Fiuggi Film Festival 2016

Fiuggi Film Festival 2016 – Keeper, di Guillaume Senez

Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta dovrebbe essere lento, seguito dalla graduale acquisizione del senso di responsabilità, ma in alcuni casi degli eventi inaspettati possono accelerare questo processo, facendo diventare grandi in un attimo. La gravidanza è uno di questi, o forse è il momento esatto della vita in cui si diventa adulti, e così quando all’improvviso piomba addosso ai quindicenni Maxime e Nathalie la loro giovinezza e tutti i loro sogni si infrangono contro la realtà.

I due ragazzi sono messi profondamente in crisi da questa nuova esperienza e costantemente incerti sulla possibilità di tenere o meno il bambino, visto che il loro futuro tra scuola e lavoro è ancora incerto, ma non smettono mai di tenersi stretti, di essere alleati l’uno all’altra. Quando arriva la notizia della gravidanza di Nathalie infatti, Maxime si sta allenando per i provini di calcio più importanti della sua vita, ma nonostante questo non riesce a smettere di pensare a un attimo alla sua ragazza, costretta a trasferirsi in una casa per ragazze madri, e al suo ruolo di padre, al punto da perdere di vista il sogno della sua vita, che con l’arrivo del bambino passa necessariamente in secondo piano. E così in un continuo oscillare tra chi desiderano essere e chi sono, tra come potrebbe essere la loro vita una volta diventati genitori e la volontà di restare aggrappati alla spensieratezza dei loro anni, Maxime e Nathalie raccontano a modo loro cosa vuol dire diventare grandi.

Guillaume Senez abbraccia questa storia con tenerezza, prendendo in prestito il linguaggio emotivo dei più giovani per raccontarla, aiutato anche dai bravissimi Kacey Mottet Klein e Catherine Salée, riuscendo così a creare un’opera semplice e altamente introspettiva al tempo stesso, che guarda il mondo all’altezza dei ragazzi. E anche se il tema della gravidanza inaspettata nel cuore dell’adolescenza non può che far tornare in mente Juno di Jason Reitman, Senez si sforza di comporre una storia diversa, dai toni più tenui e meno ironici, diversa da quella dei film che l’hanno preceduto ma non meno pregevole.

Fiuggi Film Festival 2016 – Coconut Hero, di Florian Cossen

Il 99 % delle persone che si sparano in testa muoiono all’istante. Mike Tyson no. Il suo destino è sopravvivere a tutti i suoi tentativi di suicidio, e non importa quanto sia creativo il metodo che ha scelto per togliersi la vita, Mike ce la fa ogni volta. E così, con una fucilata in testa inizia Coconut Hero, la storia del un ragazzo con il nome da pugile che non voleva diventare grande. Mike  ha 16 anni e vive al centro di Nowheresville con sua madre. I suoi genitori sono separati ed è il bersaglio preferito dei bulli della scuola, ma non sembra depresso per la sua situazione, quanto più che altro stanco di andare avanti con la sua vita ed attratto dalla morte in un modo talmente perverso che ogni occasione è buona per tentare di uccidersi.

Tutto cambia quando scopre che la morte in realtà gli sta con il fiato sul collo e che può finalmente godersi la vita, perché il suo desiderio sta per realizzarsi senza che lui alzi un dito. Ma è proprio in questo momento che sul suo cammino si presenta Miranda, la ragazza più dolce che lui abbia mai conosciuto, che gli vuole bene anche se ha qualche rotella fuori posto e non desidera altro che aiutarlo a vivere al meglio il tempo che gli resta sulla terra. Questo incontro sconvolge completamente le sue prospettive sulla vita e sulla morte e paradossalmente sposta l’asse del film dall’ironia del dramma alla serietà del romance.

Ed è proprio questo che pone il film del regista tedesco Florian Cossen a metà strada tra la commedia e il dramma, fornendo un punto di vista singolare sul tema del suicidio, ma anche sulla scoperta dell’amore, che a differenza della morte viene affrontato con estrema serietà, come quel momento della vita che cambia la visione del mondo, e dai cui non si può più tornare indietro. Cossen esplora la delicatissima fase dell’adolescenza, e dei turbamenti che porta con sé senza mai risultare scontato e ricalcare vecchi clichè, ma con un’intelligenza fuori dal comune, che non si limita a descrivere il dramma esistenziale del protagonista, ma si sforza di entrare nella sua testa per portare alla luce tutte le sue contraddizioni.