William Shakespeare

La dodicesima notte (o quel che volete), di Loredana Scaramella

Dodici notti e dodici giorni scanditi da un enorme quadrante umano in cui le lancette si rincorrono ansiose di compiere il proprio destino. Il palcoscenico delimita il tempo e l’esistenza dei personaggi, che in questo spazio ristretto vivono le loro storie, intrecciate a doppio filo le une con le altre, nonostante spazi enormi li dividano. Uno dopo l’altro ruotano intorno al quadrante di questo orologio delimitato da dodici sedie, così come dodici sono gli attori, che entrano in scena a turno, come negli orologi rinascimentali, raccontano il loro frammento di storia e poi tornano a girare insieme agli altri, in un moto che sembra infinito.

A dare avvio a questo giro del tempo è un naufragio, che porta sulle coste dell’Illiria due gemelli, Viola e Sebastiano, separati dalle onde e giunti in città in un tempo diverso. Viola, per difendere il suo onore in una terra sconosciuta, si traveste da uomo e inizia a lavorare come paggio per il duca Orsino, che smania d’amore per Olivia, una nobildonna devastata dal lutto per la morte del fratello e insensibile al suo corteggiamento ostinato. Sebastiano invece sviluppa un particolare affetto per il capitano Antonio, acerrimo nemico di Orsino. Il travestimento di Viola, sebbene pensato per salvarle la vita, la aggroviglia in una serie infinita di intrighi, perché si innamora di Orsino, ma non può confessargli il suo amore, e a sua volta Olivia si innamora di lei, o meglio della sua versione maschile, quando la raggiunge per portale i messaggi d’amore di Orsino.

Dodici notti è il tempo che è loro concesso per sciogliere la matassa di inganni in cui sono imbrigliati, svelare la loro vera natura e i loro sentimenti, ma altri personaggi, tra aiutanti e malevoli consiglieri, ruotano attorno al loro destino e concorrono a sconvolgerne i piani. Ma è proprio qui il gioco a cui ci chiama Shakespeare, il gioco dell’inganno che nasce dal travestimento e genera equivoci, confonde e dissimula, anche lo spettatore che sospende l’incredulità e si trova ad essere parte integrante di questo grande sogno in cui nulla è quello che sembra.

Loredana Scaramella conduce lo spettatore in questo viaggio straordinario, accompagnando i suoi passi con la musica, e riempiendo i suoi occhi con costumi steampunk che collocano il racconto in un tempo sospeso, irriconoscibile, più un tempo della mente che della realtà, ma scandito con tale cura da sembrare reale. La dodicesima notte (o quel che volete) è architettato come un sogno e per questo costretto in un tempo limitato, in cui gli eventi si accavallano senza tregua per giungere al sospirato finale prima del risveglio, ma proprio per questo il tempo della rappresentazione è ancora più prezioso e porta con sé un’aura di magia, pronta a dissolversi non appena si chiude il sipario.

Venere e Adone, di Daniele Salvo

Londra, 1593, anno nero come la peste che la dilania. I teatri sono chiusi e c’è il divieto assoluto di assembrarsi, ma l’immobilità degli individui non corrisponde a quella del loro genio creativo. Il teatro vive e freme nella penna dei suoi autori, e nuove idee scalpitano desiderose di incarnarsi sulla scena. William Shakespeare, costretto lontano dal palcoscenico per quasi due anni, compone i poemetti Venere e Adone e Il Ratto di Lucrezia, il primo dedicato a Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, probabile ispiratore dei suoi sonetti d’amore.

Il poema tesse in 1194 versi il desiderio di Venere, dea dell’amore, per il giovane Adone, più sensibile al richiamo della caccia al cinghiale che a quello dell’amore carnale. Venere lo insegue come “la colomba insegue il grifone”, tenta la strada dell’adulazione, della tenerezza, dell’invocazione disperata, ma nulla sembra vincere il cuore di piombo di Adone, più duro della pietra scalfita dalla pioggia. Le lacrime di Venere non sono più efficaci della sua sottile arte di seduzione, e nulla basta a trattenerlo nella selva con la dea, né i baci rubati, né i lamenti, né i dolci sospiri. Forse solo la morte può spaccargli il cuore.

