Owen Wilson

Wonder, di Stephen Chbosky

“Abbiamo dentro di noi, come esseri umani, non solo la capacità di essere gentili, ma la scelta reale della gentilezza”
R.J. Palacio, Wonder

Scegli di essere gentile. Questo è il messaggio che R.J. Palacio ha inscritto in Wonder, il romanzo da cui è stato tratto il film di Stephen Chbosky, che racconta la storia di Auggie, nato con delle gravi malformazioni al cranio, che per la prima volta si affaccia al mondo esterno nel suo primo, vero giorno di scuola. L’impatto con i suoi coetanei è tutt’altro che indolore. Come da copione, la maggior parte di loro non riesce a sostenere la vista del suo viso martoriato, sposta lo sguardo altrove e lo lascia in disparte. Che sia per l’incapacità di guardare dritto in faccia la sofferenza, o per l’abitudine a vivere al riparo dal dolore in un ambiente familiare ovattato, ma la presenza di Auggie porta inevitabilmente scompiglio tra i ragazzi, e li turba più di quanto lo sia lui in quella situazione.

E se Auggie ha messo in conto l’isolamento ancora prima di mettere piede a scuola, a stupirlo sono le reazioni più estreme dei suoi compagni. Da una parte c’è chi approfitta del suo aspetto esteriore per ridicolizzarlo nel modo più brutale possibile, dall’altra c’è chi riesce a guardare oltre l’apparenza e gli diventa amico senza chiedere nulla in cambio, se non il piacere della sua compagnia. Ed è proprio questo il punto su cui si focalizza R.J. Palacio nel suo romanzo e che torna nel film di Chbosky: la scelta della gentilezza, che è insita in ognuno di noi, ma è scegliere di andare dal nuovo bambino della classe e diventarne amico o di ignoralo che fa davvero la differenza.

Come un astronauta che si prepara ad entrare in un mondo alieno, Auggie arriva a scuola con un casco da astronauta, che non solo gli permette di nascondere il suo viso, ma di rimanere al sicuro in quello spazio immaginario dove si sente libero e abbastanza forte da affrontare mostri spaventosi e minacce extraterrestri. Ed è proprio l’incapacità iniziale di Auggie di separarsi da questo oggetto simbolico, e in seguito l’abbandono del casco, che va di pari passo con l’affermazione del proprio ruolo nella comunità scolastica, che segna il suo percorso di crescita personale e il faticoso accesso nel mondo. Dalla sicurezza di un ambiente familiare amorevole e comprensivo, agli occhi del quale è perfetto in tutto e per tutto, Auggie si trova ad affrontare un mondo sconosciuto, in cui deve combattere per essere accettato come ogni altro adolescente, e forse anche di più. Ma è proprio questa la sfida: schierarsi in prima linea senza filtri e protezioni, da solo ma non indifeso, con l’unica arma della gentilezza.

A lottare al suo fianco ci sono la sua famiglia e gli amici più cari, che dal canto loro hanno le proprie battaglie da combattere, se pure più lievi. E il regista Stephen Chbosky ha scelto di non trascurare questo punto per mettere al centro della vicenda unicamente Auggie, ma ha esteso il punto di vista sulla storia a tutti i personaggi, per mostrare i diversi stati d’animo che accompagnano l’evoluzione del protagonista. Accompagnato da una scrittura equilibrata, che approfondisce la psicologia di ogni personaggio conservando un velo costante di ironia, Chbosky non cade mai nel patetico, e segue pedissequamente la linea del romanzo da cui è stato tratto. Wonder è una riflessione sul tema dell’amicizia e dell’accettazione della diversità, ma soprattutto sulla possibilità di scegliere chi si vuole essere in base alle proprie azioni. La storia di Auggie e di tutti coloro che lo circondano è solo una delle possibili declinazioni di questa scelta e non si pone in alcun modo in una posizione didascalica rispetto alla vita, ma si limita a mostrare quanto un atto di gentilezza possa cambiare il mondo, almeno il mondo di qualcuno.

Zoolander 2, di Ben Stiller

La più divertente parodia del mondo della moda si tinge inverosimilmente di mistero e azione, con qualche tocco di soprannaturale e addirittura inserti surreali, senza, però, prendersi mai sul serio e tenendo sempre fede all’originale natura di commedia stralunata e sfarzosa.
Un’istituzione, ormai, alla quale ogni VIP che si ritenga glamour vorrebbe partecipare. Basti pensare ad un Eddie Murphy che ha messo a punto anche una sua posa speciale, la “black iron”, pur non essendo riuscito ad accordarsi per prendere parte a questo parody-party cinematografico.
I produttori sono perfino riusciti a coinvolgere due astrofisici-slash-divulgatori scientifici come Neil deGrasse Tyson, mentore improvviso dei protagonisti, e Stephen Hawking, voce narrante del teaser trailer principale.

ShakeMoviesStandard2

Sebbene denso di apparizioni sorprendenti – come in Zoolander e, forse, anche di più, con camei di Valentino, Anna Wintour, Tommy Hilfiger, Marc Jacobs, Alexander e Vera Wang, interpreti di loro stessi per il settore moda, e Justin Bieber, Billy Zane, Sting, John Malkovich, Susan Sarandon, Kiefer Sutherland, MC Hammer, Miley Cyrus, Ariana Grande, Usher, Demi Lovato, Katy Perry, Lenny Kravitz, Macaulay Culkin per il settore popstars-slash-attori, senza dimenticare Mika, Benedict Cumberbatch, Kanye West, Kim Kardashian West, Lewis Hamilton in ruoli da far strabuzzare gli occhi – il film inizia, in verità, con delle sparizioni: qualcuno sta uccidendo delle celebrità e le uniche persone che sono in grado di capire – pensate il paradosso! – cosa stia realmente accadendo sono il modello-slash-icona Derek Zoolander [Ben Stiller] e il suo collega Hansel [Owen Wilson], ritiratisi dalla scena e spariti dalla circolazione dopo una serie di tragici eventi occorsi all’inaugurazione del famosissimo “Centro Derek Zoolander per ragazzi e ragazze che non sanno leggere bene  e e che vogliono imparare anche altre cose buone”. Fortuna che ad aiutarli nella loro impresa c’è una “poliziotta dell’interpol settore moda-slash-modella per riviste di costumi da bagno”, Valentina Valencia, interpretata da una splendida Penelope Cruz, bellissima e sensuale come non se lo ricordava neanche lei di essere e perfettamente a suo agio in mezzo ai due esilaranti protagonisti!

