Universal Pictures

La mummia, di Alex Kurtzman

La mummia è il nuovo reboot tanto atteso di uno dei classici del cinema dell’orrore. Diretto da uno degli ideatori della serie TV Fringe, Alex Kurtzman, nonché autore e produttore anche di alcuni dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni: The Island, The Legend of Zorro, Mission: Impossible III, Transformers e Star Trek, il film lascia non poche perplessità circa una trama non troppo generosa di spunti e soprattutto votata espressamente a lasciare aperte porte narrative solo per potervi collegare quanti più film possibili annunciati dalla Universal Pictures.
Cluster, link e sharing non possono e non devono sostituire paura, sangue e morte in nessun film horror!

ShakeMoviesStandard04

«Il passato non può restare sepolto per sempre».

Probabilmente in pochi sanno che la Mummia, al suo quarto ciclo di film [1940-1944; 1959-1971; 1999-2008; 2017-?], è l’unico mostro Universal a non essere ispirato da un romanzo ma da fatti realmente accaduti e notizie documentate da fonti storiche certe: fu l’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 e la conseguente maledizione, romanzata sulla falsariga della presunta biografia di Alessandro Cagliostro, un mago di 3000 anni che sopravviveva tramite iniezioni di nitrato, ad ispirare la sceneggiatura della versione datata 1932 con un Boris Karloff che turbò non poco il riposo di un’intera generazione. Altri tempi, si dice, ma non è per una nostalgia “dei bei tempi andati”. Più per rendere l’idea di quanto sottotesto può essere in grado di offrire il mostro in questione. Sottotesto che non è minimamente preso in considerazione dal film di Kurtzman, ma la colpa non è proprio sua. Christopher McQuarrie, premio Oscar® per I soliti sospetti e David Koepp [Jurassic Park, Spider-Man], accompagnati da Dylan Kussman, che da qualche anno si sta riciclando come sceneggiatore, dopo aver recitato in svariati film fra cui L’attimo fuggente, riescono nell’intento di depauperare quanto di buono ha elaborato lo scrittore su cui è basato quasi tutto il futuro dei mostri Universal, Jon Spaihts [Doctor Strange].

ShakeMoviesStandard05
Spaihts sembra essere uno dei fulcri del già citato progetto di creare uno Universal Monsters Cinematic Universe, oggi denominato in maniera più accattivante Dark Universe, che tenga testa ai vari Marvel e DC Universe e possa infondere nuovo interesse intorno a quelle figure leggendarie della narrativa fantastica che, diciamolo noi che possiamo, dovrebbe sostituire molte letture scolastiche ormai obsolete, quasi anacronistiche. È sempre di Spaihts la sceneggiatura per Passengers, inclusa dal 2007 nella Black List, la lista annuale delle migliori sceneggiature non prodotte, e resa film solo nel 2016. Successivamente viene ingaggiato per scrivere la trilogia-prequel di Alien, rimaneggiata poi da Damon Lindelof [Lost] per dar vita a Prometheus. È in quell’anno, il 2012, che Spaihts viene ingaggiato per scrivere questo nuovo reboot del franchise de La mummia, diretto da Alex Kurtzman:

«Benvenuti in un nuovo mondo di dei e mostri».

ShakeMoviesStandard01a

Ahmanet [Sofia Boutella; Star Trek Beyond, Atomica bionda], principessa dell’antico Egitto, uccide il padre e il neonato erede al trono e quindi mummificata e sepolta viva nelle profondità del deserto. Risvegliatasi in seguito ai soliti scavi archeologici, Ahmanet dà sfogo a tutto quel rancore che i suoi resti hanno covato per cinque millenni e non placherà la sua ira finché non avrà ottenuto ciò che vuole: essere una dea e avere il dominio su tutto. La sorte dell’intera umanità è nelle mani del soldato e profanatore di tombe Nick Morton [Tom Cruise; Jack Reacher – Punto di non ritorno, Magnolia] e dell’archeologa Jenny Halsey [Annabelle Wallis; King Arthur – Il potere della spada, Annabelle] e tra i due non corre buon sangue…

«Ci sono destini peggiori della morte ».

