Recensione di: Marco Scali
L’inferno è nel Caos. Ogni giorno arrivano schiere di nuovi peccatori a cui Minosse, addetto al loro smistamento, non sa dare loro la giusta collocazione all’interno dei gironi infernali. Lucifero si trova, quindi, costretto a rivolgersi a Dio per una soluzione. Dopo una riunione con i santi del paradiso, Dio arriva ad una soluzione. Rimandare Dante Alighieri sulla terra per una catalogazione dei nuovi peccati.
Dante viene mandato in una città del nord Italia dove, grazie all’aiuto di Demetrio Virgilio, un trentenne precario, inizia la sua ricerca dei “Nuovi Peccati”
La solita commedia-inferno rientra in quella tradizione di cinema comico italiano fantastico, e ne porta avanti i fasti. Pur non potendolo accostare a capolavori di quel cinema, come ad esempio: Non ci resta che piangere, Piccolo Diavolo o Fracchia contro Dracula riesce comunque ad avere una propria dignità, avendo ben quattro meriti da riconoscergli. Primo perché ha i suoi momenti comici, senza un eccessivo uso della volgarità, ma ricorrendo anche a gag meccaniche (derivate dal cinema fantozziano), insolito nella produzione del duo comico Biggio- Mandelli. Secondo, perché fa una critica sociale, puntando sul quotidiano, che è quello che ci rende più mostri. Se le altre commedie non fanno altro che puntare il dito contro alla politica, la mafia e la precarietà che hanno distrutto il nostro paese, la solita commedia ci mostra come anche i piccoli gesti che facciamo tutti i giorni hanno contribuito, e contribuiscono, a portarci al disastro in cui viviamo. Terzo merito è la volontà di presentare una regia ed una scelta di location, più varia possibile. Non un film italiano da camere da letto, ma che va in strada, nei condomini, in discoteche e supermercati, e che mostra un grande lavoro di regia, in particolare in fase pre-produttiva. Quarto merito, infine, è il suo non chinare il capo alla chiesa sia come istituzione che come credo. Se una cosa fa ridere, poco importa, per il duo comico, se si può offendere qualcuno. E ciò, dopo i fatti di Parigi, è d’apprezzare sopra ogni cosa.