L’intesa e la resa cinematografica tra l’“old” Stiller e il “lame” [“sfigato”] Wilson non la veniamo di certo a scoprire oggi.
Le anime gemelle Derek e Hansel, o Hansel e Derek, se si vuol mantenere l’assonanza con i protagonisti della fiaba dei fratelli Grimm, sono stavolta alle prese con una vittima da mettere all’ingrasso e la strega Alexanya Atoz [Kristen Wiig], ossessionata dalla lotta contro l’invecchiamento e dalla ricerca della Fonte dell’Eterna Giovinezza e dell’Eletto, l’ultimo discendente della stirpe generata dal primo modello, creato da Dio stesso nel Giardino dell’Eden, secondo una fantomatica Bibbia apocrifa. Se vi sembra ci siano abbastanza elementi da ricordare Il Codice Da Vinci, vi divertirete molto a fare attenzione alla miriade di altre citazioni cross mediali e, soprattutto, cinematografiche.

ShakeMoviesStandard1

I luoghi magici della città eterna creano lo sfondo ideale per le nuove avventure idiote degli improbabili eroi Derek & company: il Palazzo della Civiltà italiana che diventa casa di moda e poi, l’Altare della Patria, il Colosseo, le Terme di Caracalla sono solo alcuni dei monumenti che hanno impreziosito la già suggestiva fotografia di Daniel Mindel [Star Wars: Il risveglio della Forza e fedele d.o.p. di J.J. Abrams].

Satira, carnascialesco, citazionismo postmoderno e tantissima autoironia rimangono gli ingredienti cardine di questa commedia tanto attesa.

Unica nota stonata una gag irriverente nei confronti della cucina italiana, utilizzata come strumento per ingrassare in modo veloce e sicuro tramite distributori automatici di strutto e spaghetti alla puttanesca. Non è politicamente corretto ma bisogna ammettere che è anche colpa dei nostri cari ristoratori per turisti che si ostinano a cucinare tutto il menu mettendo alla base della loro personale piramide alimentare il burro e gli altri grassi animali che, invece, dovrebbero stare in cima, la maggior parte delle volte, peraltro, inutili ai fini della resa gastronomica del piatto. Forse una bella lezione da imparare nell’anno dell’EXPO di Milano. Questo ci rammenta che dietro ad ogni parodia c’è un fondo di verità, alterata ad arte per poterne ridere, ma pur sempre di verità si tratta. Prendiamone atto per migliorare, anche se la critica viene da chi vive nel Paese al terzo posto nella classifica delle nazioni con il più alto tasso di obesità.

A parte questa riflessione, ideata magari solo per prenderci in giro, Zoolander 2 è un’antologia di battute e gag che richiamano spesso alla mente quelle scolpite nella memoria dei tantissimi fan 15 anni fa e mai dimenticate.

La musica, soprattutto quella pop, è utilizzata come ulteriore elemento comico a livello sia diegetico sia extradiegetico. La simpatia della scrittura e l’obiettivo risata-slash-relax fa passare sopra a panzane «really really ridiculously» assurde. L’impiego della tecnologia ARRI e dell’archiviazione in ARRIRAW, lavorato finemente in post, ha permesso una fotografia appariscente dai colori saturi fino allo sgargiante con un’ottima risoluzione, che mette sotto la giusta luce ogni particolare, dalla trama dei tessuti alla magnificenza di Roma. Tutte queste accortezze non faranno di Ben Stiller un autore, al suo settimo lungometraggio da regista, ma di sicuro l’operazione commerciale messa in atto dalla Paramount Pictures è al passo con i tempi e di sicuro “à la mode”.

ShakeMoviesStandard5

Il risultato è una commedia per spegnere il cervello e dimenticarsi delle preoccupazioni del quotidiano, ma occhio ad offuscare troppo i neuroni, perché si rischierebbe di perdere gran parte delle citazioni e dei rimandi alla cultura pop. Se sentite proprio di dover fare un confronto tra i due episodi, in realtà molto diversi nella struttura e nei contenuti, seppur simili nei meccanismi narrativi, è sulla resa del prodotto che vi dovrete concentrare: il primo capitolo è una gag continua, tanto che quasi non si respira tra una risata e l’altra, e c’è il fascino della scoperta degli strampalati protagonisti, nel secondo, con il setting ormai definito, c’è più spazio per il delirio, alla Tropic Thunder, altra perla del duo di sceneggiatori Ben Stiller – Justin Theroux, e così si partecipa emotivamente al film con il sorriso perennemente stampato sulla faccia con picchi di risate che si alternano all’ “oh!” di sorpresa quando si riconosce l’irruzione straordinaria di qualche VIP.

The party is on, folks! #EnjoySlashSmile

Pronti a sfoderare le vostre migliori Blue Steel, Magnum, Aqua Vitae o qualsiasi altra posa originale che la vostra mente si sentirà obbligata a fare dopo aver visto Zoolander 2. #FreeSelfie