ShakeMoviesStandard03

Ciò che l’attuale versione de La mummia ha di veramente rilevante è nel settore tecnico:

  • le riprese, effettuate ad Oxford e tra Londra, la contea di Surrey e in Namibia, sono state realizzate utilizzando mdp e soprattutto lenti di indubbia efficienza (ARRI ALEXA 65 alternata con Panavision Panaflex Millennium XL2 che montavano lenti Panavision C- ed E-Series, ATZ e AWZ2, oltre alle ARRI Rental Prime 65);
  • poi tradotte in pellicola da 35 mm Kodak, probabilmente per “sporcare” e dare un vissuto, un effetto vintage all’immagine finale;
  • l’aspet ratio in rapporto 2.35 : 1, che premia il grande dispendio in VFX, makeup e scenografie;
  • il sound mix top quality in multiformato (Dolby Digital, Auro 11.1, Dolby Atmos, Dolby Surround 7.1), che rende ancora più adrenaliniche le scene d’azione.

ShakeMoviesStandard07
Tutto suggerisce un intento di spettacolarizzazione, che non è stato, purtroppo, coadiuvato da una sceneggiatura all’avanguardia che sapesse sorprendere, interessare e tremare e che, invece, non fa temere per la sorte dei personaggi, figuriamoci per l’umanità minacciata da una tempesta di sabbia o da quattro scheletri malmessi. Occorre molto più contenuto per intrattenere chi affronta tutti i giorni i deliri dei mezzi di trasporto, tangenziali congestionate e agenti atmosferici impazziti, per non parlare di pericoli ben più gravi di natura terroristica. Se l’intenzione era di rallegrare per un paio d’ore in maniera spensierata lo spettatore senza pretendere di raggiungerne il cuore o il cervello, La mummia può ritenersi soddisfatta. NON è necessario vederlo in 3D, questo va detto!

«A volte ci vuole un mostro per combattere un altro mostro».

ShakeMoviesStandard08

Il film La mummia permette anche di fare la conoscenza di un altro personaggio, fondamentale per la casa di produzione americana, il Dr. Jekyll [Russell Crowe], su cui s’indugia molto, anche troppo dato che avrà occasione di dimostrare quanto vale in un film tutto suo, come previsto, nel neonato Universal Monster Universe. Nel laboratorio di Jekyll gli spettatori più attenti noteranno molte chicche che rimandano a Il mostro della laguna nera, una succulenta anticipazione, e a Dracula Untold, capostipite del Dark Universe.

«La morte non è altro che una porta per una nuova vita».

ShakeMoviesStandard10

La tagline del film «Benvenuti in un nuovo mondo di dei e mostri» è, invece, una citazione de La moglie di Frankenstein (1935), in cui recitava la mummia originale, Boris Karloff.

«Monstrum vel prodigium».

ShakeMoviesStandard09

Pets – Vita da animali, di Yarrow Cheney e Chris Renaud

«Vi siete mai chiesti cosa fanno i vostri animali quando non siete in casa?»

Pets è la nuova avventura Illumination e ideata dai creatori (la cui firma inequivocabile è lasciata in una scena che a che fare con una montagna di salsicce) di Cattivissimo me e Minions – Il film. Una storia che appare già nota prima della sua effettiva proiezione in sala: il tagline che ha accompagnato tutta la promozione del film è «Vi siete mai chiesti cosa fanno i vostri animali quando non siete in casa?» e la pellicola racconta infatti una giornata vissuta dal Terrier Max e dal suo nuovo (e odiato) coinquilino Duke, un pulcioso randagio che la sua adorata padrona Katie ha avuto l’ardire di accogliere in casa. Insieme a loro, anche gli altri vicini di cuccia Chloe (una gatta golosa e superba), Buddy e Mel (due cani d’appartamento rispettivamente amanti del massaggio da planetaria e della caccia agli scoiattoli), Pisellino (un uccellino che elude la reclusione da gabbia durante il giorno per svolazzare in giro per il palazzo) e la dolce Gidget (segretamente innamorata ma incapace di confessare il proprio amore) verranno coinvolti nelle mirabolanti traversie per portare a termine una missione di salvataggio. Riuscirà il mix variegato di caratteri e intenti a risolvere tutto prima che tutte le porte delle loro case si aprano per il rientro dei padroni?

