orrore

Sei ancora qui – I still see you, di Scott Speer

Sei ancora qui dimostra che una storia avvincente, filmicamente ben orchestrata, vale più di centinaia di minuti spesi per un prodotto in CGI con gli attori più in vista del momento a fare i fighi davanti ad un green screen.

Sei ancora qui è un thriller sovrannaturale basato sul romanzo young adult di Daniel Waters Break my heart 1000 times, finora inedito qui da noi; ma niente panico: dal 2 ottobre 2018 il libro sarà disponibile per l’acquisto con lo stesso titolo italiano del film di Scott Speer [Step Up Revolution, Il sole a mezzanotte – Midnight Sun], edito da Sperling & Kupfer, ormai la storica casa editrice di Stephen King e Dean Koontz, per citarne due a tema.

In seguito ad un incidente catastrofico, avvenuto in un laboratorio di ricerche di Chicago, gran parte della popolazione è morta ma non ha abbandonato definitivamente il suo posto.

«Una parte di loro è rimasta. Li chiamiamo “i redivivi”».

Non si tratta dei soliti zombie e nemmeno di ectoplasmi più o meno appiccicosi, né tantomeno di poltergeist che possano infestare i luoghi a cui sono in qualche modo legati. Si tratta invece di presenze, che sono state rese un po’ più materiche di un ologramma dalle particelle sprigionate dall’esplosione nell’atmosfera terrestre, e che, però, si dissolvono come una nuvola di fumo condensato non appena un vivo le sfiora.

«Quando muoriamo lasciamo dietro di noi come una scia. Queste scie sono delle tracce che ci possono condurre indietro per interagire con i vivi».

Una situazione paradossale in cui il bambino protagonista de Il sesto senso di Shayamalan non si sentirebbe di certo più a disagio: è un mondo in cui i morti camminano, mangiano, dormono – in una parola “vivono” – con i vivi.

In questo mondo distopico in cui le barriere tra vita terrena e aldilà hanno subito in qualche modo un cambiamento radicale, le anime sono bloccate in un piccolo loop: appaiono ai vivi in un episodio di routine quotidiana, come il residuo che rimaneva a volte sugli schermi tv catodici quando si spegneva, ma non interagiscono in alcun modo con loro.

Ognuno può continuare a vedere, perciò, i propri cari, ma non solo… Senza interagire, senza poter comunicare e senza che essi possano in alcun modo interferire con i sopravvissuti. Queste sembrano le regole non scritte che valgono per tutti. Tutti tranne uno, che sembra voler a tutti i costi comunicare qualcosa ad una ragazza: Veronica Calder, soprannominata Ronnie, diciassettenne inquieta che non ha mai elaborato il lutto che l’ha colpita, che ogni mattina fa colazione con il padre perso nel famoso Incidente e che tutti i giorni saluta la madre e passa oltre un vicino di casa anch’esso morto oppure, in sella alla sua bicicletta, passa letteralmente attraverso un’anziana che tutti i giorni alla stessa ora cammina in mezzo alla strada nello stesso punto.

Ma Ronnie oltre al compianto papà, e ai vicini, ora vede un’altra presenza in casa. Si tratta di un ragazzo a lei sconosciuto. Lo spirito che vuol comunicare con lei sembra avere uno scopo, una volontà che lo rende diverso dagli altri fantasmi; la segue ovunque, le appare ovunque, non solo nella sua routine residuale. Cosa le vorrà comunicare? Le sue intenzioni saranno meramente platoniche o terribilmente malvagie?

«Ho paura che voglia farmi del male».

Per scoprirlo Ronnie si farà aiutare da un ragazzo asociale ed emarginato come lei, Kirk – interpretato da Richard Harmon [Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il ladro di fulmini, Judas Kiss, Adaline – L’eterna giovinezza], e dal suo insegnante di liceo, il professor Bittner – un convincente Dermot Mulroney [Il matrimonio del mio migliore amico, Insidious 3 – L’inizio, Truth – Il prezzo della verità].

 «Sai che qualcosa sta per accadere, vero?».

Ronnie è interpretata da Bella Thorne [La babysitter, Il sole a mezzanotte – Midnight Sun], che aveva già lavorato con il regista e la scelta di affidare a lei il ruolo della protagonista si è rivelata azzeccatissima: l’attrice sa essere convincente nella profonda tristezza che deve trasmettere al pubblico insieme alla frustrazione e al senso di colpa perché all’età di 9 anni ha perso davvero il padre e ha vissuto nascondendo nel profondo dell’animo gli stessi sentimenti del personaggio che è chiamata ad interpretare nel film. Il tocco in più quella parrucca nera che le conferisce un dark mood perenne, quasi voglia reprimere una evidente bellezza per autopunirsi.

I temi della perdita degli affetti e della pena autoinflitta, della presenza casuale a fronte di un’assenza forzata, dell’impossibilità di costruire legami terreni come di spezzare i vincoli con ciò che non c’è più assumono l’aspetto di una punizione estrema, potenzialmente infinita sia per i vivi sia per i morti. Come questo continuo trovarsi davanti il proprio oggetto dell’elaborazione del lutto non porti alla pazzia i personaggi lo sanno solo scrittore e sceneggiatore.

La reiterazione dell’episodio vitale dei cosiddetti “redivivi” congela una loro scena quotidiana come il cinema “immortala” una sequenza di fotogrammi. Un famoso critico dei Cahiers du cinéma, André Bazin, nel suo saggio Morte ogni pomeriggio, si scagliava contro chi spettacolarizzava la morte come fosse un atto superficiale e teorizzava un’origine psicanalitica di questa ossessione delle arti plastiche, e quindi anche del cinema, per la morte e la considerava legata ad un “complesso della mummia”: l’uomo avrebbe infatti il bisogno primordiale di difendersi dal tempo e il cinema assolve questa esigenza, perché “fissa artificialmente le apparenze carnali dell’essere” per “strapparlo al flusso della durata: ricondurlo alla vita”, realizzando il nostro inconscio desiderio di “rimpiazzare il mondo esterno con il suo doppio” e avere l’illusione di sconfiggere il tempo.

