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Equals, di Drake Doremus in DVD

Equals è un futuristico Romeo & Giulietta o un Pleasantville di ambientazione fantascientifica? Un ibrido non troppo coraggioso, vediamo insieme perché.

Reduce dai successi di Like Crazy (2011, Gran premio della giuria alla 27a edizione del Sundance Film Festival), interpretato da Anton Yelchin, Jennifer Lawrence e Felicity Jones (vincitrice del premio speciale della giuria per la sua interpretazione) e di Breathe In (2013), interpretato da Guy Pearce, Felicity Jones, di nuovo, e Amy Ryan, il regista Drake Doremus stavolta ambienta il suo genere-cardine, ovvero il dramma sentimentale, in una società che sembra aver realizzato alcune utopie dello stoicismo e dell’epicureismo azzerando ogni emozione.

«Immagina un mondo dove i sentimenti sono fuorilegge». [tagline]

Su Atmos, in una società chiamata Collettivo, vivono gli Equals, esseri umani incapaci di provare sentimenti, una caratteristica volutamente ottenuta attraverso esperimenti genetici. Il fine è quello di realizzare una società stabile e non violenta, creare un equilibrio di convivenza perfetto che permetta di concentrarsi sulle esplorazioni spaziali. Ma la natura trova sempre una strada e l’amore, in ogni sua forma, è la cosa più naturale che ci sia, il nemico per eccellenza di questo mondo apatico dove domina il bianco e il grigio asettico. Il seme della rivoluzione emotiva sboccerà solo nel cuore di pochi eletti o sarà soffocato dalla repressione dell’omologazione sociale?

«L’amore è strano: è come un tornado…».

«In un futuro distopico privo di avidità, povertà, violenza e sentimenti, una nuova malattia risveglia emozioni dimenticate, infondendo l’amore, la depressione, la sensibilità e la paura. Chi contrae questa malattia viene allontanato dalla società e mai più rivisto. Nia [Kristen Stewart; Personal shopper, Billy Lynn: Un giorno da eroe] e Silas [Nicholas Hoult; Mad Max: Fury Road e Bestia in X-Men Apocalypse] vivranno sulla loro pelle il dramma generato da un rapporto proibito». [sinossi dal retro di copertina]

In una società di questo tipo il normale stato di salute è essere totalmente privo di sentimenti. Chi non è omologato non fa parte del Collettivo, è considerato un Imperfetto e se, nonostante gli inibitori che gli vengono somministrati, prova qualcosa “fuori dagli schemi” è malato, ha una «malattia debilitante», la Sindrome Da Eccitazione, ed è allontanato per evitare il “contagio” e condannato a morte.

«Abbiamo curato il cancro e il raffreddore…».

«Dobbiamo resistere fino a quando non trovano una cura».

Interessante la ricerca di un’estetica cromatica che sappia trascendere la bidimensionalità dello schermo e fornire una multisensorialità che renda tridimensionali e suggestivi i sentimenti e la filosofia da bignami che Equals ha da offrire: il bianco è il colore dominante, accompagnato, dicevamo, da un grigio freddo, metallico, ma quando gradualmente le mani si sfiorano furtive, i colori si scaldano, la musica elettronica viene sostituita da un commento musicale in un timido crescendo emotivo, quando i baci sono immersi nella paura, l’oscurità in cui si celano i protagonisti si tinge di blu e verde. Nel frattempo la mdp, pur privilegiando i dettagli, maggiormente suggestivi, in quanto più vicini all’azione, azzarda qualche inquadratura più audace, la macchina a mano, una dialettica dello spazio vuoto alle spalle del soggetto, che comunica la solitudine e la fragilità del “diverso”. Le ombre, infine, disegnano dei sottotesti, raccontano in maniera implicita quello che ai personaggi non è permesso spiegare. Sono le ombre sulle pareti traslucide a palesare agli spettatori il primo amplesso e di nuovo sono le ombre, nella scena della mensa, a disporsi in modo da rendere un concetto di prigionia, di privazione della libertà.

«Perché mi guardi in quel modo?».
«Non posso farci niente».

