Andreas Dresen

Berlinale 65 – Als wir träumten, di Andreas Dresen

I battiti della musica techno coprono le voci e annebbiano le percezioni. Buio, luci psichedeliche, bottiglie fracassate e musica, a volume massimo per essere più efficace. Non si sente altro per le strade di Lipsia, questo è il sottofondo del degrado, il contrappunto delle case di periferia che cadono a pezzi come i ragazzi che le abitano. Non si salva nessuno qui. Il muro di Berlino è appena crollato e c’è chi non si è ancora rassegnato a questo nuovo stato di cose, a una Germania unificata, inevitabilmente intaccata dal capitalismo, e sogna ancora l’ordine socialista, crogiolandosi senza speranza nella Ostalgie, la nostalgia della DDR. Le nuove generazioni sono quelle più colpite dal cambiamento. Chi sono gli adolescenti di oggi, quelli che negli anni Ottanta erano i giovani pionieri della DDR, indottrinati dagli insegnanti ai valori socialisti ed educati a venerare il loro fazzoletto rosso come la bandiera di una realtà ideale? Cosa ne è stato dei loro sogni?

festival_berlino
Andreas Dresen prende in prestito le parole del romanzo di Clemens Meyer per raccontare questa generazione disgregata, la smembra e la analizza dall’interno delle dinamiche di un gruppo di ragazzi cresciuti in una Germania che non esiste più. Le ideologie sono rimaste sepolte sotto le macerie del muro, così come i loro sogni, e ora alla vigilia degli anni Novanta non vogliono altro che addormentarsi, non pensare, stordirsi con l’altro e cercare il piacere nel sesso e nella violenza. L’unico obiettivo dei giovani rimane quello di distruggere un passato che ha tradito tutte le promesse, più che costruire, perché nel presente non esistono le basi per una politica credibile e per un futuro auspicabile. Dresen racconta la storia dal punto di vista di chi non guarda la Germania contemporanea dall’alto dei palazzi dei grandi, ma dal basso dei sobborghi, e di chi ha subito gli eventi senza comprendere fino in fondo i giochi di potere che li hanno guidati. Crudo, brutale, non risparmia nulla allo sguardo, perché il suo obiettivo e far respirare l’aria pesante delle periferie, stordire con una musica al limite del sopportabile, e stirare gli eventi fino al punto da sfiorare il ridondante, per ribadire il degrado e cancellare qualunque speranza di resurrezione.