Pets - ShakeMovies

Ancora una volta con Pets si registra questa fastidiosa tendenza del 2017 di distribuire trailer che nei loro pochi minuti superano in brillantezza la riuscita dell’intero film: le campagne di marketing risultano più argute delle sceneggiature. La trama non rispetta le aspettative suggerite dagli innumerevoli teaser rilasciati nell’arco di mesi che lasciavano presagire un vero e proprio film d’animazione dell’anno. Invece la storia si svolge banalmente, senza nessuna originalità narrativa (il tema del salvataggio ha già avuto ampio spazio nei film d’animazione). Pets non riesce a raggiungere una fisionomia completa: non è al 100% un film per bambini perché lo spettatore viene risucchiato in dinamiche al cardiopalma, che un bambino molto piccolo non riuscirebbe ad apprezzare per l’eccessiva velocità (e a volte tensione nervosa); non è neanche completamente una pellicola per adulti perché mancano gli elementi che tale l’avrebbero resa: la caratterizzazione dei personaggi (alcuni di questi appaiono come delle semplici macchiette senza una personalità a tutto tondo) e dei loro sentimenti, o le situazioni paradossali, la cui ironia potrebbe essere colta solo da un pubblico adulto: in Pets abbiamo solo un tenero coniglietto bianco dall’ispirazione rivoluzionaria e violenta ma la cui fisionomia non tiene per l’intera durata della pellicola e si dissolve senza apparente motivo nel corso della narrazione.

Pets - ShakeMovies

Se si va in sala a vedere Pets con l’aspettativa di assistere a un Toy Story versione animale, probabilmente le scelta sarà azzeccata; se si va in sala con la speranza di non assistere alla messa in scena di un Toy Story versione animale (perché di certe pellicole geniali e innovative sono irripetibili e inimitabili) allora bisognerà essere consapevoli di trascorrere, tra i molti buche narrativi, alcuni momenti piacevoli, tutti coincidenti con i luoghi comuni del mondo canino.
Menzione speciale alla scenografia: in questo caso il premio è meritato; lo skyline di New York toglie il fiato e il movimento in verticale attraverso i grattacieli vale, probabilmente, la visione di tutto il film.

La notte del giudizio – Election year, di James DeMonaco

In un futuro distopico si ritiene giusto che la cura per la crisi economica e la dilagante delinquenza sia fornire ai cittadini un’occasione annuale di iperviolenza “controllata”, denominata Sfogo [The Purge]: 12 ore di terrore, durante le quali tutte le attività criminali, compreso l’omicidio, diventano legali. Due sole regole: divieto di aggressione ai funzionari governativi di livello 10 e divieto di armi da guerra come granate, bazooka, mine antiuomo e lanciamissili. L’interessante serie di film che fanno capo a La notte del giudizio, di James DeMonaco [Il negoziatore, Assault on Precinct 13], un survival horror che sfrutta la tensione della home invasion per nascondere una forte critica sociale, parte proprio da questi presupposti.

La notte del giudizio – Election year è il terzo capitolo di questa fortunata saga che si fa prepotentemente largo tra i migliori titoli di un genere molto particolare: la fantascienza sociologica, termine che traduce l’originale social science fiction e che, dalla fine degli anni cinquanta, è stato coniato per definire un insieme di romanzi e racconti di fantascienza a sfondo sociale incentrati sulle scienze sociali più che sulla tecnologia. Scrittori come Robert Sheckley, Frederik Pohl, Cyril M. Kornbluth, William Tenn, hanno fatto da pionieri per i più noti Richard Matheson, Mack Reynolds e Philip K. Dick, che hanno ispirato pellicole leggendarie e che continuano ad influenzare le nuove generazioni. Le recenti saghe young adult di successo, come Hunger games, Divergent, La quinta onda o Maze runner, rientrano a pieno titolo nel settore social sci-fi.

ShakeMoviesStandard04

La fantascienza sociologica pone l’accento non tanto su improbabili tecnologie scientifiche o su avventure spaziali oltre i confini conosciuti dell’universo, quanto più su ipotetiche evoluzioni della società umana, che diventano proiezioni future del presente e, quindi, oggetto di satira, ironia e sarcasmo più o meno celati: politica, economia, mass media, pubblicità, industrializzazione, legalità, morale, abitudini, atteggiamenti, persino sentimenti e rapporti interpersonali, come Terry Gilliam ci mostra in The Zero Theorem, finiscono sotto una lente d’ingrandimento che diventa specchio distorto dell’epoca attuale.