IL DVD

 

REGIA: Drake Doremus INTERPRETI: Kristen Stewart, Nicholas Hoult, Guy Pearce, Jacki Weaver TITOLO ORIGINALE: Equals GENERE: sci-fi, drammatico, sentimentale DURATA: 98′ ORIGINE: USA, 2016 LINGUE: Italiano 5.1 DTS, Italiano 5.1 Dolby Digital, Inglese 5.1 Dolby Digital SOTTOTITOLI: Italiano EXTRA: Trailer DISTRIBUZIONE: Koch Media

Equals ha avuto la sua anteprima mondiale nella 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (2015), dove ha gareggiato per il Leone d’oro al miglior film. Presentato con successo anche al Toronto International Film Festival 2015, Equals è stato accolto con “freddezza” il 4 agosto 2016 nelle sale italiane. La versione home video è in disco unico, audio multicanale, sia in DTS sia in Dolby Digital, in italiano e inglese, mentre per l’aspect ratio si è scelto un widescreen non troppo spettacolare (1.85:1). Tra gli extra il solo trailer, a conferma del fatto che la produzione ha puntato tutto sull’impatto emozionale della sceneggiatura di Nathan Parker (Moon, Blitz) e l’interpretazione degli attori. Peraltro, la recitazione dei caratteristi e dei personaggi minori tradisce l’impossibilità di rendere verosimile, sul piano recitativo, l’impassibilità che la trama richiede quale presupposto fondamentale.

«Non posso starti lontano. Non posso starti vicino».

Il film NON è vietato ai minori. Questo invece, tradisce una mancanza di coraggio. Se i protagonisti scoprono la bellezza dell’amore e del fare l’amore, forse sarebbe stato il caso di spingerli verso altri tipi di esplorazioni spaziali rispetto a quelli che la società ha loro destinato: uno spazio che si conosce in sé ma che si riscopre nell’interiorità dell’altro e che genera o apre un ulteriore spazio che è all’interno di noi, che può riempirsi di sentimenti potenzialmente infiniti, non a caso il motore di ogni storia, da quando esiste la comunicazione, ossia da sempre.

«L’amore è dare e prendere tutto».

Un prodotto che risulta abbastanza interessante, soprattutto dai punti di vista filosofico e scenografico, ma che non riesce a fare quel passo necessario che la renda un’opera esteticamente adeguata al pathos e alle riflessioni generate dalla trama. Equals è girato senza i giusti “sentimenti” di evoluzione, sperimentazione, ribellione che sono alla base di prodotti simili ma di ben altro successo, primo fra tutti il già citato Pleasantville.

Curioso come nel film si crei un parallelo tra l’impossibilità di amarsi dei protagonisti e l’impossibilità di volare del bombo. Una vecchia leggenda metropolitana, infatti, affermava che secondo le leggi dell’aerodinamica il bombo non dovrebbe essere in grado di volare per un’apertura alare ed una frequenza di battito d’ali non adatte a sostenere il proprio peso. In realtà, nel corso di esperimenti di aerodinamica con altri insetti si è scoperto che la viscosità dell’aria, sperimentata dal punto di vista degli insetti, che sono di piccole dimensioni, permetteva persino alle loro piccole ali di muovere un elevato volume di aria, riducendo la quantità di energia necessaria a mantenersi il volo. Tanta fatica a trattenere gli istinti naturali, tanti sacrifici per poi tornare indietro di millenni ad interrogarsi su cose strarisapute?

«Secondo le leggi della fisica non potrebbero volare ma loro non lo sanno, così volano comunque».

Passengers, di Morten Tyldum

Passengers è un sofisticato catastrophic movie in cui si nasconde un storia d’amore o è un film sentimentale che usa come MacGuffin i tentativi di salvare una nave spaziale in avaria? Ognuno percepirà in maniera differente il piatto della bilancia che si sposta dall’una o dall’altra parte, ma il fatto è che il regista, Morten Tyldum, non è nuovo all’ibridazione dei generi, tra l’altro con esito estremamente positivo, vista la candidatura agli Oscar® con The imitation game, il biopic sul matematico inglese Alan Turing, che spazia dallo spionaggio alla riflessione sull’identità di gender.

