Carla Giovannone

Se bella vuoi apparire, di Paolo Bignami

Una scoppiettante scorribanda nella storia dell‘emancipazione delle donne interpretata dall’esuberante Carla Giovannone e diretta da Paolo Bignami. Il Teatro di Documenti di Roma presenta una commedia irresistibile che esplora conquiste e sconfitte, soddisfazioni e frustrazioni dell‘altra metà del cielo.

Recensione di Manuel Porretta

La scena è vuota, bianca. Sulla scrivania asettica, da conferenza, una targhetta recita “relatrice”. È il primo indizio che sul palco del Teatro di Documenti si muoverà una donna. Carla Giovannone è l’unica attrice di “Se bella vuoi apparire”, ma si porta dietro uno stuolo di donne, quasi fosse a capo di un esercito femminile.
Pezzi di storia le si appiccicano addosso e si incastrano con frammenti di comicità, attese mortificate si annodano a speranze vibranti, scampoli di lotta femminista si intessono con i tanti ritagli dei ruoli che le donne hanno accumulato nel corso della storia. Non può liberarsene, nessuna di esse può veramente. È un combattimento impari contro gli uomini, il cui ruolo è semplice e definito, è una battaglia contro gli stereotipi, che siano essi di silicone e botulino o raggrinziti come le zitelle, ma soprattutto è una guerra contro se stesse.

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Carla elenca le date dell’accesso al voto per le donne, rievoca Olympe de Gouges, femminista durante la rivoluzione francese, parla con la voce di Ernestina Prola, prima italiana a ottenere la patente di guida, veste i panni vecchi e cupi della vicina di casa calabrese e invadente. Lo fa nella speranza di non dimenticarle, di mostrare allo spettatore le sfumature che le donne si portano sulla pelle, che non è solo bianca o nera, di bucare il velo che le vorrebbe tutte destinate allo stesso destino.
Carla Giovannone coinvolge con la sua comicità, interroga lo spettatore, lo chiama fisicamente ad aiutarla, lo invita a gettare un’occhiata oltre il cliché femminile, a togliere il trucco che nasconde e stereotipa. Alla fine dello spettacolo firmato da Paolo Bignami, la scrivania asettica diventa una cucina ingombra e disordinata, e conquiste e sconfitte, rivincite e frustrazioni vengono stese su un unico filo, proprio lì, accanto ai panni appena lavati.