La passione di Venere e Adone infiamma il Globe Theatre di Roma, accende il palcoscenico di fuoco e sangue, sotto il passo di una Venere appassionata e selvaggia che si avventa su un Adone pallido e freddo come il ghiaccio. Melania Giglio incarna la dea con una potenza sovrumana, portando i versi shakespeariani in musica e in parole, senza privarli della loro forza, al contrario trasformandoli in carne, sangue e passione. Adone, impersonato da Riccardo Parravicini, controbilancia lo slancio voluttuoso di Venere con una compostezza quasi eterea, celebrando l’amore che innalza l’animo al paradiso e atterrando la lussuria che lo trascina all’inferno.

Opposti come fuoco e ghiaccio, estate e inverno, rosso e bianco, Venere e Adone si rincorrono senza mai toccarsi, mossi ad arte da uno Shakespeare presente in scena nei panni di Gianluigi Fogacci, che li muove come burattini, regista dello spettacolo delle loro vite. Shakespeare li abbraccia e li divide, li percuote e li consola, deus ex machina di un poema nato in un momento storico di isolamento, che trova nell’attualità la sua perfetta realizzazione, grazie alla lungimiranza di Daniele Salvo, che ha saputo cucire la storia presente addosso ai personaggi e adattare il poema shakespeariano al teatro con una naturalezza tale da abbattere la distanza spaziale e temporale che ci separa dalla Londra di fine Cinquecento, e portare sulla scena spirito vivo del passato, grondante di sangue e d’amore.

SONETTI D’AMORE – Viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare

Il Globe Theatre di Villa Borghese porta in scena sonetti grazie a quattro straordinari attori: Alfonso Veneroso (William Shakespeare), Melania Giglio (la sua Musa), Clio Cipolletta (il Conte di Southampton) e Francesca Maria (la dark lady). Ad accompagnare i versi shakespeariani la musica di Marvin Gayem, Amy Winehouse, Leonard Cohen e Alanis Morissette. Lo spettacolo sarò presentato lunedì 20 e 27 luglio alle ore 21.15 e da martedì 21 luglio a domenica 2 agosto alle ore 18.30.

William Shakespeare, nero come un’ombra, vaga senza meta per i giardini del Globe. Il suo spirito tormentato si dibatte alla ricerca dell’unica composizione di parole che riesca a farlo cantare, di quell’impalcatura di versi così composta nella forma e così libera nell’espressione da far sussultare la carta come fa il suo cuore alla vista del conte Southampton, l’incarnazione più pura della bellezza. Né uomo, né donna, il giovanissimo Henry Wriothesly ha un viso così perfetto che non ha eguali nel mondo, e nessuno alla sua vista può non esserne rapito, compreso l’audace poeta londinese che scrive alla sua corte. Shakespeare lo adora come un Dio e lo celebra in ogni suo verso, comparandolo con le forme più belle della natura, con l’unico desiderio di conservare la sua immagine intatta oltre il tempo crudele, oltre la morte, e di farla rivivere ogni volta che qualcuno leggerà i sonetti dedicati a questo giovane dalla bellezza sovrumana.

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La bellezza però si presenta sulla terra sotto forme diverse, talvolta eteree e soavi, e altre volte torbide e violente, come quella della dark lady, che insidia il cuore del bel conte di Southampton e turba la penna del poeta di Stratford. I versi si accendono e l’amore cambia natura, trasformandosi in un sentimento bruciante come non mai, che fa a brandelli l’anima di Shakespeare e la getta nell’inferno più nero. Un silenzio assordante invade la scena e le sue lacrime sono tutto ciò che si offre all’orecchio umano.

I sonetti disegnano le passioni di Shakespeare, ne assecondano le sfumature, e dai suoi versi prendono corpo dei personaggi reali, in carne ed ossa, che si muovono sulla scena così come facevano tra le pagine delle sue opere. La voluttuosa dark lady e l’androgino conte di Southampton tornano dall’oltretomba a turbare il loro creatore, e gli girano intorno, lo confondono, orchestrati dalla musa ispiratrice del poeta, che guarda dall’alto il teatro del mondo e ride dell’ingenuità umana. La musa canta a squarciagola, prendendo in prestito le parole di Marvin Gayem, Amy Winehouse, Leonard Cohen e Alanis Morissette per cantare l’amore appena nato, l’amore tradito e quello che supera la morte attraverso l’arte, e si fa eterno nella musica, così come nei versi. E lei è l’anima di questo spettacolo, colei che l’ha immaginato e l’ha reso reale insieme a una piccola compagnia di attori sullo sfondo del Globe, dove ogni notte, come per magia, Shakespeare torna a vivere e a celebrare le passioni violente che scuotono l’uomo di ogni tempo.

