Ray è un ragazzo intrappolato nel corpo di una ragazza, un’adolescente che da quando ha memoria non desidera altro che svegliarsi una mattina e come per incanto riconoscersi nell’immagine che vede riflessa nello specchio. Con il passare del tempo il desiderio di Ray (Elle Fanning) è diventato sempre più bruciante e la sofferenza che gli causa ogni giorno la sua situazione, tra atti di bullismo e amori impossibili, ha convinto sua madre Maggie (Naomie Watts) a consultare un medico per iniziare la terapia ormonale che trasformerà per sempre sua figlia in un ragazzo. Il percorso che Ray dovrà affrontare è lungo e faticoso ma soprattutto difficile da accettare non solo per sua madre, ma anche per sua nonna Dolly (Susan Sarandon), nonostante conviva felicemente con una donna e si sia battuta sin dai primi anni ’70 per la parità dei diritti degli omosessuali.
Con una mamma single e una nonna lesbica dichiarata la famiglia di Ray è sicuramente poco convenzionale e lontana da un’ideologia tradizionale bigotta, ma è proprio questo che rende 3 Generations di Gaby Dellal un film fresco e originale, lontano dal raccontare l’incomprensione tra generazioni diverse, e che invece si concentra sull’incontro spirituale di queste tre donne in una situazione che richiede grande coraggio e una mente priva di barriere. Ray, Maggie e Dolly sono chiamate ad affrontare i cambiamenti, a guardare oltre l’identità sessuale per soffermarsi sull’essenza delle persone più che sulla forma, e soprattutto ad accogliere per la prima volta nella loro casa l’uomo che mancava.
Gaby Dellal sorprende per la delicatezza con cui sa raccontare questa storia nei colori pastello delle emozioni, da un punto di vista che è esplicitamente quello di una donna introspettiva e misurata, a cui non interessano le tragedie familiari urlate, ma i sentimenti sussurrati, e che sa accompagnare i suoi spettatori per mano verso un futuro in cui l’identità sessuale abbandonerà le tinte forti del pregiudizio per accarezzare tutte le sfumature dell’essere umano.