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Durante un viaggio lungo 120 anni verso il pianeta Homestead II, sull’astronave-arca Avalon, Jim Preston [Chris Pratt, I Guardiani della Galassia, Jurassic World] si sveglia dall’ibernazione, ma è troppo presto, 90 anni prima del previsto, per la precisione, e senza alcuna possibilità apparente di soluzione: tutti gli altri si sveglieranno a 4 mesi dall’arrivo a destinazione, perciò niente equipaggio, pilota automatico e qualche intelligenza artificiale a provvedere alle necessità di routine!
A causa di un malfunzionamento al sistema della sua capsula, insomma, Jim si trova a dover vivere da solo su di una nave, lussuosa e «a prova di guasto» come il Titanic. Il destino sembra prendersi gioco delle speranze del ragazzo della classe operaia, partito per «costruire un nuovo mondo» con le sue competenze da meccanico e catapultato suo malgrado in una situazione ben sopra le sue capacità. Ma prima che il problema dell’Avalon risulti evidente ai suoi occhi, c’è un problema che gli risulta più importante al momento: deve svegliare o no la «bella addormentata» Aurora Lane [Jennifer Lawrence, Hungers games, X-Men] e “condannarla” a condividere la sua sfortuna?

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Un nome calzante, Aurora, una citazione forse anche troppo esplicita della protagonista della fiaba di Charles Perrault, ma non è l’unica e più avanti avremo modo di parlare dei riferimenti che il film semina all’interno della trama e delle scene. La ragazza rappresenta la prima svolta degna di nota della trama: la ragazza è una passeggera di prima classe (come la Rose interpretata da Kate Winslet), una scrittrice di New York che ambisce al premio Pulitzer e, per questo motivo, ha un biglietto di andata e ritorno per portare su una Terra, più vecchia di almeno 240 anni, la storia sensazionale della «più grande migrazione di massa della storia umana».
Entrambi i protagonisti hanno i loro obiettivi primari, in netto contrasto, ma il vero problema che sono chiamati a risolvere con urgenza è il guasto alla nave, un mistero che mette a repentaglio la vita di tutti i passeggeri. Non c’è tempo per egoistici traguardi, è tempo di “salvare la baracca”.

«Siamo prigionieri su una nave che affonda»

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La sceneggiatura di Jon Spaihts [Doctor Strange, Prometheus] è stata annoverata nella “black list” delle migliori sceneggiature non prodotte nel 2007. «Una delle cose che mi ha attratto di questo script è stato il modo in cui Jon ha collocato una storia intima all’interno di un grande scenario – dichiara il produttore Neal H. Moritz [Piccoli brividi, Fast & Furious 8] – è un film d’azione con una spettacolarità epica».

Chris Pratt è molto ben calato nella parte, si vede che ha dimestichezza, ormai, con il genere ed il green screen, dopo aver interpretato Star-Lord ne I Guardiani della Galassia. Pratt risulta molto espressivo mentre è in navigazione solitaria, un po’ meno incisivo quando deve interagire con il resto del cast, ma pur sempre credibile. Chi invece appare un po’ stretta nella parte è Jennifer Lawrence, che però riesce, nei momenti drammatici e adrenalinici, a ricavare lo spazio necessario perché il pubblico possa rivivere, seppur in parte, la forza e l’emozione dei personaggi che l’hanno resa celebre.

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Una menzione particolare va a Michael Sheen [Frost/Nixon, Via dalla pazza folla]. L’attore, grazie agli straordinari effetti speciali, interpreta l’androide Arthur, il barista di bordo, unica “presenza” fisica sulla nave per Jim fino al risveglio di Aurora. Il regista ne ha giustamente tessuto le lodi: «Michael ha dovuto apportargli umanità, e, allo stesso tempo, doveva emergere il fatto che nella parte inferiore è una macchina, senza farne un cliché»

«Sai tenere un segreto?»
«Non sono solo un barman, sono un gentiluomo!»

Il personaggio di Arthur richiama, insieme al bar stile retro in cui lavora, l’atmosfera dell’Overlook Hotel dello Shining di Kubrick, con tanto di discorsi al limite del paradosso con Jim, novello Jack Torrance, che dimostra scientificamente all’intelligenza artificiale la sua esistenza a bordo attraverso un ragionamento per assurdo [«Non è possibile che lei sia qui»] oppure con il robot che dispensa consigli [«Per un po’ si goda la vita»] e massime filosofiche. Una citazione che si va ad aggiungere a quella de La bella addormentata nel bosco e al riferimento principe della trama: il Titanic di James Cameron. Crea, in questo contesto, una certa indignazione il fatto che questi riferimenti non vengano mai citati in nessuna intervista, pressbook o articoli riguardanti Passengers.

