Roberto Recchioni

Napoli Comicon 2017: Le sei braccia del fumetto

Una Sasha Grey dalle sei braccia dà il benvenuto alla 19esima edizione del Napoli Comicon, una delle più importanti fiere dell’intrattenimento “geek” d’Italia. Scelta dal Magister Roberto Recchioni, la pornostar diventa il simbolo del rapporto tra fumetto e web, tema centrale di questa edizione. Tra i simboli che la Kali del sesso (un omaggio di Recchioni a Scott McCloud) porge al pubblico, l’icona della condivisione, che ben si adatta alla manifestazione partenopea. Parliamo della condivisione delle passioni, del talento e dell’esibizione – perché no – di giovani e meno giovani che, con entusiasmo, attendono l’evento tutto l’anno. Oltre alle numerosissime conferenze e ai laboratori all’interno dei padiglioni, in cui si possono ascoltare i professionisti del fumetto e le loro esperienze nei più diversi campi di applicazione, la festa si svolge anche nei giardini della vasta area della Fiera d’Oltremare, nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli. Questa diventa – nei giorni del Comicon che vanno, quest’anno, dal 28 aprile al 1 maggio – la patria dei Cosplayer, che trasformano l’area espositiva in un parco fantastico abitato dai personaggi più amati dell’immaginario popolare. Ovviamente, il campionario di costumi si aggiorna di anno in anno e diventa sempre più accurato e strabiliante.

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I numeri che hanno sancito il trionfo assoluto di questa manifestazione nel corso degli anni – con buone premesse anche per l’edizione in corso – raccontano di un mercato in trasformazione e di un’editoria, quella della letteratura illustrata, in ascesa. Posto il fumetto al centro della fiera, la direzione artistica non ha trascurato di considerarne tutte le sue implicazioni e influenze sugli altri media. Al di là della forma cartacea e consequenziale a cui tutti siamo abituati, il fumetto è anche oggetto di diverse mostre, in cui le tavole sono esposte al di là del loro valore narrativo. La singola immagine, estrapolata dal contesto, acquista un forte valore intrinseco, sia dal punto di vista estetico che storico. Questa intuizione è alla base delle mostre organizzate all’interno del Comicon2017. Nella mostra dedicata al Magister, Roberto Recchioni, però, c’è un ulteriore tassello che si aggiunge: al di là della sua produzione artistica, in esposizione c’è la vita stessa dell’autore, dai giocattoli della sua infanzia all’abbigliamento della sua maturità. Un omaggio al personaggio che, questa volta, non vive sulla carta, ma nella vita reale e anche – e soprattutto – nel web.
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C’è il fumetto, c’è il cinema ispirato al fumetto e c’è un immaginario in cui fumetto e cinema affondano le loro radici. Nel grande auditorium, che ospiterà come ogni anno i premi Micheluzzi (domenica 30 alle 19.30) è previsto un folto programma di proiezioni, anteprime e eventi speciali. Tra gli ospiti più attesi, per esempio, uno dei personaggi della serie fantasy/strategica più seguita degli ultimi anni: Sir Davos Seaworth de Il trono di spade. Liam Cunningham incontrerà i fan domenica 30 e parteciperà, lo stesso giorno, a una tavola rotonda con i giornalisti italiani. Altro evento atteso dal pubblico italiano, la prima nazionale di King Arthur di Guy Ritchie, che sarà proiettata lunedì 1 maggio, in chiusura dell’evento.
Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti, qui al Comicon di Napoli. Per scoprire tutti gli eventi, non resta che consultare il sito www.comicon.it

John Doe – Volume 1, di R. Recchioni e L. Bartoli

La morte è un business, lo sanno bene anche i quattro Cavalieri dell’Apocalisse (Morte, Pestilenza, Fame, Guerra) che sulla Terra hanno un’agenzia per gestire i decessi, la Trapassati Inc. appunto. Le Alte Sfere (Fato e il Grande Capo) stabiliscono data, luogo e modalità della morte di ogni essere vivente, spetta a John Doe far sì che non intervenga nulla a modificare tali eventi, evitando, quindi, che qualcosa vada come non dovrebbe. Durante quello che all’apparenza sembrerebbe essere un normale giorno di lavoro, il tenebroso e affascinante direttore Doe nota alcune anomalie, alcune persone schedate sotto la classificazione omega. Non manca ingegno e arguzia al nostro che ben presto viene a capo di questo mistero: come spesso accade anche la Trapassati Inc. sta imbrogliando sulle cifre, commettendo un falso in bilancio. La seducente Morte, infatti, sta arruolando un esercito di persone in vista di quello che sarà il giorno del giudizio e per compensare questi ammanchi di cassa sta architettando, insieme agli altri tre cavalieri, un olocausto che metta tutto in pareggio. Una volta scoperto il piano, John priverà Morte della sua arma e inizierà una fuga attraverso gli Stati Uniti d’America.

