Keith David

The nice guys, di Shane Black

«Ma… Ha nominato il nome di Dio invano?»

«No! Mi è tornato utile!»

Shane Black, dopo Iron man 3, torna a dirigere un genere a lui caro e congeniale. In questo effervescente buddy movie che contamina il noir con la commedia, la strana coppia di inetti detective, formata dal violento ex poliziotto Jackson Healy [Russel Crowe] e dall’inconcludente investigatore privato Holland March [Ryan Gosling], si ritrovano a dover gestire le loro divergenze ed unire le forze per sbrogliare un caso molto più grande di loro.

Dopo gli esplosivi 48 ore, Arma letale, L’ultimo boyscout, Black propone con successo, fuori concorso a Cannes, una nuova coppia mal assortita di outsider, di antieroi, che tutto vorrebbero fuorché complicarsi la vita, già di per sé mal messa, con un lavoro complicato e pericoloso. Come esterna spontaneamente il regista, fondamentale è stato il lavoro di Gosling e Crowe che, come esterna spontaneamente il regista e sceneggiatore, «sono entrambi attori di massimo livello che hanno saputo infondere la vita nei loro personaggi; e la storia non è solo una commedia o un film d’azione, ma una perfetta combinazione di entrambi».

«I giorni delle signore e dei gentiluomini è finito».

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Healy è più pragmatico e spartano: è «cresciuto da irlandese a Riverdale nel Bronx» e ha un passato mai dimenticato nella polizia, che gli ha fornito un’etica di base la quale, però, si scontra con un bisogno irrefrenabile di sfogare la violenza repressa e generata da vicende non espresse esplicitamente in questo film. March è diventato prematuramente vedovo, con progetti di famiglia e di casa rimasti miseramente incompiuti; questo lo spinge a cercare costantemente scorciatoie, immerso in un loop depressivo in cui si alternano fasi di cinica lucidità, quando deve cogliere occasioni per spillare soldi facili ad ingenui clienti, e stati di oblio dovuti all’eccesso di alcool nel sangue. Il personaggio di Gosling sarebbe un perdente irrecuperabile su tutta la linea, se non fosse per sua figlia Holly, una tredicenne cresciuta in fretta, con uno spiccato senso della giustizia, una perspicacia probabilmente, derivata sicuramente dai cromosomi materni, e una simpatica attitudine ad ignorare le regole paterne.

«Questione di genetica!»

Holly è interpretata dal talento australiano Angourie Rice, che già aveva conquistato il pubblico di Cannes come coprotagonista nel dramma di ambientazione apocalittica These final hours e che vedremo in Jasper Jones (regia di Rachel Perkins), adattamento cinematografico del romanzo di Craig Silvey. Per interpretare al meglio i ruoli di padre e figlia, i due attori hanno trascorso parecchio tempo insieme, e l’alchimia che è derivata da questo metodo la si evince palesemente sul grande schermo.

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The nice guys è un noir con molti elementi da commedia rocambolesca, un buon poliziesco dalla storia non convenzionale, leggermente surreale, nella quale si muovono personaggi esasperati eppure credibilissimi, familiari oserei dire. Healy e March sono, alla luce dei fatti, due idioti che si completano come in un’unione ben riuscita, e dire che Healy non perde occasione di rendere palese, con battute sarcastiche, che odia il matrimonio, il perché lo scopriremo in un probabile sequel.

«Vomitiamo e poi ci sbarazziamo del corpo».

Gosling coglie appieno l’essenza stessa del film: «La sceneggiatura – scritta a quattro mani da Anthony Bagarozzi [Death note] e dallo stesso Black – non si prende troppo sul serio… i personaggi sì; è proprio questo che li rende ridicoli».

Fotografata creativamente da un Philippe Rousselot [Animali fantastici e dove trovarli, Big fish, Charlie e la fabbrica di cioccolato] che ci regala un bell’incipit con ripresa aerea della città partendo da dietro la famosa insegna di Hollywood, la Los Angeles degli anni ’70, è ricostruita egregiamente dallo scenografo Richard Bridgland [Priest, Rock’n’Rolla] e dalla costumista Kym Barrett [collaboratrice fissa dei fratelli Wachowski]. Con l’aggiunta di una colonna sonora molto colorita e variegata, in tono con il resta dell’ambientazione, che evoca i party fuori di testa nel bel mezzo del boom del cinema a luci rosse. I compositori John Ottman e David Buckley radunano pezzi di storia della musica come Bee Gees, Kiss, America, Kool & the Gang, Al Green e addirittura portando fisicamente sulla scena gli Earth, Wind & Fire, una vera chicca per gli appassionati.

The nice guys è spettacolare e divertente fino alle lacrime, sin dal prologo.

Non perdetevi l’inizio!

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