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Parlando della realizzazione della gigantesca astronave Avalon, il regista Tyldum ci tiene a far notare che «guardando al futuro, hanno creato una navicella spaziale con un design molto particolare che utilizza la forza centrifuga tramite la rotazione di pale, per creare forza di gravità, e contiene robot, ologrammi, e altre tecnologie d’avanguardia» con un design generale che lui stesso definisce “nostalgico”, ispirato all’Art Déco, alla Hollywood classica de Il grande Gatsby e alle uniformi della seconda guerra mondiale. «Il passato è con noi – prosegue Tyldum – il passato ci ispira e volevo che apparisse nel film. Allo stesso tempo, ha dei robot, è una nave intelligente, ha degli schermi, e ha Artificial Intelligence. La combinazione di tutto ciò, su un piano puramente estetico e visivo, credo sia unico». Ecco, magari, proprio unico no, se addirittura Jim dice «Ti fidi di me?» ad Aurora, nella loro passeggiata mozzafiato sull’orlo di una nave di lusso che attraversa l’universo, come una qualsiasi coppia che si diverta ad emulare la scena cult di Jack e Rose sulla prua del transatlantico.
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Rendere evidente il riferimento allargherebbe maggiormente il target di Passengers alla fetta di pubblico femminile che, di solito, non apprezza le avventure spaziali catastrofiche, storicamente destinate più che altro ai gusti maschili.

Questo mancato tributo non getta di certo alle ortiche il film intero, che risulta piacevole ed avvincente, nonché spettacolare con CGI non troppo invadente. Unico problema è la flebile paura per la sopravvivenza dei protagonisti: i pericoli vengono affrontati in maniera troppo sbrigativa, eccezion fatta per la magistrale scena in piscina, forse per non distogliere dalle vicende sentimentali e mantenere un equilibrio da cinema classico, cosa che un cinefilo integralista etichetterebbe come una anacronistica mancanza di coraggio nelle scelte. Volenti o nolenti, questa non scelta rende Passengers un film per tutti.

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Jim: «Va’ a farti fottere!»
Computer: «Al tuo servizio»

Una crew d’eccezione per un blockbuster che promette spettacolo e sentimento: la colonna sonora è affidata a Thomas Newman [tredici candidature agli Oscar®, tra cui Spectre e Alla ricerca di Dory]; il direttore della fotografia è l’affidabile Rodrigo Prieto di Argo e The Wolf of Wall Street, forte di una Arri Alexa 65 equipaggiata con lenti Panavision Primo 70; le scenografie, poi, sono affidate a Guy Hendrix Dyas [Inception, I fratelli Grimm e l’incantevole strega]; inoltre, a fornire credibilità ulteriore a tute spaziali e a valorizzare il corpo della Lawrence in vestiti e costumi da bagno all’avanguardia è la costumista preferita di Alfonso Cuarón, Jani Temime [Gravity, I figli degli uomini, Harry Potter]; infine, il delicato settore dell’editing è affidato a MaryAnn Brandon [Star Wars: Episode VII – Il Risveglio Della Forza] che ha avuto il suo bel da fare a montare le scene girate in ottobre per sistemare all’ultimo ciò che non funzionava egregiamente.
Memorabile la performance di Andy Garcia!

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Regali di Natale? – Suggerimento #3

Il regalo “perfetto” per gli inguaribili romantici che amano anche la risata è Maison Ikkoku Perfect Edition.

La trama è ormai famosa: Yusaku Godai, studente universitario che si trasferisce a Tokyo per laurearsi, va a vivere nella Maison Ikkoku gestita dalla bellissima e giovane vedova Kyoko Otonashi. Innamoratosi di lei al primo sguardo, il ragazzo avrà il suo bel da fare per conquistarla, tra rivali in amore e personaggi singolari, che lo coinvolgeranno in bizzarre vicende e scherzi infami.

I personaggi del manga cult di Rumiko Takahashi sono ben caratterizzati e molto comici e le gag sono spassosissime. La storia è leggera, romantica, avvincente e molto divertente! Con semplicità e dolcezza incanta fin dal primo numero.


La perfect edition, pubblicata da Star Comics, è suddivisa in 10 volumi di grande formato e caratterizzata da una stupenda copertina ruvida e illustrazioni a colori.
Non vi resta che acquistarlo o regalarlo per sapere se… l’amore farà breccia o la goliardia prenderà il sopravvento?