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Uno dei più innovativi aspetti nella struttura narrativa di John Doe è la sua serialità. I due autori, infatti, avevano stabilito a priori che la pubblicazione sarebbe stata suddivisa in stagioni, elemento ereditato dalle serie TV americane. John Doe nasce come opera che ha un inizio e soprattutto una fine pur suddiviso nella serialità dei diversi volumi. Il protagonista vive avventure che lo portano a evolvere, crescere, incontrare personaggi nuovi che sovente hanno vita breve (in fondo Morte incombe) senza restare ancorato a un cast fisso di comprimari. Questo permette un’interazione tra i personaggi dinamica, capace di variare i toni numero dopo numero, di dare completa libertà agli autori.

Grande attenzione viene riposta anche alla caratterizzazione dei protagonisti. John può essere considerato un poco di buono in continuo bilico tra gesti di altruismo e machiavelliche orchestrazioni, sorrisi ammalianti e profondo amore. Intorno a lui ruota un cast di comprimari surreali, entità astratte alle quali il tandem creativo riesce a conferire tratti umani ben riconoscibili, in un macabro gioco di allegorie e richiami. L’empatia è immediata e risulterà facile restare travolti dal fascino di questo personaggio che, a distanza di 13 anni, risulta ancora credibile e funzionante.

Altra peculiarità di quest’opera è l’alternanza in ogni capitolo al tavolo da disegno di autori dallo stile grafico completamente diverso. In questo primo volume troviamo le matite di Emiliano Mammucari, Walter Venturi, Giuseppe Manunta, Marco Cedric Farinelli e Luca Bertelè. Le peculiarità di ognuno di loro caratterizzano ed esaltano la narrazione. Lo schema delle tavole, poi, è regolare, il numero di vignette varia e si adatta alle diverse fasi dello storytelling, lasciandosi andare a illustrazioni a tutta pagina in grado si sublimare paesaggi onirici o passaggi fondamentali della storia. La spigolosità di Mammucari, il tratto debitore del grande Magnus di Venturi, la delicatezza di Manunta e la sua scelta di proporre tavole senza china per evidenziare i flashback, la versatilità di Farinelli e Bertelè impreziosiscono questo volume, rimarcando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la grande componente sperimentale di John Doe, evidente tanto in fase di scrittura quanto in quella illustrativa.

A distanza di oltre 13 anni da quella prima pubblicazione possiamo affermare che la bontà del progetto artistico portato avanti da Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni è sicuramente comprovata e i successivi lavori di Recchioni sono figli del laboratorio creativo che è stato John Doe; merito va riconosciuto a BAO Publishing che con lo stesso coraggio decide di riportare sugli scaffali delle librerie un’opera imprescindibile, rimasterizzata con il supporto dello stesso Recchioni.

Il fumetto di Lo chiamavano Jeeg Robot

Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti, sarà al cinema dal 25 febbraio.

Intanto, per ingannare l’attesa, Lucky Red e La Gazzetta dello Sport presentano il fumetto basato sul film, disponibile in edicola da sabato 20 febbraio.

Scritto e curato da Roberto Recchioni [Dylan Dog, Orfani] e disegnato da Giorgio Pontrelli [Dylan Dog, Batman, legend of the dark knight] e Stefano Simeone [Orfani, Semplice, Ogni piccolo pezzo], questo interessante prodotto creativo che unisce le due arti, cinema e fumetto, generando qualcosa di completamente autonomo e parallelo, senza rischio di spoiler. Un sequel della pellicola che però è una storia a sè stante, che presenta dei rimandi ma non svela particolari fondamentali. Il consiglio da fanatici scrupolosi è di leggerlo, comunque, solo dopo aver visto il film, così da non rischiare nulla.

Sinossi del film: Enzo Ceccotti, piccolo delinquente di borgata, entra accidentalmente in contatto con una sostanza radioattiva. Data la sua esistenza, basata su espedienti, non passerà molto prima che scopra di aver acquisito dei superpoteri. Oltre lo strato di sporcizia e criminalità, oltre il rifiuto delle responsabilità derivate dai poteri, oltre il suo lato oscuro, più oscuro della melma che lo ha elevato al di sopra di ogni altro uomo, Enzo dovrà scegliere cosa essere: un paladino del Bene, un supercriminale o un cavaliere oscuro?

Un albo tutto a colori, al prezzo di 2,50 euro in aggiunta al costo del quotidiano, che sarà disponibile in quattro diverse copertine da collezione, come si addice ai migliori supereroi, realizzate dai fenomenali

Zerocalcare [La profezia dell’armadillo, Un polpo alla gola]

Leo Ortolani [Rat-Man]

Giacomo Bevilacqua [A Panda piace…]

e dallo stesso Roberto Recchioni.

«Lo chiamavano Jeeg Robot unisce Gomorra con Chronicle, è ambientato in un contesto di bassa criminalità romana, con questo tipo che acquista poteri straordinari… Ha dimostrato che anche per noi italiani è possibile fare un bel film di supereroi». – [ Leo Ortolani ] –