Per fare un altro esempio illustre, nel racconto La settima vittima (1954, in piena Guerra Fredda), che ha ispirato La decima vittima di Elio Petri, Contenders – Serie 7 e, con molta probabilità, anche gli Hunger games, Robert Sheckley ipotizzava una società che, per evitare i conflitti bellici, con l’intento catartico di dar “sfogo” all’innato istinto violento dell’uomo, come in La notte del giudizio, paradossalmente istituzionalizzava l’omicidio, attraverso una sorta di gioco mortale con regole da rispettare per i partecipanti e premi ai “cacciatori” più esperti. Anche Ray Bradbury, in Fahrenheit 451 (1953) narra di una società futura antidemocratica in cui i giochi a premi interattivi offuscano la mente delle persone, possedere libri è un crimine e sono i pompieri a provvedere a bruciarli. Anche Fahrenheit 451 ebbe la sua trasposizione cinematografica grazie a François Truffaut nel 1966.

ShakeMoviesStandard02

Così, in questo contesto di satira sociale e fantapolitica quelli che in La notte del giudizio sono i leader chiamati «Nuovi Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, una nazione risorta» sono la proiezioni delle teorie cospirative odierne che vedono nella società segreta dei cosiddetti “Illuminati”, un gruppo oligarchico, che vorrebbe stabilire un “Nuovo Ordine Mondiale”, manipolando subdolamente la popolazione per soppiantare l’attuale status sociale con lo scopo ultimo di ottenere il controllo totale del pianeta.

Non si spinge a tanto la saga scritta e diretta da James DeMonaco e finanziata da due produttori oculati come Jason Blum [Insidious, Paranormal activities, Whiplash] e Michael Bay [Transformers, Ouija, Armageddon]. In La notte del giudizio – Election year, il più fantapolitico dei tre film finora consegnati alle sale da Universal Pictures, l’annuale Sfogo avviene in pieno clima elettorale.
A contrapporsi alla rielezione del leader dei Nuovi Padri Fondatori c’è la senatrice Charlene “Charlie” Roan [Elizabeth Mitchell, star di Lost, Revolution e V], donna dalle «tette piccole, ma dalle palle grosse», decisa ad abolire l’assurda ricorrenza che le è costata la famiglia diciotto anni prima. È pronta a mettere la sua vita in gioco per il bene della popolazione indigente, falcidiata da quella che viene definita, dagli ormai desensibilizzati fanatici, «l’Halloween degli adulti», ma qualcuno ha in serbo per lei un destino diverso da quello che lei auspica.

ShakeMoviesStandard08

«Useremo lo Sfogo di quest’anno per fare le pulizie di primavera».

Dopo il tradimento di una sua guardia del corpo, la senatrice è costretta a scendere per le strade, cercando di sopravvivere in mezzo a pazzi criminali, maniaci delle torture e delle esecuzioni capitali, teppisti emergenti, guerre tra gang rivali, vendicatori improvvisati e invasati “turisti dell’omicidio” provenienti da tutto il mondo. Ad affiancarla e proteggerla rimane solo il suo capo della sicurezza, l’ex sergente Leo Barnes [Frank Grillo], che in AnarchiaLa notte del giudizio era in strada per vendicare la morte del figlio.

ShakeMoviesStandard03

Torna, quindi, il personaggio interpretato da Frank Grillo [Captain America: Civil war, The grey], a svolgere un po’ il ruolo di filo conduttore della narrazione, ma solo per quanto riguarda i due capitoli più recenti, dato che non era presente nel primo capitolo. Se si è stati particolarmente attenti, infatti, durante la visione dell’intera trilogia, esiste un unico collegamento tra i tre film, a parte il meccanismo dello Sfogo: si tratta di Dwayne “Dante” Bishop [Red dawn, Die hard – Duri a morire], che in La notte del giudizio interpretava lo sconosciuto, braccato da una banda di aguzzini altolocati, che bussa alla porta della famiglia protagonista per chiedere aiuto. È lui a rappresentare la resistenza a oltranza di una società assoggettata ai voleri di pochi e il punto di vista estremizzato del regista e dello spettatore.