Oltre a tutte queste tematiche legate alla morte, in Sei ancora qui è presente un riferimento neanche troppo velato all’11 settembre. Forse anche più di uno, ma lascio che sia la sensibilità dello spettatore a cogliere questo genere di connessioni tra film e vita reale.

Al fine di ottenere il massimo impatto drammatico, in scene che dovevano esprimere anche epicità e mistero, sono stati adoperati gli obiettivi anamorfici Hawk, montati su una immancabile ARRI® Alexa, ed è stata fatta una scelta non si sa quanto dettata dall’economia, ma sicuramente ben giustificata dal regista: «non volevamo fare un film interamente in CGI – spiega Speer – volevamo un film drammatico portato avanti dalla recitazione dei protagonisti in cui ogni tanto potevano comparire degli effetti speciali» e per le sequenze in cui compaiono alcuni personaggi che poi spariscono nel nulla «giravamo l’intera sequenza e poi, con la mdp che ancora registrava, chiedevo all’attore che impersonava il fantasma di camminare fuori dall’inquadratura. La mdp così poteva riprendere tutto ciò che si trovava sullo sfondo. Dopodiché mandavamo tutto alla VFX Cloud di Vancouver. Quelle scene le abbiamo girate in digitale, ma avresti potuto farle anche 100 anni fa, perché fondamentalmente si tratta di una semplice doppia esposizione».

Curioso che dopo i passi in avanti delle tecniche CGI per avere effetti speciali strabilianti si torni indietro nel tempo alla sovraesposizione.  Ma non è il solo elemento vintage addicted molto evidente inserito dal regista, che ha reso palesi i suoi riferimenti cinematografici di genere: «Alfred Hitchcock è stato il mio punto di riferimento per quello che riguarda la messa in moto dei sentimenti di paura e per bilanciare al meglio la tensione tra le emozioni; c’è molto di Vertigo – La donna che visse due volte e alcune influenze di Psycho. Gli horror odierni sono ben fatti ma alla fine, per far spaventare davvero, mi sono dovuto ispirare alla vecchia scuola». Come dargli torto?

Molto lontano dall’essere un capolavoro da rivedere spesso, il Sei ancora qui di Scott Speer, grazie a tutta questa attenzione nei confronti della storia, dei sentimenti e del mistero, si segue volentieri e riesce nell’intento di suscitare qualche riflessione, magari non sul senso della vita ma sicuramente sull’ossessione: che sia per la morte, per la conoscenza o per la verità è un’ossessione che probabilmente avrà un seguito…

In molti si sono chiesti perché far uscire film e libro a settembre e non in un periodo horror-friendly o sfruttando il clima invernale da neve, dato che il film cerca dichiaratamente «quella sensazione di inverno permanente» che c’è in Se7en di David Fincher.
La scelta di far uscire il film di 27 settembre non convince ma è spiegabile con dei ragionamenti di marketing basilari: Sei ancora qui si svolge più che altro in ambiente e periodo scolastico; a settembre il ritorno tra i banchi di scuola spinge il target giovanile di riferimento verso un luogo di evasione che può essere il cinema; pur non essendo ben marcata è presente una venatura horror, ma non tale da propendere per il periodo di Halloween quando in un film si cerca qualcosa di meno profondo e più goliardico; in più, uscendo in sala ora, può puntare a fare cassa a febbraio con il mercato homevideo.
Tutto ha una spiegazione tranne la morte.

Zombie massacre saga, di Luca Boni e Marco Ristori in DVD

Uno Z-Movie, anzi due. “Zeta” per “zombie”? Se proprio dovete, sì. Ma più che altro con la lettera Z si classifica l’ultimo stadio del cinema, i peggiori film della storia, che però hanno ottenuto quantomeno di essere visti per qualche motivo. I registi di Zombie Massacre e Zombie Massacre 2: Reich of the dead, i due lungometraggi che compongono la saga riunita da Koch Media Entertainment nel cofanetto limited edition della collana Midnight Factory, ne sono consapevoli e ne danno piena prova nella loro esilarante intervista che si trova tra gli extra del secondo film.

«Aspettiamoci il peggio!».

Con l’occasione, appare necessaria una piccola escursione nei meandri della classificazione cinematografica. Per B-movie, o film di serie B, si indica solitamente un film a basso costo o di dubbia qualità, di qualunque genere o sottogenere. Nella recensione del cofanetto Amer/Lacrime di sangue abbiamo accennato all’espediente del doppio spettacolo e questa pratica è legata proprio a questo livello di qualità dei film, nato negli anni trenta negli Stati Uniti per contrastare il calo di spettatori nelle sale. Pagando un solo biglietto si poteva vedere un film in più ma questo portava ad una certa celerità nella realizzazione e ad una durata inferiore ai settanta minuti. Soprattutto western e noir inizialmente, poi anche fantascienza e orrore, girati in pochi giorni e sfruttando scenografie e costumi di altri film ben più costosi. Roger Corman ne è stato un maestro e i suoi tantissimi film un campione rappresentativo di tutti i generi, tanto da scrivere un interessante libro sull’argomento Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro.

