Mentre la NASA annuncia pubblicamente la presenza di acqua liquida, seppur salmastra, sulla superficie di Marte, Lucky Red porta nelle sale italiane la versione definitiva, totalmente revisionata e con un doppiaggio competente di quella che si può considerare l’opera più matura di Hayao Miyazaki, che ha innalzato lo Studio Ghibli nell’Olimpo del cinema di animazione.
La storia è ambientata mille anni dopo una guerra totale che ha fatto regredire la tecnologia allo stadio di riciclo di macchinari dissotterrati e di exuvie di enormi artropodi. Gran parte del pianeta è ricoperto da una immensa foresta fungiforme, detta Mare della Putrefazione, che emana spore altamente tossiche. La sopravvivenza delle poche comunità umane è minacciata dall’inesorabile diffusione delle spore e dalla furia degli insetti che aggrediscono chiunque si avvicini alla foresta con fare ostile. La protagonista, Nausicaä, figlia del re della Valle del Vento, diversamente dai suoi simili nutre un grandissimo interesse e un profondo rispetto per la Natura, in tutte le sue forme, anche le più mostruose, che siano scoiattoli-volpe, ohmu o principesse-guerriere steampunk. Nausicaä rappresenta il punto d’incontro tra un Uomo che ha sacrificato il proprio pianeta per la brama di potere e una Natura che nasconde un meccanismo di sopravvivenza teso a ripulire e purificare la terra dall’inquinamento di quella che forse non andrebbe chiamata civiltà.
Una fiaba ecologica dal linguaggio universale che diverte, commuove, incanta per complessità e immediatezza, che è sempre attuale, forse ancora di più oggi che viviamo in una realtà martoriata da problemi d’inquinamento, dove gli anziani sono parte attiva della società, dove le donne sono forti e coraggiose, spesso più degli uomini, e dove si è alla continua ricerca di un’armonia degli opposti e di un rispetto dell’Altro.
Se Il mio vicino Totoro assurge a logo dello Studio Ghibli per il suo appeal diffuso, il suo sorriso coinvolgente e l’ampio target, Nausicaä rappresenta la summa di tutti i temi riscontrabili nella poetica di questo autore tra i più amati al mondo.
Il tema del volo, veicolo delle più forti emozioni e allegoria delle possibilità pressoché sconfinate che offrono l’immaginazione e il guardare la realtà da angolazioni differenti, con una mentalità diversa dalla massa.
Il tema degli elementi: l’aria che è emozione, libertà, il positivo, il Bene; l’acqua e la terra, che sono sullo stesso piano, il più possibile neutrali, ospitano la vita; il fuoco che è purificatore solo se usato con parsimonia ma che è il Male, il negativo, è guerra e devastazione. Non è un caso che lo Studio Ghibli si chiami come il vento che soffia nel deserto del Sahara e come un vecchio aereo militare italiano, il preferito del regista: perché doveva portare una ventata d’aria nuova nel mondo dell’animazione giapponese e soddisfare la passione di Miyazaki per il volo, per il cielo come punto di osservazione privilegiato, al di sopra dei pregiudizi e dei conflitti, delle meschinità umane e delle loro nefaste conseguenze.
Il tema del conflitto e della soluzione pacifica: in Nausicaä la città di Pejite – per assonanza Beijing (Pechino)?- si scontra con quella di Tolmekia – forse Tokyo? – ma il vero conflitto che porta il mondo alla rovina è quello interno al cuore degli uomini, motivo per cui la leggenda auspica un homo novus che porti la pace su nuove terre pure, vestito di un blu armonioso, colore non a caso scelto anche per i Na’vi di Avatar e per i Puffi, altre creature in simbiosi con la Natura. La stessa protagonista, risultato della contaminazione di culture diverse a metà tra il famoso personaggio dell’Odissea e quello della principessa che amava gli insetti de I racconti di oggi e di ieri, non è esente da conflitti interiori, combattuta tra i propri doveri di principessa, che la spingono ad uccidere e a desiderare la guerra con l’oppressore, e la volontà di pace e tranquillità in un percorso di crescita obbligato quanto repentino.
Il tema delle creature che, per quanto astratte e improbabili, sono il risultato armonico e logico di un progetto all’inizio difficile da comprendere ma sempre benevolo e coerente.
Il tema della donna: forte, coraggiosa, sensibile, indipendente, carismatica al punto da rappresentare il fulcro della comunità di appartenenza, nonché chiave di volta della narrazione.
Nausicaä è l’eroe che vive in armonia con ogni essere vivente e quindi capace di costruire il ponte necessario tra l’Umanità e la Natura per interrompere le millenarie ostilità e coltivare un futuro finalmente possibile; è dotata di un’innata predisposizione all’armonia universale, un potere sciamanico, ancestrale che la innalza al livello di divinità incarnata, dea della fertilità, che al diffuso rancore sostituisce una inaspettata speranza, al pari di una figura messianica che si fa carico dell’enorme fardello che il destino le ha riservato e che sacrifica sé stessa pur di permettere la restaurazione di un ordine armonico leggendario.
Se vi appare esagerata questa analisi, è bene sappiate che all’indomani del successo di Nausicaä la casa editrice Tokuma Shoten, che voleva ad ogni costo un seguito, dovette piegarsi ai voleri del regista che era rimasto parecchio confuso dalle interpretazioni escatologiche del film che avevano portato molte associazioni religiose ad invitarlo a presiedere a incredibili conferenze.
I fan dei sequel preterintenzionali, delle trilogie premeditate, delle saghe infinite non se ne abbiano a male se tifo affinché quest’opera rimanga pezzo unico fuori commercio.
In un mondo che sembra quello cantato dagli Aerosmith in Livin’ on the edge, dove qualcosa non va, dove la luce (della speranza) si sta affievolendo, dove si vive ogni giorno al limite, una ragazza poco più che una bambina ci insegna una morale che, guardando ciò che accade su Marte, è davvero universale: la vita cerca sempre una via per sopravvivere e, perseverando, spesso la trova.