Come ulteriore ammiccamento ad un criptico sottotesto, si può notare che in uno scontro che si svolge in chiesa le due fazioni sono rappresentate da una parte dal Reverendo, addetto alle celebrazioni religiose dello Sfogo (!) e dall’altra proprio da Bishop che in inglese vuol dire “vescovo”.

«Benedetti siano i Nuovi Padri Fondatori che ci permettono di purificare le nostre anime. Benedetta sia l’America, una nazione risorta».

ShakeMoviesStandard05

Nel cast si può evidenziare la presenza di Mykelti Williamson, il Bubba di Forrest Gump e l’esordio col botto di Brittany Mirabile, che interpreta un villain che si stampa talmente bene nella memoria dello spettatore da meritarne l’incitamento a sopravvivere.

«I want my candy bar!».

Da segnalare, inoltre, la coinvolgente colonna sonora, impreziosita da una straniante 20th century boy dei T-Rex e una significativa I’m afraid of Americans di David Bowie, come ciliegina sulla torta, a commento dei titoli di coda.

«Ricorda tutto il bene che porta lo Sfogo».

ShakeMoviesStandard01

The Danish Girl, di Tom Hooper

Se The danish girl fosse stato realizzato a tutto tondo, sarebbe stato una storia di libertà e, ça va sans dire, d’amore.

Tuttavia il gusto che rimane in bocca non è quello forte di una storia che racconta un problema mettendone in scena tutti i suoi aspetti più profondi e intimamente sconvolgenti; del problema si è scelta una versione edulcorata, vicina al gusto di un pubblico non ancora pronto a vedere in scena immagini realistiche nel vero senso della parola quando si parla di sessualità.

Tratto dal romanzo di David Ebershoff edito nel 2000, in The Danish Girl Einar Wegener (Eddie Redmayne) è un pittore paesaggista di modesto successo sposato con Gerda (Alicia Vikander), anche lei pittrice che non riesce ancora a trovare uno stile personale maturo e originale. In un gioco matrimoniale e artistico, Einar fa da modella alla moglie nei panni di Lili: quello che inizia come uno scherzo si trasforma ben presto nel disvelamento di un disagio profondo e interiore che l’uomo nasconde dentro di sé da sempre e che lo porta ogni giorno “a interpretare il personaggio Einar nonostante io sappia di essere Lili”. Dopo un lungo travaglio emotivo, la vita dei coniugi Wegener cambia per sempre: Einar deve essere cancellato per fare spazio a Lili e per questo il pittore decide di sottoporsi ad un innovativo e mai tentato intervento di cambio di sesso, il primo della storia.

The Danish girl

Tom Hooper (Les Misérables, Il discorso del re) semplifica una storia che avrebbe richiesto un più deciso approfondimento. Nulla da eccepire sulle scelte di sceneggiatura (del resto, in una storia vera e raccontata dai diari della stessa Lili il piglio inventivo passa in secondo piano) o di fotografia (affidata a Danny Cohen, candidato al premo Oscar per Il discorso del re), delicata e perfetta tra i colori danesi di case specchiate sulle lagune, facciate colorate e donne con cappelli bianchi in testa. Molto da ridire, invece, sul punto di vista adottato. In una storia dove il dramma è il vivere dentro un corpo che non si sente proprio, nelle poche scene in cui il corpo è protagonista la sensazione che si riceve è quella di uno scimmiottamento delle movenze femminili ad opera di un uomo che non desidera altro indossare lustrini, scarpe col tacco e fasciare le proprie gambe con collant all’ultima moda. Lo specchio non restituisce violenza ma solo desiderio e non si ha nemmeno lontanamente la percezione che Lili voglia uscire con prepotenza dal corpo di Einar; sembra quasi che Einar ami giocare a fare Lili senza una profonda serietà. Sorvolando sula polemica transgender relativa alla scelta dell’attore, Eddie Redmayne sembra in questo film fossilizzarsi in una performance dove ad emergere è una sofferenza diversa da quella rappresentata ne La teoria del tutto: nella precedente pellicola la condizione del grande scienziato emergeva in tutta la sua misera tristezza e riluceva nella sua grandiosità d’animo; in questo caso eddie fa solo sfoggio di gestualità e sguardi grotteschi, senza alcun evidente realismo capace di imprimere alla storia quella (anche spudorata) potenza necessaria per affrontare un simile argomento. E, no, nemmeno lui merita il premio Oscar.