Curioso che ancora non si sia riusciti a scoprire l’origine del nome, o meglio, della “B”. Secondo alcuni viene da “Bottom of the Bill” perché il loro titolo era scritto in fondo al manifesto del film che accompagnavano al doppio spettacolo; secondo altri invece viene da “Bread and Butter” cioè film girati per guadagnare il pane, per vivere, che equivarrebbe al romanesco “tanto pe’ campà”. Il termine è poi assurto a classificare le pellicole girate in fretta, senza particolari pretese. Questo però non vuol dire sempre e solo scarsa qualità. Lo stesso Corman ha realizzato in questo contesto il tanto acclamato ciclo di film tratti dai racconti Edgar Allan Poe, diventati dei classici ormai cult-movie.

shakemoviesstandard09

Con il termine Z-movie, invece, s’intende il cosiddetto cinema trash, il “cinema spazzatura”, ovvero quei film realizzati con costi e con qualità inferiore rispetto addirittura ai film di serie B. Da non confondere con i generi exploitation, kitsch e camp.

Lo scrittore Tommaso Labranca ritiene che siano cinque le caratteristiche riscontrabili nel genere trash: l’estrema libertà d’espressione, il “massimalismo”, cioè seguire un modello senza preoccuparsi di imitarlo alla lettera, l’emulazione fallita dei modelli di riferimento, la contaminatio tra i generi, l’indifferenza nei confronti delle incongruenze nella trama.

Il termine Z-movie nasce nella metà degli anni sessanta, quindi, per definire proprio questo tipo di film di infima qualità, senza ombra di dubbio, con standard qualitativi e tecnici inferiori rispetto alla maggior parte dei film di serie B, o di una eventuale serie C, e neanche lontanamente paragonabili al cinema di alto livello. Wikipedia sentenzia che «Nonostante i film di serie B abbiano una trama mediocre e un cast composto da attori prevalentemente sconosciuti o alla loro prima esperienza cinematografica, spesso hanno una illuminazione, un montaggio e una regia fatte in modo adeguato, mentre i film di serie C, pur presentando uno scarso budget, sono generalmente prodotti per l’industria cinematografica commerciale e quindi tendono a rispettare determinate norme di produzione. I film trash, a differenza dei precedenti, spesso non sono prodotti a fini commerciali e spesso sono realizzati con un budget molto limitato. Il primo uso del termine “grade-z movie” (che all’epoca non aveva il significato dispregiativo odierno) si trova nella recensione giornalistica scritta nel gennaio 1965 dal critico Kevin Thomas sul film La tomba di Ligeia (1964), un film dell’American International Pictures diretto da Roger Corman. Il regista Ed Wood è spesso ritenuto il creatore per antonomasia dei film trash, talvolta definito come il “peggior regista nella storia del cinema”. Con la popolarità di mezzi come YouTube, i film a basso costo stanno avendo una rinascita: tra i tanti esempi merita una citazione Melonheads, in origine pubblicato su YouTube, ha ottenuto successo dopo esser stato descritto in un articolo su cracked.com».

IL DVD

ZOMBIE MASSACRE

«Lasciate ogni speranza, o voi che entrate!».

Un’arma batteriologica, sviluppata dagli Stati Uniti per creare un super soldato, si diffonde nell’aria colpendo una piccola e tranquilla città nell’est europeo. Tutti i cittadini della città vengono infettati da questa arma e si trasformano in zombie.

Il piano per salvaguardare l’umanità è portare una bomba atomica nella centrale nucleare della città e fingere un incidente terribile per eliminare il problema. Nessuno deve sapere la verità e per ottenere questo viene ingaggiato un commando di mercenari. La battaglia sarà accesa e orde di mostri e creature si scaglieranno contro questo gruppo di uomini coraggiosi.

REGIA: Luca Boni, Marco Ristori INTERPRETI: Christian Boeving, Mike Mitchell, Tara Cardinal, Jon Campling, Carl Wharton, Daniel Vivian, Nathalia Henao, Gerry Shanahan, Ivy Corbin, Michael Segal, Uwe Boll, David White TITOLO ORIGINALE: Zombie Massacre (UK DVD title: Apocalypse Z) GENERE: trash, horror DURATA: 87′ ORIGINE: Italia – USA – Germania – Canada, 2013 LINGUE: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio SOTTOTITOLI: Italiano per non udenti EXTRA: Trailer – Teaser – Superfreak – The making of Zombie Massacre– Photogallery – Storyboard comparison – Join the massacre – The making of teaser – Foley sound effects DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

ShakeMoviesStandard02

Saccheggiando flebili ombre di personaggi da I Mercenari, da 1997: fuga da New York o da Aeon flux, ingegnando trovate sceniche grossolane o dialoghi improponibili e lunghissimi anche per una rimpatriata di opossum ubriachi, e interrogandosi su come si possa ancora usare una bomba atomica come rimedio ad un contagio di zombie e pensare di sopravvivere alle conseguenze della devastazione a bordo di un’auto d’epoca decappottabile, il film scorre mentre lo spettatore solitario conta i minuti interminabili che lo separano dalla parola “fine”. Per non parlare dei dialoghi pseudotarantiniani, che echeggiano luoghi comuni, superficialmente giustapposti su una masnada di personaggi, che appaiono da subito come le grossolane caricature dei loro modelli di riferimento. A gettare benzina sul fuoco contribuiscono poi cartelli segnaletici nuovi di zecca, divise militari pulite e inamidate, jeep appena uscite dal concessionario, fucili lucidi, visi curatissimi e mai sudati, anche quelli di chi, in visibile sovrappeso, corre carico di zavorre, uffici segreti spogli ma appena spolverati, bagliori fissi su chi osserva monitor di sorveglianza, uccisioni di zombie al limite del ridicolo, un mostro-boss di fine livello che cita il Toxic Avenger della Throma, un bazooka senza rinculo equipaggiato con missili dallaa stranissima balistica e combattimenti in spazi angusti che rendono inadatte le katane della nippoirlandese, già nettamente fuoriposto. Il consiglio è di vederlo con gli amici, accompagnandolo con birra e stuzzichini, per prenderla in maniera goliardica e divertirsi, come si sono divertiti i realizzatori, Luca Boni e Marco Ristori. Per veri appassionati del genere trash, non per tutti.

