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Festival di Locarno 2014: Conversazione con Victor Erice

Il Festival del Cinema di Locarno ha accolto il regista e sceneggiatore spagnolo Victor Erice, che si è aggiudicato il Pardo alla carriera per aver dato uno straordinario contributo alla cinematografia contemporanea con soli tre lungometraggi: Lo spirito dell’alveare del 1973, El sur del 1983 e Il sole della mela cotogna del 1992.

Mi viene in mente una citazione di Alfred Hitchcock in cui dice che il cinema non deve essere necessariamente la prima cosa che viene in mente. Per raccontare una storia universale bisogna iniziare da una parte del mondo specifica. Nei suoi film questa idea è molto evidente. Non c’è bisogno di dargli un nome o di segnarla su una mappa, perché nei suoi film l’idea di identificare un luogo preciso sembra essere molto importante.
Sono d’accordo. E la penso anche come Alfred Hitchcock. Un’opera cinematografica la maggior parte delle volte inizia dal particolare e si estende al generale. Di sicuro non si tratta di un territorio concreto ma di un posto a partire dal quale, come cineasti, nasce il nostro sguardo sul mondo.

Un regista di solito inizia con i cortometraggi e per poi arrivare ai lungometraggi, o inizia dal documentario per arrivare alle opere di fantasia. Nella sua carriera invece ha scelto di lavorare con linguaggi e lunghezze diverse senza una gerarchia precisa. 
Non è stato premeditato. Le cose accadono così, con naturalezza, considerando che la gran parte di questi lavori con stili e forme diversi è un risultato delle circostanze: un budget limitato, la necessità di riprendere la realtà, la mancanza di finanziamenti. Ho solo cercato di adattare i mezzi a mia disposizione con ciò che avevo in mente.

È importante collegare una storia alle esperienze personali, alla propria autobiografia? Oppure è necessario trascendere i dettagli biografici? 
Nella maggior parte dei miei film – definiti per convenzione “d’autore” – di solito c’è qualcosa di autobiografico in un modo o nell’altro. Ci sono dei lavori in cui la biografia rimane sulla superficie dell’immagine, mentre un altri casi l’autobiografia rimane a un livello più nascosto. Ho fatto dei cortometraggi che potrebbero essere inclusi in entrambe le categorie. Per me è importante legare le immagini alle mie esperienze personali. Sono sempre stato coinvolto nella scrittura dei miei film, ma rimane il fatto che la natura autobiografica del film è solo un punto di partenza. Il lavoro del cineasta consiste nel rendere la propria storia la storia di tutti.

Quale rapporto ha con gli altri cineasti ? In Spagna c’è una tendenza recente in cui film diversi sono stati girati seguendo il suo esempio: sto pensando a registi come José Luis Guerin, Mercedes Alvarez, Albert Serra, Izaki Lacuesta…
Sono molto felice di ascoltare queste parole, perché a volte ho paura di aver fatto davvero poco… Mi fa piacere sapere che almeno sia servito a qualcosa. Ho mantenuto una bella amicizia a distanza di anni con alcuni di questi registi.  Mi sembra che abbiano tutti una qualità in comune: lavorano al margine dell’industria cinematografica, con mezzi modesti, lontano dai modelli istituzionalizzati dell’industria televisiva. I lavori più interessanti del cinema di oggi in Spagna sono realizzati ai margini; ma questo ovviamente non significa che questi registi siano al margine per vocazione.

Quanto è stata importante la storia del cinema nella sua attività di cineasta e la sua conservazione attraverso la rilettura e l’interpretazione dei film realizzati da altri cineasti? 
La storia del cinema è stata importantissima nella mia esperienza personale. Non poteva essere diversamente! La nostra esperienza come spettatori rimane inalterata nel tempo. Io appartengo a una generazione per cui la realizzazione di un film deriva da una riflessione sul cinema. Modestamente credo che sia nostro compito rispondere ad una semplice domanda posta da André Bazin: “Qu’est-ce que le cinema?” Cos’è il cinema? Una domanda che dovrebbe porsi ogni generazione.

“Qu’est-ce que c’est le cinéma” per Víctor Erice?
Un mezzo per conoscere se stessi e gli altri.

Fonte: www.pardolive.ch