Se non lo condividi non è mai accaduto. Che sia un evento speciale o un giorno come un altro, ogni istante della tua vita vale la pena di essere immortalato, incorniciato da un commento ammiccante e pubblicato sui social network per raggiungere quante più persone e consensi possibile. Se non lo fai o hai una vita troppo noiosa da nascondere o peggio stai egoisticamente privando qualcuno di un’esperienza che altrimenti non potrebbe vivere mai. E no, non è una puntata di Black Mirror o il racconto di un futuro distopico, ma la realtà del nostro secolo, la dittatura di Facebook, Instagram, Twitter, che hanno lentamente preso il controllo delle nostre vite con la promessa di annullare le distanze e rendere la comunicazione più semplice.
Il principio su cui si basa The Circle è essenzialmente lo stesso: l’utopia di una società trasparente in cui la privacy è completamente annullata in virtù di una vita più sana, produttiva e sicura. Dopo tutto chi non mostrerebbe una versione migliore di se stesso se sapesse di essere osservato 24 ore al giorno? La teoria del fondatore della società Eamon Bailey (Tom Hanks) non fa una piega, ed è talmente convincente da persuadere anche la nuova assunta Mae (Emma Watson) a rinunciare totalmente alla propria privacy per vivere la sua vita in un regime di trasparenza assoluta. Catapultata dalla provincia nella la più grande azienda di tecnologia e social media del mondo, Mae è disposta a tutto pur di non perdere il suo lavoro ed entrare a far parte della comunità di The Circle e, senza pensare troppo alle implicazioni che la sua scelta avrà sulla sua vita privata, si fa cucire una mini telecamera sul taschino e accende i riflettori su se stessa.
Improvvisamente Mae non è più sola. Ogni sua azione viene spiata, scansionata e commentata da migliaia di utenti, che sentono il bisogno spasmodico di affacciarsi sulla sua vita e comunicare con lei a qualsiasi ora. The Circle è l’esasperazione della socialità in una dimensione in cui la privacy si è dissolta, per continuare ad esistere solo nell’intimità della mente, ma ancora per poco. Quando Dave Eggers nel 2014 ha pubblicato The Circle, il romanzo che ha ispirato il film, questa operazione di controllo sull’essere umano sembrava un incubo, ma lentamente sta diventando una realtà sempre più tangibile, basti pensare al rapporto simbiotico che le nuove generazioni hanno con youtube e i suoi miti e al piacere voyeuristico che traggono dall’osservazione costante della loro vita privata.
Oggi The Circle non è più un film di fantascienza, ma rappresenta l’orrore del progresso che ci insegue ansioso di cannibalizzare la nostra privacy, e basta questo a generare la paura. E James Ponsoldt ne approfitta affidandosi al lavoro di Dave Eggers senza cedere a guizzi d’ingegno, visto che il romanzo contiene già in se stesso il nucleo scottante della questione. Eppure rimane il dubbio che questo romanzo meritasse un adattamento più puntuale, più calato nella storia, invece di un passaggio a volo d’angelo sulle vite dei personaggi, leggero come un drone che li osserva da lontano. L’ansia per un futuro dominato dalla tecnologia è presente dalla prima all’ultima inquadratura, così come l’impossibilità di sfuggire al controllo, ma declinare all’infinito lo stesso tema non basta a fare un buon film, ed è qui Ponsoldt delude le aspettative, limitandosi a trascrivere Eggers sullo schermo, ma in una versione molto più scialba.