ZOMBIE MASSACRE 2

Durante la Seconda Guerra Mondiale, una squadra di coraggiosi militari americani dovrá combattere un’orda di famelici zombie creati dai nazisti utilizzando i prigionieri di guerra incarcerati nei campi di concentramento. Avranno soltanto una notte per salvare le proprie vite e combattere nemici che diventano sempre più forti…

«Giuro che non ho mai sentito parlare tanto in vita mia!».

REGIA: Luca Boni, Marco Ristori INTERPRETI: Andrew Harwood Mills, Dan van Husen, Aaron Stielstra, Ally McClelland, Michael Segal, Lucy Drive, Marco Ristori, Luca Boni TITOLO ORIGINALE: Zombie Massacre 2: Reich of the Dead GENERE: trash, horror DURATA: 80′ ORIGINE: Canada – Italia, 2015 LINGUE: Italiano 5.1 DTS, Italiano 5.1 Dolby Digital, Inglese 5.1 Dolby Digital SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Trailer – Backstage (44’ circa) – Credits DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

Il produttore Uwe Boll ha fortemente voluto il seguito di Zombie Massacre. Probabilmente solo lui. Ma nonostante le molte incongruenze, questo film scorre un po’ meglio del primo, pur rimanendo vedibile solo per veri appassionati del trash.

«La vera domanda è “perché?”».

Midnight Factory è una nuova collana di classici contemporanei di cinema horror, thriller e fantasy mondiale. La serie si propone di portare in Italia il meglio della produzione internazionale del genere: film inediti, indipendenti, dei grandi maestri, delle giovani promesse, classici del passato, pellicole bizzarre ed estreme, piccole chicche e sequel di successi conclamati che si mescoleranno insieme secondo il comune denominatore della qualità” [cfr. booklet interno].

Con la selezione della saga Zombie Massacre, Midnight Factory ha voluto legare il suo nome anche al genere trash e non poteva che scegliere il meglio, solo che il meglio del peggio è un peggio all’ennesima potenza e quindi si va veramente a toccare il fondo, anche se l’ultimo Dario Argento ci ha spinto sempre più verso nuovi orizzonti nello scavare verso l’inferno del cinema.

shakemoviesstandard07

Zombie Massacre Saga può quindi avvalersi di un’edizione DVD a tiratura limitata, doppio disco, di prestigio con packaging versione slip case, ovvero una classica custodia amaray all’interno di un involucro di cartone con apertura laterale. Audio multicanale sia in DTS sia in Dolby Digital, altamente consigliato se si vogliono vivere appieno tutte le emozioni ricreate dai registi. Il formato video, uno spettacolare anamorphic widescreen, secondo il rapporto 2.35:1 per il primo film e 2.40:1 per il seguito, esalta ai massimi livelli il trucco, perla da salvare dal trogolo, opera di Carlo Diamantini, uno dei realizzatori degli effetti de Il racconto dei racconti. Tra gli extra c’è da segnalare l’esilarante backstage/intervista dei due registi, che sono davvero autoironici e simpaticissimi, consci di aver creato un piccolo “caso” commerciale partendo da sottozero.

Il film è vietato ai minori di 14 anni, perché le risate, se incontrollate, potrebbero crear danni irreparabili al cervello e dimenticarsi delle preoccupazioni per vivere spensieratamente, con leggerezza la vita di tutti i giorni. Consigliato per una serata con amici a sbudellarsi di risate, sparando commenti esilaranti a raffica in stile Gialappa’s Band. Godetevela goliardicamente! Ma non esagerate con le saghe!

shakemoviesstandardextra

Amer / Lacrime di sangue in DVD

Fine anno, tempo di bilanci. Una delle proposte più interessanti dell’anno è di Koch Media: due film particolari, con sequenze dal sapore sperimentale che generano emozioni paragonabili a quelle generate dalle installazioni multimediali tanto di moda nei musei di arte contemporanea che sostengono le avanguardie. Amer [“amaro”] e Lacrime di sangue [L’étrange couleur des larmes de ton corps], dei registi Hélène Cattet e Bruno Forzani, sono presentati in un unico cofanetto, disponibile in limited edition sia in Blu Ray sia in Dvd con booklet.

In verità, il doppio spettacolo, per il cinema delle grindhouse, significava film d’exploitation, di vario genere e non si trattava mai, tranne rare eccezioni, di pellicole particolarmente significative dal punto vista tecnico-formale da essere ritenute d’autore. In quel caso, la possibilità di usufruire di un intrattenimento economico e prolungato metteva a tacere una qualsiasi critica negativa, che sarebbe comunque stata stemperata dagli intermezzi burlesque o dai risvolti smaccatamente voyeuristici dei film stessi.

Nel caso in questione, si tratta di due film di pari livello, Amer e Lacrime di sangue, frutto di una ben ponderata operazione nostalgia, un revival che allo stesso tempo diventa volàno di aperture verso gli orizzonti che solo chi sperimenta cinema d’avanguardia conosce, e mai fino in fondo.

Di origini francesi ma residenti a Bruxelles, la coppia Cattet-Forzani, sul set come nella vita, ha realizzato numerosi cortometraggi horror, tra cui l’episodio O is for Orgasm dell’antologia The ABCs of Death, prima di esordire con il loro primo lungometraggio che è un dichiarato omaggio al giallo all’italiana degli anni ’70, rivisitato nella sua forma più estremamente psichedelica, con inserti onirici, atemporali, flashback e flashforward, suggestioni visive e musicali, senza dimenticare il capostipite Mario Bava e il suo Sei donne per l’assassino, il sofisticato Amer.

