta di Hal 9000 dall’aspetto monolitco, chiaro riferimento all’ Odissea di Kubrick, con cui gli autori si sono dovuti inevitabilmente misurare.

INTERSTELLAR

A contrapporsi all’aspetto più prettamente fantascientifico c’è però il movente umano che guida la vicenda. Il protagonista Cooper, interpretato da un ottimo Matthew McConaughey, prima di essere astronauta è un padre di famiglia. L’amore che nutre verso i suoi figli è forte a tal punto da divenire una quarta dimensione. Unica cosa capace di trascende tempo e spazio, forza intangibile che azzera le distanze, è il cuore pulsante di un film mangniloquente ed epico che però vive del suo lato umano più di ogni altra cosa.

Qua si vede tutta la mano e l’abilità del Nolan sceneggiatore che, oltre ad imbastire ottime caratterizzazioni supportate da un cast impeccabile, costruisce anche un intreccio fitto di tematiche e livelli di lettura. Pur nella lentezza del film, la scrittura riesce a non risultare mai pedante o noiosa, chiudendo poi tutti i discorsi aperti con un ottimistico messaggio di speranza nei confronti dell’umanità.

Marco Nicoli

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