The Danish Girl

Eppure The Danish Girl rimane una stria d’amore e di libertà grazie alla splendida interpretazione di Alicia Vikander (Ex Machina, Il sapore del successo, Il quinto potere, Anna Karenina), Gerda Wegener. Tutta la forza sta nella figura di una moglie a tal punto innamorata di un uomo che piano piano le scivola via dalle mani da permettergli di allontanarsi in un’altra dimensione esistenziale, dando un significato vero alla parola amore, proprio come David Foster Wallace diceva: “non è solo un sentimento, è un modo di vivere la vita come se si fosse una persona sola”.

Così, la prima scelta di libertà viene compiuta dalla moglie, da una donna che sceglie di dimenticare l’uomo che ha conosciuto e di cui si è follemente innamorata per rendere libera la donna che in quell’uomo era incatenata. Sono suoi i sentimenti che con forza emergono dalla pellicola e che colpiscono lo spettatore sullo stomaco; sue le lacrime di rabbia, insoddisfazione, senso di colpa e solitudine che si ha voglia di asciugare.

Universal Monsters Universe – Il mondo ha bisogno di mostri

«Alcune volte il mondo non ha bisogno di un eroe, ma di un mostro»

Da quando nel 2012 la Universal ha annunciato di voler riavviare uno dei loro franchise più fortunati, La Mummia, e voler ricominciare da capo con un Van Helsing che sappia conquistare pubblico e critica, si sono succeduti molti registi e produttori e i progetti hanno rischiato di essere accantonati del tutto. Finché nel 2014 da Roberto Orci, sceneggiatore, produttore televisivo e produttore cinematografico messicano [Transformers, Star Trek], non giunge l’idea che la Mummia e Van Helsing avrebbero potuto condividere lo stesso mostruoso universo, in cui far confluire anche tutti i mostri che hanno reso famosa la casa editrice, per l’occasione rivisitati, resi appetibili non solo ai cinefili di vecchia data o ai cultori dei classici dell’orrore. Insomma, un colossale progetto di reboot generale che sarà il metro di paragone della nuova generazione.

ShakeMoviesStandard02

Capostipite di questo progetto non poteva che essere Dracula: Dracula Untold, inizialmente, era intitolato significativamente “Dracula Year Zero”, per sottolineare la volontà di azzerare quasi completamente le conoscenze cinematografiche a riguardo per gettare le basi di un mondo oscuro che sia lo scenario perfetto per una nuova stirpe di creature, figlie del folklore ma plasmate con effetti speciali che li possono far camminare tra noi.

Il produttore Alex Kurtzman ha annunciato che la nuova serie di film sarà un mix di orrore e di altri generi, ma a giudicare da quanto avvenuto con Dracula, però, dovremo aspettarci un’atmosfera più fantasy, dove l’orrore cede di netto il passo all’avventura e all’azione. Un’operazione che ricorda molto i crossover Marvel e DC che da anni ormai sono in cima alle classifiche. Intanto per The Wolf Man, previsto per il 30 marzo 2018, è al lavoro Aaron Guzikowski, promettente sceneggiatore dell’avvincentissimo Prisoners, mentre per occuparsi della coerenza dell’universo condiviso è stato messo sotto contratto Jay Basu, famoso per aver creato le ambientazioni suggestive di Monsters: Dark continent, The Lost Dinosaurs e l’ancora inedito Metal Gear Solid.