Il film racconta la vita di Ana e della sua naturale curiosità per l’ignoto, e si divide in tre parti – infanzia, adolescenza e maturità – nettamente separate l’una dall’altra dalla trasformazione che il corpo della donna subisce come quella che ha reso famosi i protagonisti de L’ululato o di Un lupo mannaro americano a Londra.

ShakeMoviesStandard08

Dario Argento non viene evocato per ciò che ha fatto, ma per ciò che avrebbe potuto fare” [cfr. booklet interno] e i registi ne mutuano le tecniche di ripresa e formali, per poi andare verso una strada che racconta una storia semplice ad una prima lettura, ma dalla quale preferiscono distaccarsene per tessere una fitta trama di emozioni: i raccordi sull’asse; i carrelli a spirale; le caleidoscopiche sovrapposizioni delle inquadrature; la ricerca spasmodica del perturbante; l’ossessione per i dettagli, soprattutto per gli occhi, citazione più che altro di Luis Buñuel; l’importanza della fotografia, giocata su un cromatismo ragionato di luci e colori, che sostiene e guida psicologicamente lo spettatore, come accadeva in Suspiria e Tenebrae; il whodunit; il senso di avulsione dalla realtà che circonda i protagonisti; la rarefazione dei dialoghi; infine, last but no least è proprio il caso di dire, la colonna sonora, rigorosamente italiana, profondamente caratterizzante, retaggio proprio di quel cinema – con partiture e canzoni di Bruno Nicolai, Stelvio Cipriani, Nico Fidenco, Adriano Celentano e il maestro Ennio Morricone –, una  musica allucinante, che si avvale anche dei rumori diegetici amplificati.

IL DVD

REGIA: Hélène Cattet, Bruno Forzani INTERPRETI: Cassandra Forêt, Charlotte Eugène Guibeaud, Marie Bos, Delphine Brual, Harry Cleven, Bianca Maria D’Amato, Bernard Marbaix, Jean-Michel Vovk TITOLO ORIGINALE: Amer GENERE: thriller, crime DURATA: 87′ ORIGINE: Francia – Belgio, 2009 LINGUE: Italiano 5.1 DTS, Italiano 5.1 Dolby Digital, Inglese 5.1 Dolby Digital SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Trailer – Ana DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

 

REGIA: Hélène Cattet, Bruno Forzani INTERPRETI: Klaus Tange, Anna D’Annunzio, Jean-Michel Vovk, Sam Louwyck, Ursula Bedena, Joe Koener, Birgit Yew, Hans De Munter, Manon Beuchot, Romain Roll, Lolita Oosterlynck TITOLO ORIGINALE: L’étrange couleur des larmes de ton corps GENERE: thriller, crime DURATA: 97′ ORIGINE: Belgio – Francia – Lussemburgo, 2013 LINGUE: Italiano 5.1 DTS, Italiano 5.1 Dolby Digital, Inglese 5.1 Dolby Digital SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Trailer – La fine de notre amour DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

«I racconti polizieschi razionalistici possono essere rappresentati come edifici a tre piani. La ragione, al primo piano, pone un problema o enigma; al secondo piano, propende a trasformare l’enigma incomprensibile in enigma incredibile e di conseguenza, in Mistero; poiché l’enigma appare senza soluzione, al terzo piano, dissolve il mistero e risolve il problema» così insegna Maxime Chastaing ne La casa del delitto) e sembra che i registi Cattet-Forzani ne abbiano tratto ispirazione per il loro secondo lungometraggio, Lacrime di sangue, che è un vero e proprio giallo deduttivo, definito anche giallo classico, giallo ad enigma o più raramente whodunit, contrazione dell’espressione Who has done it? [“Chi l’ha fatto?”], rappresenta il tipo più tradizionale del giallo: un investigatore deve scoprire l’autore di un delitto in base a indizi più o meno nascosti e fuorvianti, generalmente all’interno di una ristretta cerchia di personaggi. Un classico di questo sotto-genere è il cosiddetto enigma della camera chiusa, cioè un giallo in cui la vittima viene trovata uccisa in un contesto “impossibile”, ad esempio all’interno di un ambiente apparentemente sigillato dall’interno. In Lacrime di sangue accade proprio qualcosa di simile:

Una donna sparisce improvvisamente da un appartamento chiuso dall’interno. Suo marito indaga con dedizione all’interno del condominio in stile art nouveau. Ma nei meandri della mente umana possono nascondersi angoli bui più intricati di qualsiasi labirinto.

ShakeMoviesStandard06

«Lacrime di sangue è il passo ancora oltre Amer». La ripresa ed il superamento delle medesime tecniche e tematiche precedenti, ma esasperate da virtuosismi tecnici e da una trama fortemente visionaria, fino all’iperbolico ed enigmatico epilogo. Il punto di riferimento è sempre il Dario Argento, ormai perduto, della cosiddetta Trilogia degli animali, senza dimenticare gli insegnamenti allucinati di David Lynch e giocando con il decalogo di Ronald Knox che regola ancora oggi, in parte, la narrazione investigativa.

Midnight Factory è una nuova collana di classici contemporanei di cinema horror, thriller e fantasy mondiale. La serie si propone di portare in Italia il meglio della produzione internazionale del genere: film inediti, indipendenti, dei grandi maestri, delle giovani promesse, classici del passato, pellicole bizzarre ed estreme, piccole chicche e sequel di successi conclamati che si mescoleranno insieme secondo il comune denominatore della qualità” [cfr. booklet interno].

