Esce nelle sale italiane, il 2 marzo, l’attesissimo film di Maccio Capatonda Omicidio all’italiana. A differenza del primo film, Italiano medio, che derivava da uno dei suoi corti comici, Marcello Macchia (vero nome di Maccio Capatonda) decide di cimentarsi con un’idea originale, scritta apposta per questa pellicola, che ha come unico elemento di continuità con le sue opere precedenti i fratelli Peluria, già comparsi sulla serie tv Mario.
Nello sperduto paese di Acitrullo, vicino Campobasso, di appena 16 abitanti, il sindaco Piero Peluria (Maccio Capatonda) e suo fratello Marino (Herbert Ballerina), lottano per modernizzare e tenere in vita il loro paese. Ogni tentativo fallisce fino a quando la ricca contessa Ugalda Martirio In Cazzati (Lorena Guerrieri) muore soffocata dal polpettone. Per i fratelli Peluria è l’occasione che aspettavano per salvare il proprio paese, perché mascherando la morte accidentale come omicidio, riescono ad attrarre sul loro paese la popolarità necessaria perché Acitrullo torni a vivere.
Maccio punta sicuramente su una delle peggiori passioni degli italiani, il morboso attaccamento alla cronaca nera, nutrita dai telegiornali e dai programmi sensazionalistici, che bombardando continuamente lo spettatore, spostando le indagini e il processo dalle aule dei tribunali alla pubblica piazza.
Maccio tutto questo lo vede bene e lo mette in mostra in modo farsesco ed esagerato come suo solito. Una scelta che però sulla lunga distanza si rivela sbagliata, al punto da smettere di far ridere, arrivando anche, in alcuni casi, a infastidire o disgustare lo spettatore. A quanto pare Maccio questa volta ha fallito nel suo intento, finendo per portare al cinema proprio quello che da sempre ha parodiato: un brutto film.