Ultimamente è stato annunciato che Tom Cruise e Sofia Boutella saranno i protagonisti di La Mummia, previsto per il 9 giugno 2017, ma il film è ancora in fase di preproduzione: dell’apprezzato sceneggiatore John Spaihts [Prometheus e L’ora nera] potremo ammirare l’attesissimo Doctor Strange con Benedict Cumberbatch, Rachel McAdams e Tilda Swinton, nelle sale italiane dal 26 ottobre, e il sci-fi Passengers con Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen e Laurence Fishburne, programmato per il periodo prenatalizio.

 photo universalmonsters_2panel_P2final_zps0868d1c5.jpg

Il resto della mostruosa schiera è solo in fase di sviluppo ma Aaron Guzikowski e Chris Morgan [Wanted e Fast & Furious 7] garantiscono spettacolo, azione e scene memorabili. Non ci resta che attendere le date ufficiali, quindi. Intanto possiamo fantasticare pensando ai titoli annunciati: Frankenstein, The creature from the Black Lagoon (con Scarlett Johansson, forse), The invisible man (con Johnny Depp), Van Helsing, La moglie di Frankenstein, per il cui ruolo è palesemente corteggiata Angelina Jolie. Non fateci la bocca, i nomi altisonanti si susseguiranno all’infinito e fino al primo ciak non ci saranno certezze.

Una curiosità a margine: nel 2009, il pronipote di Bram Stoker, Dacre, a quattro mani con Ian Holt, ha scritto Undead – Gli immortali, il seguito ufficiale di Dracula. In questo nuovo romanzo l’antagonista principale è Elizabeth Báthory, anch’essa vampiro, e il protagonista è Quincey Harker, figlio di Jonathan e Mina Harker. Non è chissà quale previsione pensare che anche quest’opera sarà oggetto di una trasposizione, infilata tra una moglie di Frankenstein e un nipote dell’Uomo Lupo, magari!

 photo universalmonsters_2panel_P1final_zps297c87a6.jpg

Dracula Untold in DVD

1462. Transylvania. Cresciuto e addestrato come soldato fin da bambino dall’esercito dell’impero ottomano, Vlad III di Valacchia [Luke Evans] è noto sui campi di battaglia come “l’impalatore” dal momento che trafiggeva i nemici con lunghe lance e li lasciava, appunto, impalati nel terreno come forma di terrore psicologico. Liberatosi dal suo incarico e pentitosi di tutte le atrocità compiute, Vlad diventa principe di Transilvania. Rispettato sovrano, devoto marito di Mirena e amorevole padre di Ingeras, quando il destino lo metterà di fronte ad una crudele scelta Vlad dovrà decidere se sacrificare la propria famiglia in onore del sultano o condannare il suo popolo ad una sanguinosa guerra impari. Il desiderio di salvare amore e onore contemporaneamente lo spinge a stipulare un patto con un Male antico, celato in un’oscura grotta da tempo immemore, bloccato da una potente maledizione. Riuscirà a rispettare il patto? Potrà nascondere il suo orrendo segreto? Nella sua anima spaccata in due dall’insano contratto, quale parte prenderà il sopravvento?

ShakeMoviesStandard1
La genesi della figura del Principe delle Tenebre, elaborata da Matt Sazama e Burk Sharpless [Gods of Egypt, nelle sale italiane dal 25 febbraio, e The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe], e diretta dall’esordiente prodigio Gary Shore, è un film dove l’azione è sovrana, più della lugubre atmosfera che, probabilmente, è da pensare in divenire come, del resto, la consapevolezza dei poteri e dell’immortalità del novello Dracula. Immortalità che non è solo diegetica: secondo quanto riportato da IMDb sono più di 300 i film in cui compare il vampiro ideato da Bram Stoker, un numero secondo solo a Sherlock Holmes. Il totale, addirittura, triplica se si considerano anche i personaggi apocrifi, non ufficialmente tratti dall’opera. Un successo dovuto all’universalità dei temi, amore, odio, morte, onore, vendetta, inganno, e della versatilità di un personaggio che non a caso è stato scelto dalla Universal Pictures per fungere da capostipite del reboot project Monsters Universe.

IL DVD

 REGIA: Gary Shore INTERPRETI: Luke Evans, Sarah Gadon, Charles Dance, Dominic Cooper, Noah Huntley, William Houston TITOLO ORIGINALE: Dracula Untold GENERE: horror, fantasy, azione, drammatico, guerra DURATA: 88′ ORIGINE: USA, 2014 LINGUE: Inglese, Italiano, Francese, Spagnolo SOTTOTITOLI: Inglese per non udenti, Italiano, Francese, Spagnolo, Olandese EXTRA: nessuno DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

