Il mito di Undine nasce nella mitologia greca dove Paracelso narra di uno spirito acquatico femminile in forma umana, destinato a congiungersi con un mortale per avere la vita eterna. Ma qualora il suo amore fosse tradito avrebbe trovato morte certa. Nel romanticismo tedesco Undine torna a turbare i sonni dei suoi lettori con il suo tragico destino nell’omonima fiaba di Friedrich de la Motte Fouqué del 1811, diventata poi fonte d’ispirazione per numerose riscritture e adattamenti anche per l’opera e il balletto, oltre che per la narrativa, da Lortzing a E.TA. Hoffmann, da a Hans-Christian Andersen a Oscar Wilde, fino a Edgar Allan Poe che ha tradotto la novella di Fouqué in inglese.
Una quantità di materiale inesauribile per Christian Petzold, che però ha seguito una strada indipendente, sfiorando soltanto il mito per lasciarsi trasportare da una storia differente, moderna e ben cementata nel mondo in cui è ambientata, lontano dall’adattamento del 2009 di Neil Jordan e più vicino al libro Il tradimento romantico di Peter von Matt che dedica un capitolo proprio a questo personaggio. La Undine di Petzold vive a Berlino, nella caotica Alexanderplatz, una città che conosce come le sue tasche, essendo una storica specializzate in sviluppo urbano. Viene dalla città, dal cemento e dal rumore assordante, più che dal mare silenzioso, eppure il suo destino non è diverso da quello dello spirito della leggenda, perché il suo amore Johannes, la tradisce con un’altra donna e per questo dovrà ucciderlo per poi tornare alle acque da cui è emersa.
Undine però vuole riscrivere il suo personaggio, andare oltre il mito e vivere la realtà, perciò si tuffa immediatamente in un altro amore, Christoph, un sommozzatore professionista. Il loro amore puro nasce nell’acqua, e questo elemento fa da sfondo a tutti i punti di svolta della loro storia, dall’incontro all’addio, dalla nascita alla morte. Trasparente, torbida, asfissiante, purificatrice e assassina, l’acqua li avvolge gelosamente e non li lascia mai andare, come se per vivere il loro amore ne avesse un bisogno disperato. Undine e Christoph stringono il loro patto d’amore nell’acqua e, qualunque accada in superficie, questo elemento saprà custodire questo sentimento e renderlo eterno, anche dopo la morte.
L’acqua infatti è nell’adattamento di Christian Petzold l’elemento di connessione tra la realtà e la fantasia, un luogo fuori dal mondo dove tutto può succedere, persino materializzarsi gli spiriti e avverarsi le leggende. E in questo spazio sospeso, dove anche il tempo segue una linea diversa, Undine rivive la storia che qualcun altro ha scritto per lei, ma stavolta il mito calca una strada mai percorsa prima, portando i suoi personaggi dalle altezze dei grattacieli dove si perde lo sguardo alle profondità di pozze d’acqua artificiali, così torbide e soffocate di alghe scure da togliere il respiro. Ma è proprio l’intensità con cui ogni spazio è attraversato e la sua intima connessione con le emozioni dei personaggi a fare di questo film un’opera unica nel suo genere, magica come la storia che l’ha ispirata.