“Animali notturni è una parabola sul venire a patti con le scelte che facciamo nel corso della nostra vita e con le conseguenze che le nostre decisioni possono comportare. In una cultura sempre più fortemente usa e getta in cui tutto, anche i nostri rapporti, può essere facilmente buttato via, questa è una storia di lealtà, dedizione e amore. E’ una storia che parla dell’isolamento che tutti sentiamo e dell’importanza di valorizzare i legami personali che ci sostengono nella vita”.
Tom Ford
Il film di Tom Ford sembra fatto di due film distinti, estremamente diversi nel linguaggio estetico e narrativo, al punto da sembrare disegnati da due mani diverse, ma allo stesso tempo congiunti nel male di vivere dei personaggi, nel dolore che scava a fondo nell’esistenza umana e porta alla luce le paure più profonde. Da un lato l’alta società Newyorkese, incorniciata da architetture sontuose e vernissage surrealisti, satura di bellezza ma povera di sentimenti, e dall’altro l’entroterra Texaano, dove si respira solo polvere e sangue e l’essere umano sa mostrare il suo lato più animalesco. Il fil rouge che lega a doppio filo questi due mondi è Animali notturni, il romanzo che la gallerista Susan Morrow (interpretata da Amy Adams) trova inaspettatamente nella cassetta della posta con la dedica del suo ex marito Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal) con cui lei non ha più contatti da anni.
Il romanzo è violento, cupo, ma talmente ben scritto da scatenare in Susan una tempesta di sentimenti sopiti da tempo. La storia si apre in una notte scura, lungo una strada isolata nel bel mezzo del deserto Texano, in cui Tony Hastings (sempre interpretato da Gyllenhaal) sta viaggiando con sua moglie e sua figlia. All’improvviso una macchina compare alle loro spalle e li spinge fuori strada. Come nel peggiore degli incubi tre uomini armati delle peggiori intenzioni scendono dalla macchina e rapiscono la moglie e la figlia di Tony davanti ai suoi occhi, per poi abbandonarlo ferito e inerme in mezzo al nulla. Con l’arrivo del giorno Tony riesce a raggiungere la polizia per chiedere aiuto e il suo caso viene preso in carico dal Tenente Bobby Andes (il candidato all’Oscar Michael Shannon), che si mette subito a caccia dei sospettati insieme a Tony, determinato a fare giustizia anche a costo di non agire secondo la legge.
Susan abbandona il sonno per lasciarsi andare a una lettura serrata, che in ogni parola la costringe a guardarsi dentro, oltre l’apparenza di una vita perfetta e di un lavoro che in realtà annoia quanto il suo matrimonio. Nulla è reale nella sua vita e tutto ruota soltanto intorno alla perfezione estetica, alla bellezza fasulla, mentre quella storia così violenta, impastata nella terra di un mondo che non le appartiene, la attrae magneticamente e la risucchia al suo interno come se la riguardasse da vicino, come se la vendetta do Tony verso chi ha distrutto la sua famiglia fosse quella personale di Edward verso il suo amore tradito.
Questa non è soltanto una storia-nella-storia, ma soprattutto un’esplorazione del desiderio, dell’ambizione e dell’indulgenza umane, e nel raccontarla Tom Ford esercita le sue abilità di regia e di scrittura a un livello ancora più raffinato di quanto non abbia fatto con il suo primo film. A Single Man, con cui il regista ha esordito alla regia nel 2009, era ambientato nel 1962 e si concentrava su un unico personaggio, osservato in epoche diverse della sia vita, Animali notturni, invece, muove costantemente lo sguardo da un personaggio all’altro, da una storia all’altra, ognuna con il suo linguaggio, ognuna con la sua estetica, ma entrambe ugualmente efficaci nella rappresentazione dell’uomo e delle sue debolezze.
Tom Ford fa a pezzi l’animo umano con una freddezza chirurgica per poi ricucirlo con un filo di seta, senza lasciare nulla al caso, curando ogni inquadratura con l’unico obiettivo di catturare lo spettatore nella storia e farlo ripensare ai propri sbagli, così come fa Edward con Susan. Il viaggio è lacerante, ma allo stesso tempo catartico e meraviglioso.