ShakeMoviesStandard07

Nel caso del cofanetto che include Amer e Lacrime di sangue, non servono ulteriori spiegazioni per giustificare l’edizione DVD a tiratura limitata, doppio disco, di prestigio con packaging versione slip case, ovvero una classica custodia amaray all’interno di un involucro di cartone con apertura laterale. Audio multicanale sia in DTS sia in Dolby Digital, altamente consigliato se si vogliono vivere appieno tutte le emozioni ricreate dai registi. Il formato video, uno spettacolare anamorphic widescreen, secondo il rapporto 2.35:1, esalta ai massimi livelli la fotografia sperimentale, la cura del dettaglio. Tra gli extra, oltre ai trailer, due cortometraggi:

Entrambi i film sono vietati ai minori di 14 anni.

Amer è stato presentato in anteprima mondiale al Fantastisk Film Festival di Lund, in Svezia, vincendo la Méliès Competition 2009 e, successivamente, al Sitges Film Festival, in Spagna, i registi hanno ricevuto il prestigioso Discovery Motion Picture Diploma per il loro esordio “col botto”. Lacrime di sangue ha ricevuto, invece, quattro nomination alla 5^ edizione dei Magritte Awards, in Belgio, nelle categorie più tecniche, aggiudicandosi la Miglior Fotografia.

ShakeMoviesStandard44

Commercialmente coraggioso come prodotto a partire dai progetti cinematografici che palesano la ferma volontà di ri-creare un pubblico per un genere da sempre per palati raffinati e anni-luce lontano dalla fetta più grande del pubblico, ma che ha negli anni reclutato fanatici di pelle dura, duri a morire. In parole povere: non per tutti, ma attenzione! Potreste affezionarvi senza accorgervene e scoprirvi a recuperare classici perduti nella memoria che, se anche non avessero più nulla da insegnare, se non altro sarebbero uno spaccato importante di una generazione che sapeva e poteva sperimentare. L’augurio è che si torni a sperimentare in quantità e, soprattutto qualità.

Tales of Halloween, in DVD

Antologia tematica senza troppe pretese, curata dalla moglie di Neil Marshall, Axelle Carolyn, attrice per tanti anni, che dimostra buone capacità organizzative e interessante scrittura cinematografica, che per l’occasione si cimenta anche nella regia oltre che nella direzione artistica generale di The October Society’s Tales of Halloween, da noi intitolato semplicemente Tales of Halloween.

Gli 11 registi visionari della neonata October society firmano 10 segmenti che hanno il duplice intento di “far fare le ossa” a registi esordienti, ma anche terreno di sfida per registi già più famosi come lo stesso Marshall, e contemporaneamente celebrare, con un prodotto commerciale alla moda, una delle festività più amate, soprattutto dai cultori dell’horror, figlia prodigio della pop-culture, che ha ispirato opere letterarie, teatrali, cinematografiche anche ben oltre i confini territoriali dell’America.

Contrazione infantile dell’espressione “all hollows’ eve”, Halloween ha parecchi punti in comune con il carnevale oltre al fatto di precedere temporalmente una periodo religioso di riflessione, raccoglimento, preghiera e astinenza: l’ironia, ma anche il sarcasmo, che condiscono in maniera pepata le operazioni di ribaltamento sociale e culturale dell’individuo che per una o più sere ha la possibilità di prendersi la rivincita dalle angherie quotidiane, mascherandosi per mettere paura al prossimo e/o ottenere dolcezze e prelibatezze che gli sono “teoricamente” negate in altri momenti. Un ribaltamento che è il minimo comune multiplo dei cortometraggi riuniti in Tales of Halloween, il cui massimo comun denominatore è proprio quella vena di sarcasmo, quell’ironia più o meno pungente a seconda dell’intento degli autori, che permette di esorcizzare le paure e vivere una rigenerante catarsi.

Un’orda maledetta di spiritelli, ghoul, killer spietati, freak, demoni, fantasmi, extraterrestri, zucche stregate e qualsiasi altro elemento soprannaturale della fantasia popolare si alternano su quel palcoscenico privilegiato che da sempre il classico sobborgo della provincia americana offre, lo stesso per tutti i segmenti, a fornire unità di spazio oltre a quella evidente del tempo: la notte in cui tutto può accadere, la vigilia di Ognissanti, in una parola Halloween, con una speaker radiofonica d’eccezione a fare da “filo conduttore”, la Adrienne Barbeau che ricalca il personaggio interpretato in The Fog di John Carpenter e che ha partecipato ad una delle autorevoli antologie di riferimento per questa nuova generazione, liberamente ispirata agli EC Comics, Creepshow.

Tales00

Sweet Tooth [scritto e diretto da Dave Parker]

Chi mangia tutti i dolcetti raccolti senza lasciarne neanche uno come tribute per lo spirit di Timmy rimpiangerà la sua ingordigia.

The Night Billy Raised Hell [scritto da Clint Sears, diretto da Darren Lynn Bousman]

Il piccolo Billy, vestito da diavoletto, sta per imbrattare la casa non addobbata di un vicino che si rivela essere un vero demone: imparerà una lezione difficile da dimenticare.

Trick [scritto da Greg Commons, directed by Adam Gierasch]

Un gruppo di amici che attende in casa il tradizionale “dolcetto o scherzetto” vengono assaliti da una baby gang di assassini, ma «Nella notte di Halloween niente è come sembra».

The Weak and the Wicked [scritto da Molly Millions, diretto da Paul Solet]

“La vendetta è un piatto che si gusta freddo”, specialmente se i bulli del quartiere hanno la mania di giocare con il fuoco.

Grim Grinning Ghost [scritto e diretto da Axelle Carolyn]

Una ragazza (Alex Essoe) facilmente suggestionabile si ritrova da sola per strada, senza auto e senza cellulare a dover fare i conti con una fantasma malevolo che non dovrà assolutamente guardare. Tra gli interpreti anche il regista Stuart Gordon e l’attrice Barbara Crampton, rispettivamente regista e interprete del cult Re-Animator.

