C’era un tempo in cui creature mostruose minacciavano di divorare la terra e uomini coraggiosi rischiavano la vita per impedirlo. Questa era la missione del poderoso esercito dell’Ordine Senza Nome, che nella Cina medievale aveva il compito di difendere la grande Muraglia dai Tao Tei, mostri spaventosi che ogni sessant’anni attaccavano in branco gli esseri umani e distruggevano qualsiasi cosa si frapponesse al loro cammino. Ed è proprio qui che inizia The Great Wall di Zhang Yimou, alle pendici della Muraglia Cinese, mentre un’orda sanguinaria di Tao Tei sta per sferrare il suo attacco, e due mercenari in cerca della polvere nera vengono catturati dall’Ordine Senza Nome e imprigionati nella loro Città Fortezza.
William è un arciere dal talento straordinario e, insieme al suo compagno d’armi Tovar, ha combattuto centinaia di battaglie sotto diverse bandiere, uscendo sempre illeso. La guerra è sempre stata al centro della sua vita, proprio come è stato per i guerrieri dell’Ordine Senza Nome, addestrati sin da piccoli a combattere, in attesa del momento in cui i Tao Tei avrebbero attaccato la Muraglia. Ed è proprio durante il primo attacco che il Generale Shao si accorge del coraggio e dell’abilità nel combattimento dei due mercenari e, grazie all’influenza della guerriera Lin Mae, accoglie i due uomini nel suo esercito, per fronteggiare insieme l’orda di Tao Tei più grande che storia abbia mai visto.
Secondo la leggenda la Muraglia Cinese era stata costruita proprio per arginare invasioni di mostri mitologici, oltre che dei sanguinari eserciti Mongoli, ed è proprio da questa idea che Zhang Yimou è partito per costruire il suo film. Terribili mostri ed eroi si scontrano attorno al muro costruito per non cadere mai in un combattimento grandioso quanto la Muraglia stessa, talmente grande da essere l’unica costruzione umana visibile dallo spazio. L’esercito di Shao è immenso e armato fino ai denti. Fanteria, arcieri, gru, i soldati schierati tingono la muraglia di nero, rosso e blu, in uno spettacolo cromatico che lascia senza fiato, ma questo non basta a sconfiggere i Tao Tei. I mostri sputati fuori dalla montagna sono un’orda assetata di sangue, superiore agli uomini per numero e forza, e assediano la Muraglia giorno e notte, seminando morte e distruzione. Per vincere ci vuole forza, ingegno e coraggio, ed è proprio in questo che un eroe si distingue da un guerriero.
Ancora il cinema di Zhang Yimou si concentra sui valori cavallereschi e sul combattimento, inteso come un’arte dalla rara eleganza in cui le armi si accordano insieme come in una grandiosa orchestra. Ed è proprio questa l’essenza di The Great Wall, il combattimento in tutta la sua spettacolarità, esaltato dai coloro saturi dei costumi e da un’uso sapiente del 3D, che porta nel cuore della battaglia senza sovraccaricare l’immagine. Anche il dialogo è ridotto all’osso per lasciare spazio a un’azione concitata ma visivamente ipnotica, talmente imponente da far impallidire i più famosi colossal fantasy. Zhang Yimou ha creato qualcosa di grandioso, in cui tutto è mastodontico, enorme, sproporzionato, ma per gli occhi è solo pura magia.