Enrico Sortino

Yesus Christo Vogue, di Joele Anastasi

Scendiamo lentamente lungo un tunnel di orrore e vacuità. Il nostro sguardo viene intrappolato da tre piccoli monitor, tre occhi appesi lungo il breve corridoio, che testimoniano il disfacimento dell’umanità, inquadrando il terrore e screziandolo di vuoto. È un rito di passaggio che scartavetra la patina superficiale di ognuno di noi ed espone le nostre ferite al buio della sala e della storia. È questo pugno allo stomaco il primo obolo da pagare per vedere “Yesus Christo Vogue”, nuovo spettacolo della compagnia Vuccirìa Teatro per la regia di Joele Anastasi.

Una nebbia fitta ci avvolge una volta superata la porta socchiusa. Trovare le poltrone è come cercare un posto nel mondo, e quando riusciamo sembra che i nostri sensi siano ottusi, anch’essi avvolti dal velo nebuloso. Attendiamo con pazienza che tutti compiano il rituale, che tutti vengano lacerati dalla consapevolezza della decomposizione dell’umanità, mentre un Cristo sporco, alcolizzato, drogato è relegato in un angolo della sala, illuminato dall’unico fascio di luce.

Quando il palco si rivela, realizziamo che di esso non rimangono che due strisce appena. Un incrocio di strade interrotte, una croce consumata. La storia non esiste più, il mondo è stato divorato e vomitato e noi sediamo tra le sue macerie fumanti. E mentre il Yesus Christo Vogue viene inghiottito dal buio della nicchia della memoria, due figure emergono indistinte dalla nebbia. La corruzione ha intaccato i corpi dei due esseri umani sopravvissuti, ma soprattutto ha sbreccato le loro anime, che travasano all’esterno l’inquietudine del vivere. La foschia non si dirada, è la nebbia della ragione e della speranza, precipitate nel baratro assieme all’umanità. L’apocalissi ha cancellato l’uomo e l’amore, e ha partorito infelicità e solitudine. Adamo ed Eva della nuova genesi hanno già perso la purezza, la speranza, la capacità di sognare, ma sono condannati ad una vita eterna, senza un passato e senza un futuro, in un costante presente senza redenzione. Sono divinità nate dal fango che non tendono al cielo.

È allora che la morte diviene desiderio. La stasi di vita in cui sono immersi i due sopravvissuti non genera altro che sofferenza, e anche la possibilità di concepire un altro essere umano, unico embrione di cambiamento, sembra dolorosa, infausta. Non c’è nemmeno un Dio a cui appellarsi, scomparso con l’umanità stessa, divorato dalla falsa onnipotenza della sua creatura più bella. Adamo ed Eva sono soli, lottano, si graffiano, si sottraggono all’amore perché non riescono a riconoscerlo. Sono anime dissonanti che non entrano in risonanza e tra loro si genera una cacofonia di vuoto e paura e rabbia.

Yesus Christo Vogue 2

“Yesus Christo Vogue” è un’apocalissi in nuce. Ogni essere umano contiene in sé quell’annientamento, quel dolore, che esplode ogni volta in cui assurgiamo a divinità, ogni volta che scagliamo giù Dio e ci sostituiamo a lui, convinti che l’infinito sia ad un passo e basti tendere la mano per afferrarlo. È il cataclisma di fango e superbia con cui l’uomo ha ricoperto il divino. Yesus Christo Vogue, però, ci osserva, sporco e ferito e attende di essere lavato e purificato per redimere l’amore. La nebbia si dirada solo quando viene sostituita dalla consapevolezza.

Vuccirìa Teatro, ancora una volta, non teme di affrontare il buio dell’umanità, le sconfitte dell’uomo che intessono la storia, quella personale e quella del mondo. Già il nome Vuccirìa è di per sé evocativo. È infatti il nome di un famoso mercato palermitano, che se da una parte trae origine dal termine francese boucherie, cioè macelleria, dall’altro, in dialetto locale significa confusione. Un ammasso disordinato di carne, come appunto l’umanità stessa, le sue speranze, i suoi conflitti, le sue bassezze e aspirazioni.
La regia di Joele Anastasi (Yesus Christo), drammaturgo e attore neanche trentenne, si dimostra cruda e di forte impatto, sicuramente evocativa. Adamo, Enrico Sortino, appare sottotono, quasi spaesato, soverchiato in più punti dalla forza e dalla determinazione dell’ultima Eva, l’ottima Federica Carruba Toscano.

I Vuccìria Teatro hanno vinto il “Roma Fringe Festival 2013” e il “San Diego Fringe Festival” con “Io, mai niente con nessuno avevo fatto“, mentre Federica Carruba Toscano è reduce dallo spettacolo Ogni volta che guardi il mare

Ad ospitare “Yesus Christo Vogue” in prima nazionale fino al 26 marzo sarà il Teatro dell’Orologio di Roma.