Ding Dong [scritto e diretto da Lucky McKee]

Un uomo asseconda la moglie posseduta dal demone della “maternità a tutti i costi” finchè non ne può più.

This Means War [scritto e diretto da Andrew Kasch e John Skipp]

Due vicini si sfidano negli addobbi di Halloween e poi litigano per i loro divergent modi di festeggiare.

Friday the 31st [scritto da Mike Mendez e Dave Parker, diretto da Mike Mendez]

Un alienuccio carino, venuto sulla Terra per il suo “dolcetto o scherzetto” interplanetario, bussa alla porta di un assassino deforme, impegnato nella sua attività preferita: uccidere la gente. Inevitabile lo scontro all’ultimo sangue se il killer è a corto di caramelle.

The Ransom of Rusty Rex [scritto e diretto da Ryan Schifrin]

John Landis veste i panni di un uomo facoltoso al quale due malviventi rapiscono il figlio, ma le cose non stanno per niente come pensano loro.

Bad Seed [scritto e diretto da Neil Marshall]

Una detective cerca di porre fine alla sequenza di morti, divorati da una tipica zucca decorativa stregata e affamata. Riuscirà a fermarla?

IL DVD

REGIA: Adam Gierasch (Night of the Demons), Andrew Kasch (Never sleep again: the Elm Street Legacy), Axelle Carolyn (Soulmate), Darren Lynn Bousman (Saw II, III & IV), Dave Parker (The hills run red), John Skipp (Stay at home dad), Lucky McKee (May, The woman), Mike Mendez (The Convent, Big ass spider!), Neil Marshall (Dog Soldiers, The descent), Paul Solet (Grace) and Ryan Schifrin (Abominable) INTERPRETI: Joe Dante, John Landis, Adrienne Barbeau, Barbara Crampton, Robert Rusler, Pollyanna McIntosh , Kristina Klebe TITOLO ORIGINALE: Tales of Halloween GENERE: horror DURATA: 93′ ORIGINE: USA, 2015 LINGUE: Italiano 5.1 Dolby digital – italiano 5.1 DTS, inglese 5.1 SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Speciale – Trailer originale – Credits DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

Midnight Factory è una nuova collana di classici contemporanei di cinema horror, thriller e fantasy mondiale. La serie si propone di portare in Italia il meglio della produzione internazionale del genere: film inediti, indipendenti, dei grandi maestri, delle giovani promesse, classici del passato, pellicole bizzarre ed estreme, piccole chicche e sequel di successi conclamati che si mescoleranno insieme secondo il comune denominatore della qualità” [cfr. booklet interno].

Tales of Halloween è stato selezionato da Midnight Factory per avere un’edizione DVD di prestigio con packaging versione slip case, ovvero una classica custodia amaray all’interno di un involucro di cartone con apertura laterale. Disco unico, audio multicanale, sia in DTS sia in Dolby Digital, in italiano e inglese, con un formato video spettacolare in anamorphic widescreen (2.39:1).

Nello speciale, presente tra gli extra, si evince tutto il divertimento dei registi e degli attori nel collaborare tra loro e contribuire alla realizzazione di questo vero divertissement con tanto di camei per addetti ai lavori e amici famosi.

Anche se vietato ai minori di 14 anni, Tales of Halloween è valido per chi dai Piccoli brividi desidera passare da un perturbante di livello intermedio prima di approdare all’orrore allo stato puro degli esorcismi, delle possessioni e delle angosce persistenti più che dei jumpscare. Un prodotto che, nel complesso, risulta piacevole, soprattutto per una serata spensierata tra amici, magari proprio la notte di Halloween, se non si vuole un risultato che possa turbare gli animi dei più sensibili o dei meno avvezzi.

ShakeMoviesStandard00

Holidays, in DVD

Il produttore John Hegeman [cambiato molto dai tempi del flop Al calar delle tenebre] era da tempo interessato a realizzare un film collettivo come Holidays, ma i tempi non erano mai stati maturi. L’occasione è arrivata con la recente moda delle antologie horror che, con ABCs of Death e V/H/S, per dirne un paio, hanno riportato al successo il modello dei racconti cinematografici brevi uniti in un unico prodotto commerciale, inaugurato da alcuni classici come Le cinque chiavi del terrore o Il giardino delle torture, e passato attraverso le versioni fumettistico-letterarie di Creepshow o I Racconti della cripta o attraverso trasposizioni come I racconti del terrore di Edgar Allan Poe, successo del maestro Roger Corman. «Girare piccoli film che durano cinque o dieci minuti – sostiene Hegeman – rappresenta una grande opportunità per i registi emergenti, sono spazi che si aprono per tutti» [cfr. booklet interno].

Per antologia, dal greco ἄνϑος (“antos”), cioè “fiore”, e λέγω (“lego”), ossia “raccolgo”, s’intende una raccolta di testi scelti, tratti da opere più ampie, il fior fiore da leggere, in latino florilegio. Nel caso di Holidays, l’espressione non poteva essere più azzeccata: gli 8 registi hanno realizzato altrettanti cortometraggi di pregevole fattura, quasi fossero in gara per compiacere una giuria di qualità, altissima qualità, sia dal punto di vista tecnico sia da quello formale, dei veri e propri esercizi di stile ed eleganza, piccoli capolavori che tengono lo spettatore incollato alla poltrona, salvo che nei momenti in cui salta di paura!

Rispetto all’antologia Tales of Halloween, dove è palese la predilezione per il ludico, per il divertissement, per la catarsi e il ribaltamento carnascialesco, Holidays assume l’aspetto di una polifonia di strumenti diversi armonizzati da una ricerca del sublime, senza dimenticare l’aspetto della sperimentazione che è una delle caratteristiche più evidenti.

