Kristy

Kristy, di Oliver Blackburn

Justine è l’incarnazione della perfezione e ha tutto ciò che una ragazza potrebbe desiderare. È bella, piena di amici, eccelle negli studi e negli sport, e il suo ragazzo è un aspirante scrittore dalla bellezza eterea, per giunta innamoratissimo di lei. Oltre ad essere una studentessa modello, Justine è anche una lavoratrice instancabile, e si paga gli studi da sola, lavorando fino a tarda notte nella mensa scolastica. La sua vita patinata scorre pacifica, fino a che una notte la perfezione mostra il suo lato più oscuro e l’idillio si scioglie nel sangue.

Il campus è deserto. Tutti gli studenti stanno festeggiando il Ringraziamento con le loro famiglie attorno ai loro tacchini ripieni, mentre Justine, che non aveva abbastanza soldi per pagarsi il viaggio, si aggira da sola per i corridoi. Il silenzio è surreale, mette i brividi, ma la ragazza cerca di godersi la rara tranquillità di quello spazio gigantesco, solitamente infestato dagli schiamazzi dei suoi colleghi. All’improvviso una luce vibra. Qualcuno ha superato la sicurezza ed è entrato nel campus, nella sua stanza, ha violato il suo spazio. La bella Justine, la ragazza più diligente del campus, è la vittima prescelta di una setta che sta mietendo una dopo l’altra le ragazze più invidiate del paese, le più pure, le più sante, che loro identificano con il nome simbolico di Kristy, per assonanza con il nome di Cristo. La caccia è serrata e il campus diventa un teatro di morte senza precedenti, ma la nuova “Kristy” non si arrende ai suoi carnefici come un placido agnellino.  Si nasconde, fugge e imbraccia con tutte le armi a sua disposizione per avere salva la sua vita, scoprendo di avere più forza di quanto avesse mai immaginato. Il sangue scorre a fiumi tra le sue mani, la nutre e di coraggio, e da quel momento Justine si spoglia per sempre dei panni della vittima innocente per vestire quelli della cacciatrice spietata.

kristy
Oliver Blackburn gode nel torturare i suoi personaggi, li mette alla prova fisicamente e psicologicamente contro l’essenza stessa del male che, come nel crudelissimo Donkey Punch, non risiede nel sovrannaturale, ma nell’uomo, nella sua crudeltà repressa. L’essere umano è per natura un cacciatore, un assassino, e gode nel provocare sofferenza ai suoi simili, buoni o cattivi che siano. Nei film di Blackburn nessuno è innocente, e nessuno è immune al sadismo sanguinario,  al punto che anche una “santa” come Justine, presa di mira proprio per la sua purezza d’animo, non esita a torturare i suoi assalitori con i metodi più disparati e a trarre un sottile piacere dal dolore che infligge. E proprio nella fluidità tra bene e male, e nella costante alternanza di ruoli, in cui vittima e carnefice si fondono e si confondono, che Kristy trova il suo punto di forza, la chiave che gli permette di interpretare uno slasher movie da manuale da un punto di vista imprevisto e incredibilmente efficace.