trono di spade

Breaking Bad sbanca gli Emmy Awards 2014

Valanga di premi per Breaking Bad nella 66′ edizione degli Emmy Awards, in cui si è aggiudicata il premio come miglior serie drama, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura. Delusione per True Detective che porta a casa solo miglior regia e miglior casting per una serie drama.

Si è conclusa ieri la 66′ edizione degli Emmy Awards 2014, presentata dall’attore e sceneggiatore del Saturday Night Live, Seth Meyers, sullo sfondo del Nokia Theater di Los Angeles. Protagonista indiscussa della serata è stata Breaking Bad, la serie tv della AMC ideata da Vince Gilligan, che si è aggiudicata il premio come miglior serie drama e miglior sceneggiatura. Bryan Cranston ha portato a casa il premio per il miglior attore protagonista della serie per il ruolo Walter White, mentre Aaron Paul per il ruolo di Jesse Pinkman e Anna Gunn per il ruolo di Skyler White si sono aggiudicati il premio come miglior attore e attrice non protagonista.

Modern Family è stata giudicata la miglior comedy e si è distinta anche per la miglior regia per una serie comedy e per il miglior attore non protagonista. Il re e la regina della commedia sono stati Jim Parsons per il ruolo di Sheldon Cooper in The Big Bang TheoryJulia Louis-Dreyfus per il ruolo di Selina Meyer in Veep, che hanno vinto il premio come miglior attore e attrice protagonista.

Disilluse le attese per True Detective, la serie tv dell’anno creata da Nic Pizzolatto per la HBO e interpretata da Matthew McConaughey e Woody Harrelson, che ha portato a casa solo il premio per la miglior regia per una serie drama,conferito a Cary Joji Fukunaga per l’episodio Who Goes There, e il premio per il miglior casting.

Tutti i vincitori degli Emmy Awards 2014:

Miglior drama
Breaking Bad (Amc)

Miglior comedy
Modern Family (Abc)

Miglior miniserie
Fargo (Fx)

Miglior film-tv
The Normal Heart (Hbo)

Miglior attore protagonista di una serie drama
Bryan Cranston per il ruolo di Walter White in Breaking Bad (Amc)

Miglior attrice protagonista di una serie drama
Julianna Margulies per il ruolo di Alicia Florrick in The Good Wife (Cbs)

Miglior attore protagonista di una serie comedy
Jim Parsons per il ruolo di Sheldon Cooper in The Big Bang Theory (Cbs)

Miglior attrice protagonista di una serie comedy
Julia Louis-Dreyfus per il ruolo di Selina Meyer in Veep (Hbo)

Miglior attore non protagonista di una serie drama
Aaron Paul per il ruolo di Jesse Pinkman in Breaking Bad (Amc)

Miglior attrice non protagonista di una serie drama
Anna Gunn per il ruolo di Skyler White in Breaking Bad (Amc)

Migliore attore non protagonista di una serie comedy
Ty Burrell per il ruolo di Phil Dunphy in Modern Family (Abc)

Miglior attrice non protagonista di una serie comedy
Allison Janney per il ruolo di Bonnie Plunkett in Mom (Cbs)

Miglior guest star femminile di una serie drama
Allison Janney per il ruolo di Margaret Scully in Masters of Sex (Showtime)

Miglior guest star maschile di una serie drama
Joe Morton per il ruolo di Rowan in Scandal (Abc)

Miglior guest star femminile di una serie comedy
Uzo Aduba per il ruolo di Suzanne ‘Crazy Eyes’ Warren in Orange Is the New Black (Netflix)

Miglior guest star maschile di una serie comedy
Jimmy Fallon come conduttore del Saturday Night Live

Miglior attore protagonista in una miniserie o film-tv
Benedict Cumberbatch per il ruolo di Sherlock Holmes in Sherlock: His Last Vow (Bbc)

Miglior attrice protagonista in una miniserie o film-tv
Jessica Lange per il ruolo di Fiona Goode in American Horror Story: Coven (Fx)

Miglior attore non protagonista in una miniserie o film-tv
Martin Freeman per il ruolo di John Watson in Sherlock: His Last Vow (Bbc)

Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film-tv
Kathy Bates per il ruolo di Delphine LaLaurie in American Horror Story: Coven (Fx)

Miglior sceneggiatura per una serie drama
Ozymandias (Breaking Bad, Amc), scritto da Moira Walley-Beckett

Miglior regia per una serie drama
Who Goes There (True Detective, Hbo), diretto da Cary Joji Fukunaga

Miglior sceneggiatura per una serie comedy
So Did The Fat Lady (Louie, Fx), scritto da Louis C.K.

