Quando gli ultimi riverberi del sole svaniscono dal cielo, rimangono solo i lumini tremolanti a combattere la carezza della notte che si allarga sui cimiteri. E se le nostre menti nascondono paure e timori in quelle fosse d’ombra, ci pensa Carlo Deffenu e il suo Il clan dei cari estinti, pubblicato da Watson Edizioni, a rischiarare cripte e loculi di una luce dolce e vitale.
Corrado è un ragazzino fragile e impopolare. I suoi occhi eterocromatici sono velati da una tristezza incontenibile, che da mesi si artiglia alla sua anima fino a spolpargli il nome, trasformandolo per tutti i suoi compagni in Sad, Triste.
Suo padre Ninetto è una delle tante morti sul lavoro, per Corrado è l’unica morte che sia stata in grado di lacerargli la vita e adombrargli lo sguardo. Per questo val bene rischiare e inoltrarsi nella dimora decadente di Eleanor Mallow, un’anziana signora uccisa sessant’anni prima, durante la notte di Halloween per cercare una leggendaria formula magica in grado di riportare in vita i morti.
Al suo fianco c’è Mauro, il bullo della scuola che non perde occasione per ridicolizzarlo, dietro di lui, oltre l’alta cancellata, gli occhi verdi di Giulia di cui è innamorato. Corrado/Sad non può più tirarsi indietro.
La ricerca di Sad, però, inciampa nelle pieghe del caso e il vuoto sotto i suoi piedi si trasforma nel terreno umido e molle del cimitero. La testa pulsa e sanguina, i piedi dolgono per le scarpe di vernice strette e gli occhi devono abituarsi alla penombra, ma la carne attorno alle sue ossa è tangibile, la sua fame concreta, il suo spaesamento reale.
Nella cripta lo attendono altri come lui, altri morti solo po’ pronti a guidarlo lungo quei sentieri di non vita sospesi in un limbo di materia e spirito. Isotta, Malto, la stessa Eleanor Mallow sono pronti a fornirgli una mappa di quel nuovo mondo, un bugiardino su cui leggere le precauzioni d’uso, ma soprattutto a renderlo un membro del loro esclusivo club.
Tra i viottoli ghiaiosi e i marmi muschiati la non vita di Sad presenta luci e ombre, che si intrecciano alle anime di coloro che popolano il cimitero. Suo padre Ninetto e suo nonno Bachisio, lo spirito della piccola Leda, l’anima nera di Tony Rossizzo e lo strano guardiano che parla con i fantasmi.
In questa dimensione parallela, assurda quanto concreta, Sad acquisisce consapevolezza del dono che si cela dietro le sue iridi di diverso colore, stringe amicizia con il popolo dei fantasmi e dei morti solo un po’, porta avanti la ricerca della formula magica e il sacrificio d’amore che lo lega al padre, cerca di sfuggire al male che non ha età e dimensione. Il ragazzino nerd e impopolare lascia le sue impronte sul cammino da eroe, risvegliando quell’essenza pulsante che vibra sotto la pelle di ognuno di noi.
Carlo Deffenu popola il suo lavoro di personaggi che di intangibile non hanno nulla. Ognuno di essi è un’entità delineata, con una voce, un carattere, uno sguardo sul mondo propri. Lo stile scorrevole non è sinonimo di banalità, le descrizioni sono precise e mai superflue, e il paesaggio mescola in sé un pizzico di Tim Burton ben dosato.
“Il clan dei cari estinti” solleva il velo su ciò che ci atterrisce di più, la morte, e senza renderla ridicola o troppo leggera, la panneggia con colori diversi, le dona una dimensione alternativa, quasi sopportabile.
C’è una sensibilità nella scrittura dell’autore che emerge sotto la cute trasparente dei corpi non morti, dei fantasmi e dei vivi. Pulsa come sangue caldo e si mescola all’ironia e alla fantasia che si tuffano nei ventricoli di un libro che si legge d’un fiato e che lascia il lettore con la speranza che in futuro ci sia ancora un altro battito da poter ascoltare.