Nella città ideale di Platone il potere dovrebbe essere messo nelle mani dei filosofi, gli unici in grado di governare con saggezza per la loro innata sensibilità e curiosità intellettuale. Un’idea senza dubbio avanguardista, che però con il tempo è diventata sempre più vicina un’utopia che a una realtà concreata, visti i ritmi frenetici che travolgono il mondo moderno, svuotato di cultura e governato dalla tecnologia invece che dal pensiero. Solo pochi uomini illuminati riescono a non farsi schiacciare dagli ingranaggi di questo falso potere e Captain Fantastic (Viggo Mortensen) è uno di questi.
Ritiratosi a vita privata nelle foreste del nord America insieme ai suoi sei figli, questo straordinario papà ha scelto di allevare un esercito di re-filosofi, temprati dalla natura invece che dalla televisione, e stimolati alla riflessione sulla vita, alla lettura dei classici, all’ascolto della musica e allo studio delle lingue. La loro vita è quanto più lontano possa esistere dalle convenzioni sociali, dalla celebrazione del Natale, più saggiamente sostituito dal compleanno del linguista Noam Chomsky, a quella dei funerali, che non prevede abiti scuri e tristi riti religiosi, ma canti gioiosi in riva al lago e falò purificatori. Ma per quanto le abilità intellettuali dei ragazzi superino di gran lunga quelle dei loro coetanei, la loro capacità di interazione è inversamente proporzionale alla loro sconfinata cultura, e nel momento in cui si trovano ad entrare in contatto con la società tanto denigrata i loro valori vengono messi in discussione e anche il loro “fantastico” papà inizia a interrogarsi su quali scelte di vita siano preferibili per il bene dei suoi ragazzi.
L’anticonformismo è sempre un bene? Questa è la domanda Matt Ross pone allo spettatore, invitandolo a riflettere sugli effetti positivi e negativi di uno stile di vita alternativo, completamente basato sul dialogo costruttivo, ma allo stesso tempo precluso al confronto con chi la pensa diversamente. Ed è qui che Captain Fantastic sfugge dalla demagogia per diventare un film che spalanca le porte alla riflessione e punta tutto sull’incontro-scontro tra utopia e realtà in cui non ci sono né vincitori né vinti, solo uomini alla ricerca del modo migliore di vivere.
In questa costante ricerca dell’equilibrio tra libertà del pensiero e conformismo, Ross trova il contrappunto perfetto in una messa in scena eccentrica, che attinge a una tavolozza di colori brillanti ma che ciò nonostante non disciolgono la drammaticità dei contenuti nell’eccentricità, al contrario la esaltano nel contrasto degli estremi. E così Captain Fantastic diventa il punto in cui correnti di pensiero totalmente opposte trovano il loro punto di congiunzione in un mondo ideale ma estremamente concreto.