Terry Moore

Motor girl, di Terry Moore

Una bella ragazza, un’invasione aliena e un grosso scimmione peloso: no, “Motor Girl” non è il solito fumetto d’azione americano. Terry Moore firma (e Bao Publishing porta in Italia) una storia di dolore e rinascita raccontata con tono leggero, folle, fantasioso, in cui gli elementi tipici del genere sono citati e negati per mettere in piedi qualcosa di completamente diverso.

Sam, la protagonista, è un veterano della Guerra in Iraq. Nel deserto il suo povero corpo e la sua povera mente hanno subito le prove più difficili: due bombe, da cui è sopravvissuta miracolosamente, e mesi di torture in un campo di prigionia nemico che le hanno portato via quel rimaneva della sua lucidità. Tornata in America, Sam si sistema in una casetta dipendente dall’officina meccanica in cui lavora: è una maga dei motori, una motor girl – appunto – e passa le sue giornate senza sentire caldo, fatica e solitudine. A farle compagnia, infatti, è il gorilla Mike che si prende cura di lei, amico invisibile ma insostituibile. Pur assillata da continui mal di testa per via di una scheggia infilata nel cranio, Sam conduce una vita tranquilla, quando dei minacciosi uomini d’affari si presentano alla sua porta, pretendendo di acquistare il terreno su cui vive. A rendere più complessa la situazione, ci si mette un UFO guidato da un numero indefinito di buffi omini verdi.

Terry Moore, uno dei portavoce principali del fumetto indipendente USA, firma una gran bella serie, dove diversi temi – più volte trattati dalla letteratura americana – sono affrontati in maniera assolutamente inedita e originale. Apprezzabile la scelta di mettere al centro della storia la forte e coraggiosa Sam, una giovane donna soldato praticamente indistruttibile. Più capace degli uomini in attività tradizionalmente maschili, Sam conserva tutta la sua morbida femminilità, senza indugiare nell’erotismo: Moore, con grande equilibrio, tratteggia così uno dei personaggi femminili più profondi, complessi e interessanti della letteratura per immagini degli ultimi anni, un vero e proprio respiro a pieni polmoni per i lettori e le lettrici oppressi dagli stereotipi di genere.

Allo stesso modo, gran peso assume il tema dei veterani affrontato dall’autore con grande consapevolezza, che gli permette di parlarne senza retorica o eccessivo cinismo. Dopo aver “servito il paese” combattendo in guerra, questi uomini e queste donne sono spesso lasciati allo sbaraglio. Soli, feriti, con poche altre prospettive se non quella di continuare a combattere, gli ex soldati sono la polvere nascosta sotto il tappeto del sistema americano, spesso esperto nel chiudere gli occhi davanti all’orrore.

Anche Sam chiude gli occhi. O, meglio, Sam decide di guardare altrove. “Motor girl” racconta un preciso meccanismo di sostituzione, dove pur di non guardare in faccia l’orrenda realtà, si preferisce inventare mondi fantastici; sostitutivi sono anche i legami che la ragazza si sforza di creare: un alias materno è la padrona di casa Libby, una proiezione paterna il gorilla Mike.

I ricordi, però, non tardano ad affiorare mescolandosi con la pseudo-realtà che la protagonista deve affrontare, insieme ai suoi amici e ai suoi nemici: in questa invasione aliena ai limiti del ridicolo, le uniche cose reali sono il dolore e il suo riscatto.

Nonostante l’importanza dei temi, Moore confeziona un prodotto estremamente scorrevole e divertente. Tavola dopo tavola, il lettore è accompagnato con progressiva rapidità verso la soluzione del mistero di Sam, Mike e degli invasori spaziali, realizzando – alla fine del fumetto – di aver letto molto di più di quanto credesse. Il disegno e l’organizzazione delle tavole godono del tocco magistrale del loro autore, altrettanto efficace nelle scene drammatiche quanto in quelle comiche e dal grande fascino sia nei corpi realistici sia in quelli grotteschi. Degne di nota, per la loro sintesi perfetta, alcune tavole che regalano gradevoli pause estetiche al racconto. Su tutte, la sequenza con cui si apre il quarto albo (nel volume Bao, pagine 68-69-70), un esempio eccezionale di racconto per immagini in cui si legge la stretta connessione tra lo spazio infinito e la sconfinata mente della protagonista (e del suo autore), attraversando i meandri dell’universo per arrivare agli angoli più bui della memoria umana e ai meccanismi salvifici dell’immaginazione.