Call of Duty

Hardcore!, di Ilya Naishuller

In una Mosca colma di pericoli, Henry è un cyborg che tenta di fuggire da Akan (Danila Kozlovsky) e dai suoi scagnozzi interessati a sfruttare la tecnologia che permette gli permette di vivere. La sua è una corsa contro il tempo per cercare di salvare sua moglie Estelle (Haley Bennett), bella e geniale dottoressa. L’“uomo”, pur non ricordando nulla del suo passato umano, decide di fidarsi ciecamente delle persone che incontra lungo il suo cammino, incluso il folle Jimmy (Sharlto Copley), e vota la sua completa esistenza alla realizzazione di un progetto di salvezza. Una pellicola d’azione come tante tranne che per le riprese, effettuate esclusivamente in prima persona con tre GoPro.

Hardcore! offre in molte parti delle semplici esibizioni di parkour in ambiente urbano, per poi deflagrare improvvisamente in avvincenti scene d’azione che mostrano grande inventiva ma anche un eccessivo compiacimento nella messa in scena (sottolineato dall’uso estremo della colonna sonora che, nel bene o nel male, riesce a fungere da efficace collante sugli strappi frequenti della sceneggiatura). Se da un lato, poi, riesce grazie alla visione in soggettiva a tenere incollato lo spettatore allo schermo, dall’altro il ritmo dei 95 minuti di visione risulteranno graditi più ai numerosi gamers che sicuramente affolleranno le sale che non a uno spettatore medio.

Hardcore!

E il problema di Hardcore! risiede proprio nella sua anima “games”: la pellicola è infatti palesemente destinata al pubblico cresciuto a pane e Call of Duty che amerà ritrovarsi in prima persona al centro dell’azione; i veri amanti del cinema action patiranno l’eccessivo uso delle riprese soggettive che rendono la visione difficile a chiunque non abbia una sana dose di games alle spalle. Una buona fetta di pubblico si ritroverà a dover seguire in maniera convulsa le scene indubbiamente eccellenti a livello tecnico ma eccessivamente caotiche e veloci e chi scrive, in prima persona, ha dovuto fare i conti con uno stato perenne di malessere dovuto alla chinetosi.

Che proprio questo sia il segno di una nuova era in cui la godibilità di una pellicola si misura in capacità di cerare straniamento dal mondo esterno e introiettamento in una sensazione provata da altri?

Rispondere a questa domanda significa riflettere profondamente sul concetto di arte e di cinema e di cosa connoti un prodotto artistico rispetto a una mera produzione tecnologica. Dal momento che non credo che questi siano stati gli interrogativi che hanno mosso le azioni del giovani regista, già noto per la sua esperienza con il videoclip musicale Bad Motherfucker (2 milioni di visualizzazioni su YouTube in pochissimo tempo) di cui Hardcore! rappresenta un’espansione in lungometraggio, il merito che va riconosciuto a Naishuller è quello di aver cercato tecnicamente di riversare sul grande schermo un’esperienza differente rispetto a quelle classiche, affrontando limiti tecnici e persino culturali tipici del genere. Il regista russo ha infatti usato un approccio opposto a quello che seguono gli usuali film ispirati ai videogiochi (e approdati in sala con scarsi risultati), sfruttandone le potenzialità e le suggestioni, senza partire da un unico soggetto ed evitando di piegarne le potenzialità alle logiche più commerciali del mercato.

Nulla da dire, infine, sul cast che vede brillare su tutti il giovane Danila Kozlovsky nel ruolo di Akan: l’attore riesce a portare al personaggio quel pizzico di ironica follia che incanta e stupisce. Ottima prova anche per Sharlto Cooper (già visto sul grande schermo in District 9 ed Elysium di Neil Blomkamp): il suo Jimmy diverte e rende il film godibile; insignificante, invece, Haley Bennett (Padri e figlie, Scrivimi una canzone) nel ruolo di Estelle, un personaggio decisamente scialbo che non porta nulla di nuovo alla pellicola.