Come parlare alle ragazze alle feste, di Neil Gaiman

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Le ragazze, queste creature misteriose, spaventose: sembrano venire tutte da un altro pianeta. Come ci si approccia, dunque, di cosa si parla con queste affascinanti abitanti dell’universo?
Dalla penna di Neil Gaiman e dai disegni di Fabio Moon, nasce “Come parlare alle ragazze alle feste”, edito in Italia da BaoPublishing, la storia di una serata indimenticabile e di un poetico confronto tra i sessi.

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Vic e Enn sono due amici, antitetici uno rispetto all’altro. Vic è biondo, muscoloso, intraprendente e molto bravo a parlare con le ragazze, Enn è timido, scuro, magro e impacciato. Pur nella loro diversità, Vic e Enn escono una sera con uno scopo comune: partecipare a una festa piena di ragazze e rimorchiarne qualcuna. Nulla di più tipico e naturale. I due ragazzi si imbattono così in un appartamento, quasi per caso: colpiti dalla luminosa bellezza di Stella, la bionda proprietaria di casa, decidono di restare e di lanciarsi nella mischia.

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Se presto perdiamo di vista Vic, lasciandolo alle sue doti da conquistatore, la responsabilità del racconto passa prestissimo a Enn e al suo accurato spirito d’osservazione. Una situazione assolutamente canonica diventa, così, occasione di grande poesia, dove il protagonista si fa portavoce dello straordinario occhio narrativo di Gaiman. I corpi delle giovani donne e le loro parole, formano un’indistinta massa fluttuante e armonica con cui Enn è costretto a confrontarsi: il risultato prenderà presto una piega surreale e metaforica. Colpito dalla bellezza complessa e complessiva di quei corpi sinuosi, Enn si muove come un esploratore, un astronauta lento e guardingo alla ricerca di forme di vita con cui comunicare. Così, fa conoscenza con tre ragazze – fresche, giovani e incomplete – che lo iniziano a un patrimonio di emozioni e ricordi talmente intenso e sopra le righe da trasformare la festa in un sogno. Il naturale imbarazzo del giovane protagonista si trasforma in un viaggio epico, in cui – come ogni buon eroe – incontra personaggi simbolici e didascalici, da cui non può che trarre insegnamenti importanti.
Davanti ai canti delle tre fanciulle, però, il protagonista non smette di confrontarsi con la sua quasi incapacità di relazionarsi all’altro sesso, talmente ossessionato dalla ricerca di un contatto, da non rendersi conto della piega surreale che prende la situazione. Questo doppio registro linguistico e comportamentale rende – a dirla tutta – il racconto piuttosto divertente.

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Con un tratto e un colore raffinati e evocativi, il racconto a fumetti di Gaiman e Moon procede spedito, verso un finale repentino che arriva come una secchiata d’acqua ghiacciata dopo un breve sonno. L’atmosfera è resa con un tratto sintetico, che dà vita a figura filiformi – più ninfe o fate che veri esseri umani – che danzano in un mondo colorato ad acquerello, in tinte brucianti, crepuscolari che proiettano i personaggi in una dimensione magica. In poco più di cinquanta pagine Gaiman ricostruisce un piccolo mondo incantato, debitore delle più immaginifiche eredità letterarie e mitologiche, oltre che della sua consolidata e profonda cultura musicale. Ancora una volta, applaudiamo Gaiman come grande narratore, capace di rendere concetti quotidiani materia di un racconto fantastico, in cui c’è sempre qualcosa di più oltre quello che vediamo.

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