Miglior regia per una serie comedy
Vegas (Modern Family, Abc), diretto da Gail Mancuso

Miglior sceneggiatura per una miniserie o film-tv
Sherlock: His Last Vow (Bbc 1), scritto da Steven Moffat

Miglior regia per una miniserie o film-tv
Buridan’s Ass (Fargo, Fx), diretto da Colin Bucksey

Miglior casting per una serie drama
True Detective (Hbo)

Miglior casting per una serie comedy
Orange Is The New Black (Netflix)

Miglior casting per una miniserie o film-tv
Fargo (Fx)

George R.R. Martin: J. R. R. Tolkien e Sir Walter Scott all’origine di Game of Thrones

George R.R. Martin, l’autore della saga di Game of Thrones, ha rivelato agli spettatori dell’Edinburgh International Book Festival le sue fonti di ispirazione per la creazione del mondo fantastico delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e dei personaggi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

Lettore instancabile di fumetti e appassionato di storia medievale, George R.R. Martin è attivo sul panorama letterario americano da oltre vent’anni, ma il successo mondiale è arrivato con Game of Thrones, l’adattamento televisivo delle sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che unisce l’universo fantasy di J. R. R. Tolkien al realismo crudo del medioevo accuratamente descritto da Sir Water Scott.

George R.R. Martin: Ho iniziato nel a scrivere Game of Thrones nel 1991, ma la prima storia che ho scritto risale al 1971, quindi ci sono più di vent’anni di produzione horror e di fantascienza che molti lettori che si fermano alle Cronace del Ghiaccio e del Fuco non conoscono. Vorrei incoraggiarli a leggere anche gli altri romanzi, che sono molto diversi da questa saga.  Non li considero infatti dei precursori, perché affrontano delle tematiche differenti, legate al momento della mia vita in cui sono stati scritti. Per esempio ho iniziato a scrivere fantascienza e poi negli anni Ottanta sono passato all’horror, perché questo genere all’epoca andava molto di moda. L’aspetto più interessante del mio lavoro è proprio questo. Mi piace molto infrangere le regole e mescolare i generi, come avete visto anche in Game of Thrones. La fantascienza e l’horror sono due generi molto diversi, perché uno rappresenta l’universo intellegibile mentre l’altro ciò che nell’universo sfugge al controllo umano, e nessuno avrebbe mai pensato di mescolarli visto che erano agli antipodi. Io l’ho fatto e il risultato è stata una serie di ottimi romanzi horror e di fantascienza.

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Molti lo definiscono il “Tolkien americano” per la presenza massiccia delle storia nei suoi romanzi, in cui sono evidenti i richiami alla storia scozzese e a Sir Walter Scott. Le è capitato di visitare spesso la Scozia?

Ho visitato la Scozia mezza dozzina di volte. Cisono stato per la prima volta nel 1981 con un’amica con cui collaboro spesso, Lisa Tuttle. Di questo viaggio mi è rimasta impressa l’immagine dell’Hadrian’s Wall al tramonto, in una fredda giornata estiva. Ai piedi di quelle mura mi sono sentito come un legionario romano ai confini del mondo, ed è stata una sensazione molto forte. La fantasia però ingigantisce sempre tutto, e così dieci anni dopo ho reso quella barriera cento volte è più alta e lunga, e l’ho ricoperta di ghiaccio. Credo che se in Scozia ci fosse una barriera di ghiaccio gigante come quella, oltre ad essere una fantastica attrazione turistica sarebbe anche utile a tenere lontano gli inglesi.

In seguito a questo viaggio ha iniziato a scrivere i romanzi da cui è stata tratta la serie tv Game of Thrones che in molto definiscono grondante di sangue.

La storia scozzese è piena di sangue, come tutta la storia del resto.  Ho viaggiato molto nel corso della mia vita e ho visitato dei luoghi con una storia incredibile, come la Germania, la Romania o la Cecoslovacchia, ma la loro storia spesso non è mai stata tradotta in inglese, quindi a me risulta poco accessibile. Al contrario la storia inglese, scozzese e anche quella francese sono state descritte molto accuratamente e per questo rappresentano la mia fonte principale. La storia medievale è senza dubbio molto sanguinosa, ma guardando indietro penso che la razza umana si stia evolvendo da un punto di vista morale, certo molto lentamente, ma alla lunga si intravederanno dei progressi.

Da dove ha avuto origine la sua fantasia? Come è iniziato tutto?

