“Che potrà dir Cordelia? Tacere, solo, ed amare in silenzio”. Questa è la sorte di chi ha il cuore leggero e non ha bisogno di appesantirlo con vane parole, per aggiungere orpelli alla purezza dei suoi sentimenti. Cordelia, la figlia minore dell’anziano Re Lear, ama suo padre con sincerità, ma il suo sentimento è schiacciato dalle lusinghe di Goneril e Regan, le figlie più furbe, che lo imboniscono per accaparrarsi una fetta più grande del suo regno. Re Lear è anziano, ma non abbastanza saggio per leggere il cuore invece delle parole, e senza esitazione punisce Cordelia per il suo amore silenzioso, la bandisce dal suo regno e lascia le sue sorelle a ballare sui suoi possedimenti.
Il regno è smembrato tra i due cani famelici travestiti da donne, e Lear resta solo con il suo seguito a vagare per la foresta in cerca di un riparo, di qualcuno che lo accolga nella sua dimora, come re e come padre. Ma le sue beneamate figlie non conoscono la pietà, hanno perso l’umanità nell’istante stesso in cui sono diventate regine, e la Britannia non è più la casa accogliente dei suoi ricordi, ma una terra fredda, violenta, in cui la giustizia trionfa sull’ingiustizia e l’adulazione vince i cuori più deboli. Anche allo sprovveduto conte di Gloucester spetta la stessa sorte, annebbiato dai racconti calunniosi del figlio bastardo Edmund alle spalle dell’ignaro Edgar, allontanato dalla corte con l’accusa di tradimento e gettato in pasto alle bestie feroci con l’unica colpa di aver amato troppo suo padre. Edgar vaga nella natura, vestito di stracci e pazzo di solitudine, proprio come Lear ma, quando le loro strade si incontrano, la luce della verità spacca l’oscurità e gli anziani sovrani di Britannia vedono la verità oltre la cecità dei loro occhi stanchi.
I giovani e gli anziani si scontrano su un campo di battaglia universale, schierando la lealtà e la vanagloria a difesa della propria vita, su un palcoscenico vuoto, spogliato da Daniele Salvo di tutti gli elementi decorativi in favore dell’essenzialità e della nitidezza interpretativa, in cui l’uomo si batte contro l’uomo sotto lo sguardo impietoso della natura. La natura infatti è l’unica scenografia possibile per questa triste vicenda umana, in cui i re abbandonano i costumi regali per ritrovarsi nudi al cospetto della verità, così come di una foresta in cui non c’è riparo per le tempeste della vita.
Ma se il vecchio Lear e il giovane Edgar hanno abdicato ai beni materiali, un bene più grande li attende nella natura selvaggia: la follia e con questa il privilegio di toccare l’essenza delle cose, la verità senza l’impalcatura della ragione. E nella sua messa in scena Daniele Salvo punta proprio a svelare la verità dei sentimenti, annullando gli orpelli stilistici che nei secoli hanno appesantito questo testo, per ricondurre la parola al suo potere originario e regalare ai personaggi un’umanità dimenticata, lasciando al corpo e al sangue il privilegio di narrare il dramma di Re Lear.