La mummia è il nuovo reboot tanto atteso di uno dei classici del cinema dell’orrore. Diretto da uno degli ideatori della serie TV Fringe, Alex Kurtzman, nonché autore e produttore anche di alcuni dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni: The Island, The Legend of Zorro, Mission: Impossible III, Transformers e Star Trek, il film lascia non poche perplessità circa una trama non troppo generosa di spunti e soprattutto votata espressamente a lasciare aperte porte narrative solo per potervi collegare quanti più film possibili annunciati dalla Universal Pictures.
Cluster, link e sharing non possono e non devono sostituire paura, sangue e morte in nessun film horror!
«Il passato non può restare sepolto per sempre».
Probabilmente in pochi sanno che la Mummia, al suo quarto ciclo di film [1940-1944; 1959-1971; 1999-2008; 2017-?], è l’unico mostro Universal a non essere ispirato da un romanzo ma da fatti realmente accaduti e notizie documentate da fonti storiche certe: fu l’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 e la conseguente maledizione, romanzata sulla falsariga della presunta biografia di Alessandro Cagliostro, un mago di 3000 anni che sopravviveva tramite iniezioni di nitrato, ad ispirare la sceneggiatura della versione datata 1932 con un Boris Karloff che turbò non poco il riposo di un’intera generazione. Altri tempi, si dice, ma non è per una nostalgia “dei bei tempi andati”. Più per rendere l’idea di quanto sottotesto può essere in grado di offrire il mostro in questione. Sottotesto che non è minimamente preso in considerazione dal film di Kurtzman, ma la colpa non è proprio sua. Christopher McQuarrie, premio Oscar® per I soliti sospetti e David Koepp [Jurassic Park, Spider-Man], accompagnati da Dylan Kussman, che da qualche anno si sta riciclando come sceneggiatore, dopo aver recitato in svariati film fra cui L’attimo fuggente, riescono nell’intento di depauperare quanto di buono ha elaborato lo scrittore su cui è basato quasi tutto il futuro dei mostri Universal, Jon Spaihts [Doctor Strange].
Spaihts sembra essere uno dei fulcri del già citato progetto di creare uno Universal Monsters Cinematic Universe, oggi denominato in maniera più accattivante Dark Universe, che tenga testa ai vari Marvel e DC Universe e possa infondere nuovo interesse intorno a quelle figure leggendarie della narrativa fantastica che, diciamolo noi che possiamo, dovrebbe sostituire molte letture scolastiche ormai obsolete, quasi anacronistiche. È sempre di Spaihts la sceneggiatura per Passengers, inclusa dal 2007 nella Black List, la lista annuale delle migliori sceneggiature non prodotte, e resa film solo nel 2016. Successivamente viene ingaggiato per scrivere la trilogia-prequel di Alien, rimaneggiata poi da Damon Lindelof [Lost] per dar vita a Prometheus. È in quell’anno, il 2012, che Spaihts viene ingaggiato per scrivere questo nuovo reboot del franchise de La mummia, diretto da Alex Kurtzman:
«Benvenuti in un nuovo mondo di dei e mostri».
Ahmanet [Sofia Boutella; Star Trek Beyond, Atomica bionda], principessa dell’antico Egitto, uccide il padre e il neonato erede al trono e quindi mummificata e sepolta viva nelle profondità del deserto. Risvegliatasi in seguito ai soliti scavi archeologici, Ahmanet dà sfogo a tutto quel rancore che i suoi resti hanno covato per cinque millenni e non placherà la sua ira finché non avrà ottenuto ciò che vuole: essere una dea e avere il dominio su tutto. La sorte dell’intera umanità è nelle mani del soldato e profanatore di tombe Nick Morton [Tom Cruise; Jack Reacher – Punto di non ritorno, Magnolia] e dell’archeologa Jenny Halsey [Annabelle Wallis; King Arthur – Il potere della spada, Annabelle] e tra i due non corre buon sangue…
«Ci sono destini peggiori della morte ».
Ciò che l’attuale versione de La mummia ha di veramente rilevante è nel settore tecnico:
- le riprese, effettuate ad Oxford e tra Londra, la contea di Surrey e in Namibia, sono state realizzate utilizzando mdp e soprattutto lenti di indubbia efficienza (ARRI ALEXA 65 alternata con Panavision Panaflex Millennium XL2 che montavano lenti Panavision C- ed E-Series, ATZ e AWZ2, oltre alle ARRI Rental Prime 65);
- poi tradotte in pellicola da 35 mm Kodak, probabilmente per “sporcare” e dare un vissuto, un effetto vintage all’immagine finale;
- l’aspet ratio in rapporto 2.35 : 1, che premia il grande dispendio in VFX, makeup e scenografie;
- il sound mix top quality in multiformato (Dolby Digital, Auro 11.1, Dolby Atmos, Dolby Surround 7.1), che rende ancora più adrenaliniche le scene d’azione.
Tutto suggerisce un intento di spettacolarizzazione, che non è stato, purtroppo, coadiuvato da una sceneggiatura all’avanguardia che sapesse sorprendere, interessare e tremare e che, invece, non fa temere per la sorte dei personaggi, figuriamoci per l’umanità minacciata da una tempesta di sabbia o da quattro scheletri malmessi. Occorre molto più contenuto per intrattenere chi affronta tutti i giorni i deliri dei mezzi di trasporto, tangenziali congestionate e agenti atmosferici impazziti, per non parlare di pericoli ben più gravi di natura terroristica. Se l’intenzione era di rallegrare per un paio d’ore in maniera spensierata lo spettatore senza pretendere di raggiungerne il cuore o il cervello, La mummia può ritenersi soddisfatta. NON è necessario vederlo in 3D, questo va detto!
«A volte ci vuole un mostro per combattere un altro mostro».
Il film La mummia permette anche di fare la conoscenza di un altro personaggio, fondamentale per la casa di produzione americana, il Dr. Jekyll [Russell Crowe], su cui s’indugia molto, anche troppo dato che avrà occasione di dimostrare quanto vale in un film tutto suo, come previsto, nel neonato Universal Monster Universe. Nel laboratorio di Jekyll gli spettatori più attenti noteranno molte chicche che rimandano a Il mostro della laguna nera, una succulenta anticipazione, e a Dracula Untold, capostipite del Dark Universe.
«La morte non è altro che una porta per una nuova vita».
La tagline del film «Benvenuti in un nuovo mondo di dei e mostri» è, invece, una citazione de La moglie di Frankenstein (1935), in cui recitava la mummia originale, Boris Karloff.
«Monstrum vel prodigium».