ShakeMoviesStandard02

8 registi firmano altrettanti segmenti, chiusi ognuno da una elegante greeting card animata a tema che si chiude mostrando i nomi dei registi e degli sceneggiatori e da un altrettanto raffinato commento musicale affidato agli archi, tanto cari allo stile di Alfred Hitchcock. Ogni elemento è curato per stuzzicare anche i palati più fini.

Valentine’s Day [di Kevin Kolsch e Dennis Widmyer, scritto da Dennis Widmyer]

Un’adolescente, Maxi, viene umiliata durante gli allenamenti di tuffi dalle compagne ma non dal coach che, mosso a compassione, le recapita una innocente “valentina” non potendo immaginarne le macabre conseguenze.

St. Patrick’s Day [scritto e diretto da Gary Shore]

Una maestra di scuola desidera fortemente essere madre, ma come si comporterà se il figlio che improvvisamente ha in grembo è un discendente diretto dei rettili che S. Patrizio aveva cacciato dalle terre d’Irlanda?

Easter [scritto e diretto da Nicholas McCarthy]

Una bambina, alla vigilia della Pasqua, sembra confusa da alcune analogie che ha riscontrato tra il racconto tramandato dai cristiani e le tradizioni più commerciali e pagane. Durante la notte andrà a farle visita un coniglietto pasquale a dir poco particolare.

Mother’s Day [di Ellen Reid e Sarah Adina Smith, scritto da Sarah Adina Smith]

Una giovane donna non vuole avere figli ma, per quanti metodi contraccettivi impieghi, anche contemporaneamente, nulla ha effetto. All’ennesima gravidanza indesiderata e interrotta forzatamente, una comunità religiosa tutta al femminile, che prega nel deserto per la propria fertilità, si offre di aiutarla.

Father’s Day [scritto e diretto da Anthony Scott Burns]

Una ragazza riceve uno strano pacco da parte del padre, da tempo ritenuto morto. Nel pacco un mangianastri vintage e una musicassetta. Il padre vi ha registrato, quando era piccola, il loro ultimo incontro e, contemporaneamente, le indicazioni passo dopo passo per ricongiungersi con lui.

Halloween [scritto e diretto da Kevin Smith]

Una datore di lavoro vessante sfrutta tre ragazze per guadagnare facilmente soldi con il sesso online ma il potere sprigionato da una riunione di tre donne non equivale a quello di una congrega di streghe? Fin dalla prima inquadratura si riconosce lo stile unico di Kevin Smith. La conferma arriva dai discorsi senza peli sulla lingua e dall’inconfondibile modus operandi che porta ad un ribaltamento di ruoli beffardo, tipico dell’originario spirito carnevalesco che è alla base della festa di Halloween.

Christmas [scritto e diretto da Scott Stewart]

Un padre si riduce all’ultimo secondo per comprare il regalo del momento al figlio: il visore UVU che permette di guardarsi dentro e visualizzare i propri desideri e sogni, ma anche segreti, ansie e paure. Quindi che succede se hai fatto delle orribili azioni, se hai dei segreti inconfessabili? Il segmento parte come una tradizionale commedia natalizia, e subito viene in mente Una promessa è una promessa con Schwartzenegger, ma il registro cambia in un batter d’occhio fino ad un twist insospettabile.

New Year’s Eve [di Adam Egypt Mortimer, scritto da Kevin Kolsch e Dennis Widmyer]

Un uomo uccide la sua partner e perciò rimane solo per Capodanno. Un sito per cuori solitari gli segnala una ragazza con cui ha un’affinità di coppia del 98%, ma trovare l’anima gemella non è sempre un bene, specialmente per un «nervoso mostro».

IL DVD

REGIA: Kevin Kolsch, Dennis Widmyer, Gary Shore, Ellen Reid, Sarah Adina Smith, Nicholas McCarthy, Anthony Scott Burns, Kevin Smith, Scott Stewart, Adam Egypt Mortimer INTERPRETI: Lorenza Izzo, Seth Green, Harley Quinn Smith, Ruth Bradley, Mark Steger, Jocelin Donahue TITOLO ORIGINALE: Holidays GENERE: horror anthology DURATA: 105′ ORIGINE: USA, 2016 LINGUE: Italiano 5.1 DTS, Italiano 5.1 Dolby Digital, Inglese 5.1 Dolby Digital SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Trailer DISTRIBUZIONE: Koch Media COLLANA: Midnight Factory

Midnight Factory è una nuova collana di classici contemporanei di cinema horror, thriller e fantasy mondiale. La serie si propone di portare in Italia il meglio della produzione internazionale del genere: film inediti, indipendenti, dei grandi maestri, delle giovani promesse, classici del passato, pellicole bizzarre ed estreme, piccole chicche e sequel di successi conclamati che si mescoleranno insieme secondo il comune denominatore della qualità” [cfr. booklet interno].

Holidays gode meritatamente di un’edizione DVD di prestigio con packaging versione slip case, ovvero una classica custodia amaray all’interno di un involucro di cartone con apertura laterale. Disco unico, audio multicanale, sia in DTS sia in Dolby Digital, in italiano e inglese, mentre il formato video è widescreen (1.85:1). Tra gli extra purtroppo solo il trailer.

Le ricerche di Hegeman sulle festività avevano portato alla luce dei riflettori più di trenta ricorrenze che potevano candidarsi a diventare l’ambientazione di uno dei segmenti dell’antologia. Le selezioni successive hanno ridotto il numero delle realizzabili ad otto, ma non è assurdo pensare che le festività non scelte possano in futuro essere oggetto di una nuova opera collettiva di lusso, come Holidays.

Il film è ovviamente vietato ai minori di 14 anni ed è disponibile anche in versione Blu Ray.

ShakeMoviesStandard03