Oh, le cose che accaddero in quel giardino!…
Se non avete mai avuto un giardino, non potrete mai capire, e se lo avete avuto
allora saprete che ci vorrebbe un libro intero per descrivere tutto ciò che vi accadde.
All’inizio, sembrava che le puntine verdi non avrebbero mai smesso di spuntare dalla terra,
in mezzo all’erba, nelle aiuole, perfino nelle crepe dei muri…
Poi, quelle piccole cose verdi cominciarono a mostrare le gemme,
e le gemme si schiusero in fiori di ogni sfumatura dell’azzurro, del porpora, del cremisi…
Nei giorni felici, i fiori erano stati seminati in ogni anfratto, in ogni angolo.
Il giardino segreto, Frances Hodgson Burnett
Immaginate un giardino assetato d’acqua, piegato su se stesso, che guarda la terra invece che il cielo, e una ragazza che lo vede appassire dietro la sua finestra perché ha paura di toccarlo. Questa è la storia di Bella Brown, un’impacciata bibliotecaria che sogna di scrivere libri per bambini, e del suo giardino delle meraviglie, che non aspetta altro che un alito di vita per tornare a rifiorire. Esclusa dal mondo sin dalla tenera età, Bella si è creata il microcosmo perfetto, in cui tutto gira secondo i suoi tempi e le sue regole, dal cibo maniacalmente disposto nel piatto alle serate passate in solitudine, con l’unica compagnia della macchina da scrivere. In questa dimensione in cui il tempo è sospeso nell’eterna ripetizione dei suoi rituali, non c’è nulla che possa turbare Bella, se non un temporale improvviso o sporadica una ramanzina del suo capo. Ma questo è nulla rispetto a ciò che sta per accaderle.
Il suo arzillo vicino, Alfie Stephenson, stanco di vedere il suo giardino andare in rovina, fa irruzione nella sua vita e la minaccia di farla sfrattare se non porrà subito rimedio alla situazione. Peccato che Bella abbia un pessimo rapporto con la natura, anzi un vero e proprio terrore di entrarci in contatto, quindi l’impresa di rivela più difficile del previsto, se non al limite dell’impossibile. Ma la sua deliziosa casetta alla periferia di Londra val bene un sacrificio, e grazie al prezioso aiuto del cuoco del suo vicino, Vernon, inizia a muovere i primi passi sul terreno scivoloso che circonda la sua casa, ad avventurarsi tra le reti di rami secchi e le foreste di tronchi marci, fino a scoprire che dietro quella natura inaccessibile c’è un mondo inesplorato che scalpita per venire alla luce.
La rinascita del giardino segue di pari passo quella di Bella, che lentamente si spoglia del velo scuro che le copriva gli occhi e inizia a guardare il mondo senza filtri, cogliendone finalmente tutte le sfumature. Per la prima volta in vita sua vede i colori di tutto ciò che la circonda, non solo dei fiori, ma delle persone che le stanno accanto. E in questo viaggio sensoriale non può fare a meno di esplorare tutta la tavolozza delle emozioni, da quelle più sgargianti dell’amore e a quelle pastello dell’amicizia. Tutte perfettamente spalmate sulla tela dell’esistenza, come sulle fronde del suo giardino.
Il calore che si aggiunge gradualmente nella vita di Bella segue di pari passo quello delle inquadrature, abilmente calibrate da Simon Aboud con una gradazione cromatica che va dai toni freddi delle sequenze di apertura fino alle sequenze più calde del finale. Usando la macchina da presa con la morbidezza di un poeta, il regista inglese mette il colore al centro della scena, rapportandolo costantemente allo stato d’animo della protagonista nel cammino verso la sua crescita spirituale, con il risultato di amplificare le sue emozioni in un crescendo strabiliante.
Con il suo tono narrativo morbido e avvolgente, This Beautiful Fantastic coccola lo spettatore come una favola tradizionale, ma lo fa usando un codice espressivo moderno, surreale quanto il Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, in cui la musica danza con il colore per generare emozioni. Una storia con un’anima bella, che fiorisce in un meraviglioso gioiello cinematografico, raro e prezioso come ce ne sono pochi.