Cloudy Sunday è una nota canzone di Vassilis Tsitsanis, che racconta la fame, la miseria, la paura, gli arresti e la repressione che hanno subito gli abitanti di Tessalonica durate l’occupazione tedesca del 1942. Tutto il dolore del popolo greco è condensato in questi versi, che traducono in musica l’atmosfera di terrore e disperazione che avvolgeva la città, mentre la comunità ebraica veniva sterminata dai soldati nazisti. Manousos Manousakis prende in prestito la musica di Tsitsanis e la trasforma in immagini nel suo film, che per la prima volta porta sul grande schermo la più grande persecuzione ebraica in Grecia.
Manousakis dipinge il suo film su uno scenario di terrore, imbrattato di sangue, ma allevia il tono della storia raccontandola attraverso gli occhi di due innamorati sfortunati, George ed Estrea, un cristiano e un’ebrea, i cui destini si incrociano nel momento di maggior crudeltà dei soldati tedeschi, che stanno rastrellando la città per privare gli ebrei di tutti i loro beni e relegarli nel ghetto. Nonostante il pericolo incombente, i due ragazzi combattono fino all’ultimo sangue per aiutare i loro concittadini, e per vivere il loro amore a prescindere dalle convenzioni sociali che li vorrebbero sposati con ragazzi della loro stessa religione.
Il fil rouge tra la guerra è l’amore è la musica che, suonata illegalmente nei club, si fa portavoce della sofferenza profonda di questo popolo, costretto a vivere costantemente nella paura, ed è su questo elemento che Manousakis punta tutto, dando un taglio insolito e una personalità sofisticata a un film dall’estetica apparentemente televisiva. Toccando le corde del cuore con una rara delicatezza Cloudy Sunday porta per la prima volta alla luce una pagina dimenticata della storia greca e lo fa concentrandosi su una piccola storia d’amore, come tante di quelle che aveva incontrato nelle sue ricerche, ma che più di ogni cosa sa rappresentare il sentimento di quegli anni.