Non sarebbe straordinario se esistesse una formula, un’unica ed elegante espressione matematica, in grado di racchiudere i misteri dell’universo in una breve sequenza numerica, tornando indietro nello spazio e nel tempo per raccontare l’origine e la fine dei pianeti? Stephen Hawking, uno dei cosmologi più famosi al mondo, dopo cinquant’anni di studio matto e disperatissimo sta ancora cercando la risposta a questo quesito. Dai suoi primi passi da studente nella prestigiosa Università di Cambridge, Hawking non ha mai smesso di indagare le stelle, formulando e confutando le sue stesse tesi sull’origine del mondo, e non si è arrestato neanche davanti a un grave disturbo degenerativo ai motoneuroni, che nel corso del tempo gli ha impedito prima di camminare e poi di parlare. “Potrai continuare a pensare, ma ben presto nessuno potrà più ascoltare i tuoi pensieri”, era stata la severa diagnosi dei medici quando il giovane studente aveva iniziato a manifestare i primi sintomi della malattia. Ma il cervello umano corre più veloce del corpo, si nutre della linfa delle idee, e Hawking era troppo affamato di conoscenza per abbandonarsi a un destino di immobilità. Al contrario il suo desiderio era divorare tutto il tempo che gli rimaneva e vivere a pieno la vita scientifica come quella amorosa, e Jane, la bella studentessa di poesia iberica incontrata al ballo di fine anno, è piombata nella sua vita nel momento esatto in cui il giovane scienziato aveva più bisogno di sentirsi amato, alla vigilia della sua malattia.
Jane rimane affascinata da questo ragazzo timido e impacciato sin dal primo incontro. La sua fede profonda in Dio si scontra con il pragmatismo scientifico di lui, ma le sue teorie sull’universo la fanno viaggiare magicamente nel tempo, proprio come la poesia medievale che tanto ama, e la ipnotizzano al punto da farle dimenticare i limiti fisici e tutte le difficoltà potrebbero derivare dalla loro unione. Stephen venera il l’ordine del cosmo e il disegno imperscrutabile che ha scisso i pianeti per renderli ciò che sono oggi, ma non sa dare un nome al suo Dio se non con un’equazione. Dopo un fidanzamento lampo, queste due anime profondamente influenzate dalla scienza e dalla fede si uniscono in matrimonio e diventano genitori di tre meravigliosi bambini. La loro quotidianità è fatta di tenerezza e di piccoli contrasti, come quella di tutte le coppie della loro età, ma Stephen non è come gli altri, è un uomo eccezionale, un’intelligenza creativa che sfida le leggi della fisica e del tempo per rimanere in vita ogni oltre speranza, e Jane è costretta a mettere da parte se stessa e i suoi studi per seguire Stephen e aiutarlo a realizzare i suoi ambiziosi obiettivi.
Oggi, ad anni di distanza dalla fine del matrimonio con Stephen Hawking, Jane ha raccolto le sue preziose memorie nel romanzo “Verso l’infinito”, raccontando dal suo punto di vista gli anni trascorsi al fianco di Stephen, nel bene e nel male. Dall’incontro con questo ragazzo così eccentrico e bizzarro che le ha rapito il cuore, agli anni tormentati della malattia, che limitano Stephen sempre di più nel corpo mentre la sua mente continua ad espandersi e a proporgli nuove sfide. James Marsh ha raccolto la preziosa testimonianza di Jane e l’ha trasformata in un film che descrive il genio della fisica attraverso lo suo sguardo di una ragazza innamorata e di una moglie affettuosa, che lotta ogni giorno per sostenere Stephen nella ricerca e per regalargli una vita più normale possibile. Come Hawking, anche Marsh cerca l’equazione perfetta tra le emozioni più intime e l’esattezza scientifica dei fatti per raccontare la storia di questo straordinario scienziato senza abbandonarsi a un sentimentalismo languido, e senza distogliere mai lo sguardo dalla lente dell’oggettività. Stephen Hawking, se pur nella sua fallibilità umana, ha compiuto qualcosa di straordinario e Marsh nella sua storia ha trovato l’ispirazione per elaborare la sua formula segreta per dilatare il tempo all’infinito e far esplodere le stelle, riconoscendo nell’amore la forza motrice di tutto l’universo.