Una linea bianca taglia a metà la piccola sala Gassman del Teatro dell’Orologio. È una fascia di gesso che separa il dentro dal fuori, il campo dalla panchina, il gioco dalla competizione più dura. È lo scenario minimo su cui si muove “In punta di piedi”, spettacolo che compie 10 anni e celebra la nascita della compagnia Biancofango, formata da Francesca Macrì e Andrea Trapani.
Nella Firenze delle periferie, dei campetti di calcio di terra e fango, dei riflettori spenti, si muovono tre anime diverse, contenute nel corpo di un unico attore. Lo spirito agguerrito di un allenatore senza sogni, la delicatezza di un giovane privo di talento, il caos che genera possibilità nel petto di un giocatore adolescente. È un viaggio minimo su un fazzoletto di terra polveroso e infangato, dove i sogni dei ragazzi sono ancora grandi e forti e quelli degli adulti sbiaditi, confusi con una realtà priva di sensibilità.
Andrea Trapani suda dall’inizio alla fine, espelle attraverso i pori l’autenticità del gioco del calcio, ormai deturpato, snaturato, trasformato in competizione dura, lotta per la sopravvivenza. Una sfida che soverchia le regole e che infanga anche gli animi dei ragazzi, ancora dotati di un frammento di purezza. E allora la linea bianca che separa l’adolescenza dall’età adulta viene acciaccata, calpestata, mentre altre linee, più marcate e indelebili, vengono tracciate. Mastino, il giovane senza talento, è costretto ancora una volta a rimanere in panchina, escluso dal gioco, escluso dai compagni, relegato al margine del campo e della vita in attesa del suo momento. Le catene dell’inettitudine lo inchiodano al sedile di legno, le stesse, forse, che immobilizzano il suo allenatore, incapace di compiere un passo verso i propri allievi, di attraversare la linea bianca senza calpestarla.
Lo spettacolo fa parte de “La trilogia dell’inettitudine. In punta di piedi, la spallata, fragile show”, pubblicato dalla casa editrice Titivillus.
“In punta di piedi” rimarrà al Teatro dell’Orologio fino al 20 marzo.