Anna è sempre sola, guarda le sue coetanee che giocano da lontano, ma si confonde mai con loro. Le guarda attraverso il tratto deciso della sua matita, che racconta meglio delle parole le sue emozioni. Il rapporto con la madre adottiva Yoriko non è mai cresciuto negli anni e, da quando Anna ha scoperto che la donna riceve un sussidio per accoglierla in casa sua, si è chiusa in un mutismo impenetrabile. Quando la ragazza inizia soffrire d’asma, il tempo che trascorre in solitudine si prolunga all’infinito, e farle trascorrere le vacanze in un villaggio in riva al mare sembra la soluzione migliore per la sua salute fisica e psicologica. Una coppia di lontani parenti la accoglie con gioia nell’Hokkaido e qui inizia la sua incredibile avventura. Il paesaggio spettrale del villaggio le sembra stranamente familiare, ma ad attirare immediatamente la sua attenzione è una villa imponente, che sorge lungo la baia. La casa è in decadenza ma conserva ancora il fascino dell’antico splendore. A prima vista sembra completamente disabitata ma ad uno sguardo più attento ad Anna sembra di vedere una finestra accesa e una ragazza dai lunghi capelli biondi che guarda il lago.
La ragazza misteriosa compare sempre più spesso intorno alla villa, ma scompare in fretta, come uno spirito inquieto, fino a che un giorno non inizia a parlare con la piccola Anna, a raccontarle di sé e della sua vita. Si chiama Marnie e, come Anna, è sola perché i suoi genitori sono sempre in viaggio per lavoro. Da quando le due ragazze si sono incontrate però tutto è cambiato. Sono inseparabili e trascorrono insieme sempre più tempo in riva al lago. Danzano, si confidano, e giocano insieme, fino a che Marnie all’improvviso non scompare, lasciando dietro di sé una serie infinita di misteri irrisolti, che portano Anna a ricostruire lentamente la sua storia e quella della ragazza dai lunghi capelli biondi, scoprendo che le lori vite sono magicamente intrecciate.
Il classico inglese della letteratura per l’infanzia di Joan Gale Robinson, When Marnie Was There, è sempre stato uno dei favoriti di Hayao Miyazaki, al punto che l’idea di adattarlo in un film di animazione aleggiava da tempo nello Studio Ghibli. Ma è toccato a Hiromasa Yonebayashi trasformare in pura magia le parole della Robinson con il suo straordinario racconto per immagini, che accarezza la storia di Anna come le onde del lago dell’Hokkaido fanno con la vecchia villa di Marnie. La narrazione scorre lenta, soffermandosi sui più piccoli dettagli del paesaggio rurale e dei costumi tradizionali, come gli Yukata indossati per la festa del Tanabata, e scava con discrezione tra i pensieri della piccola Anna e la sua fantasia sconfinata. E ancora una volta lo Studio Ghibli fa un piccolo miracolo grazie alla delicatezza di Yonebayashi che, dopo Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, compie un altro passo verso la perfezione di Hayao Miyazaki, continuando a tenere in vita la sua arte immortale.