Cavalieri Mascherati

Peter Pan Begins, dei Cavalieri Mascherati

La crisi generazionale prende forma con lo spettacolo “Peter Pan Begins” della compagnia dei Cavalieri Mascherati, sul palco del Teatro Studio Uno fino al 28 febbraio. Un salto nel vuoto che scaraventa i giovani trentenni in una terra limbica, dove lo sguardo sembra potersi fermare solo sull’orizzonte incerto del futuro o quello sicuro del passato, senza che il fiume del presente scorra nel mezzo. In una società liquida come quella attuale, i trentenni si ritrovano in una fascia di bonaccia, dove i venti non hanno forza sufficiente per sospingere la nave e ogni porto appare ormai troppo lontano. “Peter Pan Begins” è il primo lavoro del “Dittico dell’incerto”, il primo passo di un giovane uomo e di una giovane donna tra le sabbie dell’incertezza, lungo quel sentiero che li porterà definitivamente a varcare l’uscio che separa un secolo dall’altro, un millennio dal successivo. Una generazione Y che è sospinta in avanti con forza da chi li segue, trascinata con violenza in un mondo nuovo da chi li ha preceduti, eppure ancora con il cordone ombelicale saldamente connesso a un universo analogico.

I Cavalieri Mascherati, alias Alessandro De Feo, Marco Foscari, Alessia Iacopetta, Angela Pepi e Gioele Rotini si muovono nel dedalo di colloqui di lavoro, di desideri inespressi, di sentimenti confusi, di trasmissioni televisive inconsistenti, di cliniche psichiatriche che li vorrebbero sedare, ridurre al silenzio le nostalgie che popolano i loro sogni ad occhi aperti. C’è da adeguarsi a un mondo nuovo, ma quel nuovo mondo sembra non aver mai avuto in mente una generazione spaesata come quella dei trentenni di oggi, disorientata dal passaggio dall’analogico al digitale più della generazione X, lasciata sola a navigare in acque sconosciute. “Peter Pan Begins” è la presa di coscienza, è la rivelazione che i trentenni vorrebbero dichiarare alle migliaia d’occhi senza più aspettative che li osservano, li scrutano, li ignorano quotidianamente: in una mano hanno lo smartphone e nell’altra un pallone di plastica arancione, il loro cuore ha un ventricolo analogico e uno digitale. È questa la cifra distintiva per una nuova generazione che è già vecchia.