L’edizione scelta per Dracula Untold è semplice, a disco unico, senza alcun contenuto extra che distolga l’attenzione dal prodotto cinematografico che, in questo modo, può valorizzare al meglio le specifiche tecniche di tutto rispetto per gli standard da home cinema: l’audio multilingue è in Dolby Digital 5.1 in qualsiasi lingua e il formato video è uno spettacolare anamorphic widescreen (2.40:1) che mette in risalto tutta la CGI utilizzata per gli effetti speciali ed anche i costumi e il trucco che sono stati premiati ai Saturn Awards del 2015, dove è stato valutato il miglior film horror dell’anno.
ShakeMoviesStandard3

Il trailer italiano di 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi

Quando tutto era perduto, sei uomini ebbero il coraggio di fare la cosa giusta.

13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi. Dopo l’uccisione di un ambasciatore americano durante gli attacchi terroristici all’ufficio USA di Bengasi, un gruppo di sei soldati combatte per riportare l’ordine nel caos. Il nuovo spettacolare film di Michael Bay, basato su una storia vera. Con Pablo Schreiber, John Krasinski, Toby Stephens.

Dal 17 marzo al cinema.

Il secondo trailer italiano:

Lucy, di Luc Besson

Se è vero che gli esseri umani hanno accesso solo a una minima parte della capacità cerebrali, cosa accadrebbe se prendessero il controllo totale del loro cervello? La conoscenza parziale delle cose del mondo si estenderebbe all’universale e il potere sul corpo umano, sulla tecnologia e sulla natura intera sarebbe assoluto. Il primo passo sarebbe una percezione accentuata di ogni componente del proprio corpo, fino allo scorrere del sangue sotto la pelle e allo scricchiolio delle ossa poi, lentamente, si estenderebbe spazio che lo circonda, all’aria, ai corpi delle altre persone, e alla ragnatela invisibile di vibrazioni e onde elettromagnetiche che intrappolano gli esseri umani in una rete globale. Il cervello potrebbe smembrare le cellule per rimetterle insieme a suo piacimento, fare a pezzi i corpi, giocare con la materia e trasformarla in una sostanza immateriale che si scompone e si ricompone all’occorrenza per attraversare il tempo e le ere geologiche, per poi ritornare inevitabilmente all’origine del mondo, dove tutto ha avuto inizio.

Lucy è la prescelta, la depositaria involontaria di questo potere sconfinato. Il suo corpo è il prezioso involucro di una sostanza chimica al limite del fantascientifico, in grado di potenziare le capacità fisiche e psichiche a un solo assaggio, e che dissolta nel sangue e irradiata nell’organismo trasforma gli uomini in dei. Il suo corpo è una mappa di percezioni amplificate, una fitta rete di  impulsi elettromagnetici, che leggono le persone, le attraversano e le manipolano, così come fanno con il tempo, che si arrotola e si srotola ad un battere di ciglia. Ma ora che Lucy possiede la conoscenza assoluta del mondo e il potere divino, quale può essere il passo successivo se non la perdita inesorabile dell’umanità, del dolore e della fallibilità che accomuna le creature terrene?

 

lucy-shakemovies
Lucy si costruisce sulle immagini più che sul’azione, in una rete visiva ipnotica in cui gli eventi si rincorrono alla stessa velocità della trasformazione di Lucy da donna in dea. Luc Besson infatti lascia in secondo piano i poteri supereroistici e la sete di giustizia di Lucy, per riflettere sull’essere umano intrinsecamente onnipotente, creato a immagine di Dio, che tiene gelosamente nascoste le sue capacità in un’area della mente che non ha il coraggio di esplorare. Besson sfonda questa porta segreta per scatenare un potere sconosciuto, e mette le sorti del mondo nelle mani di una ragazza inconsapevole, spaventata più che grata delle sue nuove capacità, che non aspira ad altro che tornare alla sua umanità problematica e imperfetta.

L’onnipotenza è una condanna o, almeno per adesso, un fardello troppo ingombrante per l’uomo, e Lucy, che porta il nome della prima donna comparsa sulla terra,  si pone come spartiacque tra il passato e un futuro visionario, in cui anche la morte diventa inconsistente, e tutto si trasforma in una materia intangibile che trascende, si trasforma in energia e penetra il tutto raggiungendo, se pure in una forma diversa, l’immortalità a cui ha sempre aspirato.