Da bambino ero un grande lettore di fumetti, ne ho letti moltissimi. Ho anche scritto una lettera a Stan Lee e Jack Kirby per commentare il numero 17 dei Fantastici Quattro e quella è stata la prima cosa che ho pubblicato. In seguito ho scritto molte altre lettere alla Marvel, di cui una per complimentarmi per un numero dei Vendicatori in cui compariva il personaggio di Wonder Man, che si univa al gruppo pur essendo segretamente è un cattivo. Wonder Man aveva il compito di entrare nel gruppo per distruggerlo dall’interno ma, quando arrivava il momento di mettere in pratica il suo piano, decideva di salvare gli Avengers a costo della sua stessa vita. A dodici anni ero rimasto molto colpito da questo personaggio che sembrava buono, pur essendo cattivo, e che alla fine si rivelava davvero buono. Poi è tornato in vita, ma io al tempo della lettera ancora non lo sapevo. Forse Stan Lee mi ha influenzato più di tutti dal punto di vista letterario, anche più di Shakespeare, Tolkien e Walter Scott.

Forse è questo ciò che i lettori amano nei suoi personaggi, il fatto che non siano completamente buoni o cattivi.

Tolkien mi ha influenzato moltissimo, non a caso molti mi chiamano il Tolkien americano. Ho letto più di una volta Il Signore degli Anelli e già da bambino ha avuto un’influenza enorme su di me. In un certo senso, quando ho iniziato la saga di Game of Thrones volevo dare una risposta a Tolkien, ma soprattutto ai suoi imitatori. Il fantasy è un genere letterario antichissimo, ma il fantasy moderno è iniziato con Tolkien ed è lui che l’ha reso così popolare. Ci sono molti imitatori di Tolkien in giro, ma non fanno altro che degradare il genere, e non è così che dovrebbero andare le cose.  È tutto sbagliato. È stato ridotto tutto ad un Disanyland medievale quando invece gli scrittori dovrebbero prendere gli elementi fondamentali del Medioevo – castelli, principesse, ecc… – e riscriverli dal punto di vista di un americano o di un inglese del nostro secolo. Il mio obiettivo è combinare la magia e l’immaginario di Tolkien con la cruda realtà della storia.

In quale misura è stato influenzato dalla storia e da personaggi realmente esistiti?

Ho letto molta storia ed è chiaro che La guerra delle due rose tra York e Lancaster richiami la rivalità tra Stark e Lannister, o che nella serie compaiano personaggi ispirati a Enrico IV, Enrico VIII e Falstaff, ma ciò non vuol dire che siano stati copiati da questi. Quando devo creare un personaggio, guardo prima di tutto dentro di me, e cerco motivazioni, sogni, desideri e impulsi oscuri che possano rendere i personaggi vivi. Non avendo un’esperienza diretta di quest’epoca non posso fare altro di far riferimento a me in quanto essere umano, e di mettere in gioco sentimenti comune a tutta l’umanità. Indipendentemente dal fatto che si tratti di un personaggio maschile o femminile, i sogni e i desideri sono gli stessi, come il  desiderio di amore e di rispetto, ed è questo che cerco di cogliere. Come è evidente nelle Cronache, sono molto attratto dai cattivi e dagli outsider, e in generale dai personaggi non integrati nella società perché donne o figli illegittimi, perché c’è più dramma in personaggi come questi, c’è una lotta interiore maggiore.

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Lei è famoso per la creazione di personaggi femminili straordinari, che non a caso hanno attratto molte donne tra i fan.

La storie scozzese è piena di regine e di donne forti e intelligenti, a partire da Lady Macbeth in poi, che pur non andando in guerra  esercitano il loro potere nei modi che gli sono più congeniali. Mary of Scotland magari non era un esempio di grande intelligenza, ma di sicuro era una donna forte e aveva a che fare con una donna ancora più forte e brillante di lei (Elizabeth I), e anche se alla fine ha perso la sua battaglia a suo modo è un personaggio molto affascinante. Ci sono donne di ogni tipo, forti e deboli, intelligenti e stupide, e le differenze tra i personaggi sono fondamentali per definire le diverse personalità che si scontrano all’interno della stessa cultura.

Una delle basi del suo successo sono i finali ad alta tensione, al punto che i fan si divertono a prevedere ciò che accadrà nelle stagioni successive.

Mi piace sorprendere i lettori, divertirli e portarli verso direzioni che neanche immaginano. Inoltre odio le storie prevedibili anche come lettore. In passato leggevo spesso i commenti dei fan su internet ma ora ho smesso di farlo, perché sebbene alcune teorie fossero assurde, anche se molto creative, altre avanzate da lettori molto attenti si sono rivelate corrette, e io non posso permettermi di cambiare il finale che ho programmato, perché sarebbe un vero disastro.