La poesia in un supermercato. In den Gängen potrebbe essere riassunto in questa semplice frase. Perché anche in un supermercato, tra gli scaffali affollati, il frastuono dei muletti e i clienti che sciamano senza sosta si può trovare la bellezza e Thomas Stuber è riuscito a mostrala. Nel suo film i muletti danzano a ritmo di valzer e tra i cigolii un orecchio attento riesce quasi a percepire il rumore dell’oceano, che culla gli impiegati nella loro routine straniante e accompagna i loro fugaci incontri durante le pause caffè.
Al centro della vicenda c’è Christian che, dopo aver perso il suo lavoro come muratore, inizia a lavorare come addetto al muletto del reparto bevande in un supermercato. Un lavoro come tanti, catturato quasi per caso, che però nella sua semplicità riesce a cambiargli la vita. I suoi colleghi diventano la sua famiglia, i suoi mentori e gli affetti più cari, e più di tutti Marion, la bella responsabile del reparto dolciumi, riesce a calamitare la sua attenzione. Dopo tutto l’amore, proprio come la bellezza, spesso si trova nei luoghi più impensabili, là dove nessuno si preoccupa di guardare.
Ed è proprio questo che si è preoccupato di fare Thomas Stuber, andando ad indagare il mondo degli invisibili, allineati dietro un camice blu, identificati con una sequenza numerica, ma talmente pieni di poesia da riuscire a far scaturire il bello dal brutto. Stuber con la sua lente privilegiata è riuscito in questa impresa, affidandosi al potere dell’immagine, della musica, ma soprattutto dell’essere umano, in grado di convogliare i sentimenti più profondi anche in uno sguardo privo di parole. E anche se la sua rappresentazione della realtà è estremamente concreta, legata in ogni istante alla vita quotidiana dei suoi personaggi e alla loro routine, paradossalmente il suo realismo trascende nella magia, e il mondo che disegna si anima in una coreografia di cose e persone che si intrecciano sullo sfondo di un grigio supermercato della provincia tedesca. E non c’è nulla più bello.