Shakespeare Retold: a gennaio su Diva Universal

A gennaio, Diva Universal (Sky – Canale 133) rende omaggio al drammaturgo inglese William Shakespeare con quattro raffinati adattamenti della BBC (2005), resi in chiave moderna per il piccolo schermo, selezionati fra alcune delle opere più influenti della produzione shakespeariana. L’appuntamento è ogni mercoledì di gennaio alle 21.00.

Si comincia con Molto rumore per nulla in cui Damian Lewis (Golden Globe per “Homeland”) e Sarah Parish sono i protagonisti una serie di dispute amorose e intrighi sentimentali in uno studio televisivo; nel moderno Macbeth, qui interpretato James McAvoy (“X-Men: l’inizio”), omicidi e brama di potere in un ristorante di Glasgow; in La bisbetica domata Insulti e passione tra l’aristocratico Rufus Sewell (“L’amore non va in vacanza”) ed una spocchiosa politica in carriera: infine Sogno di una notte di mezza estate: tra fiaba e realtà, caos e filtri d’amore da mescolare in un insolito resort a tema. Nel cast Imelda Staunton (“Il segreto di Vera Drake”).

I titoli in programma:

• 7/1 – Molto rumore per nulla (regia di B. Percival)

• 14/1 – Macbeth (regia di M. Brozel)

• 21/1 – La bisbetica domata (regia di D. Richards)

• 28/1 – Sogno di una notte di mezza estate (regia di E. Fraiman)

Molto rumore per nulla


Molto rumore per nulla

Osservazioni pungenti e conquiste d’amore in uno studio televisivo, con Damian Lewis (il sergente Brody di Homeland, ruolo che gli è appena valso un Golden Globe come Miglior attore in una serie drammatica) nei panni di un giornalista spocchioso, Benedick, che si innamorerà suo malgrado della cinica collega Beatrice (Sarah Parish), la conduttrice alla quale tre anni prima aveva dato buca in occasione di un appuntamento galante molto atteso. In un crescendo di equivoci e rivelazioni, le risate e il romanticismo sono assicurati!

Macbeth

Omicidi a catena e brama di potere in un ristorante di classe di Glasgow, per il Macbeth che vede come protagonista James McAvoy (Le cronache di Narnia, L’ultimo re di Scozia, X-Men – L’inizio). Il ristorante è di proprietà del famoso cuoco televisivo Duncan Docherty (Vincent Regan), che gode della fama ottenuta grazie al duro lavoro di Joe (McAvoy). Al suo fianco la moglie Ella (Keeley Hawes) che lavora come maître e che sarà complice nella follia omicida del marito.

La bisbetica domata

Insulti e passione tra un aristocratico, Rufus Sewell (L’amore non va in vacanza, I pilastri della terra) ed una megera in carriera politica. Katherine (Shirley Henderson) è estremamente distruttiva nei suoi rapporti sociali, sia a lavoro che nella vita personale. Sua sorella Bianca, al contrario, è un modello popolare che tutti amano. Il suo direttore la vuole sposare e lei, per farlo rinunciare, propone un patto: accetterà solo quando a sposarsi ci sarà anche sua sorella Kate. La sfida impossibile è aperta e il manager caparbio organizza l’incontro con un suo nobile amico, il conte Petruchio. L’impensabile accade!

Sogno di una notte di mezza estate

Fiaba, realtà, caos e filtri d’amore in un insolito resort dove si incrociano le vite di bizzarri personaggi, tra i quali spicca un’incantevole Imelda Staunton (nomination all’Oscar® come Miglior attrice per Il segreto di Vera Drake).
Durante una festa di fidanzamento organizzata da Theo e Polly (Staunton) per la loro figlia Ermia, promessa sposa di James (ragazzo con cui è cresciuta, ma che non ha mai amato), si presenta il suo vero grande amore, Zander, per riconquistarla. A quel punto Helena, la migliore amica di Ermia, si dichiara innamorata, non corrisposta, del rifiutato James. Quando il re e la regina delle fate decidono di raddrizzare le cose con un filtro d’amore, la loro ingerenza non va a buon fine e la situazione si complica a dismisura.